Sabato 18 Maggio 2024

15.10.22 Stazione di Rosenbach (Carinzia), profughi in arrivo da SloveniaErano le 21.30 circa, quando alla stazioncina di Rosenbach è arrivato un treno carico di profughi. Rosenbach si ritrova in Carinzia, ai piedi delle Caravanche, ultimo presidio ferroviario austriaco prima del tunnel che scende in Slovenia. All’altro imbocco del tunnel c’è Jesenice e da Jesenice si è mosso il treno con quel suo carico umano – tanti giovani, ma anche tante donne e bambini e qualche anziano, in tutto 609 persone – ansiose di raggiungere la Germania.

È la prima volta che il flusso di migranti lungo le rotte balcaniche ci sfiora così da vicino. Rosenbach è a una quarantina di chilometri dal confine italiano di Tarvisio. Perché il treno si sia fermato già lì, senza raggiungere la non lontana stazione di Villach, più attrezzata logisticamente per accogliere i migranti, si può intuire facilmente. Far scendere quelle persone nella Hauptbahnhof del capoluogo regionale avrebbe probabilmente mandato in tilt il traffico passeggeri nel più importante nodo ferroviario della Carinzia. Meglio fermarle già a Rosenbach, dove i treni in transito si contano sulle dita di una mano e dove non avrebbero creato problemi.

A Rosenbach, del resto, polizia, esercito e organizzazioni di assistenza, si erano preparate fin dal pomeriggio all’arrivo del treno. Nel piazzale della stazione erano già da alcune ore in attesa oltre 50 pullman, che hanno trasportato i nuovi arrivati fino agli edifici dell’ex dogana e della polizia di frontiera del valico autostradale, non molto distante. Le strutture erano chiuse dal dicembre del 2007, da quando cioè anche la Slovenia era entrata nell’area Schengen. Qui si ricorda ancora la cerimonia di allora, presenti ministri austriaci e sloveni, ma non il governatore Jörg Haider, contrario all’abbattimento delle barriere di confine.

Da quel giorno gli edifici erano rimasti vuoti. Ieri sera sono tornati nuovamente utili, per dare un primo ricovero ai profughi e provvedere alla loro identificazione e registrazione. Dovrebbero restare lì il tempo strettamente necessario per il disbrigo di queste formalità, per poi essere trasferiti in altri due centri di accoglienza, anch’essi provvisori, nei dintorni di Villach, da dove dovrebbero partire già oggi in pullman per il confine tedesco.

Abbiamo riferito subito di Rosenbach, perché si trova a due passi dal territorio italiano, ma il maggior numero di migranti in arrivo in Austria passa ancora per Spielfeld, che si sta rivelando un vero e proprio collo di bottiglia. Ieri, stando alle stime fatte dalla polizia, dovrebbero esserne transitati quasi 10.000, un numero più che doppio rispetto a quello dei giorni precedenti.

Le autorità austriache stanno impazzendo. L’indirizzo politico non è di erigere barriere, ma al contrario di favorire l’accoglienza e il trasferimento in tempi brevi dei profughi fino al confine della Germania, che per ora resta sempre aperto e ricettivo. Le difficoltà, che in alcuni frangenti hanno portato al caos, riguardano la gestione di un numero così elevato di arrivi, praticamente ininterrotti, giorno dopo giorno.

Alla stazione di Spielfeld l’altoparlante invita i nuovi venuti ad avere pazienza e ad attendere seduti il loro turno, ma talvolta i tempi si allungano e la gente teme di dover restare lì per sempre. E allora scavalca le barriere disposte dalla polizia, dando l’assalto ai bus in partenza, o, come è avvenuto anche ieri, mettendosi in cammino in direzione di Graz, nell’erronea convinzione di arrivare prima a piedi che non aspettando il proprio turno per salire su uno dei pullman.

L’emergenza è tale che ieri mattina hanno fatto un sopralluogo congiunto a Spielfeld la ministra degli interni Johanna Mikl-Leitner e quello della difesa Gerald Klug. Lei è dell’Övp e lui dell’Spö e in Austria capita di rado che due esponenti del governo con differente tessera di partito si muovano insieme. Segno che la misura è colma, come si è capito anche dalle parole pronunciate dalla ministra, mai così forti come stavolta. Mikl-Leitner ha detto che “noi dobbiamo fare dell’Europa una fortezza”. In altre parole, rendere impenetrabili le frontiere esterne dell’Ue e creare degli “hotspot”, lungo il confine, per filtrare i migranti in arrivo, lasciando passare chi ne ha diritto e rimandando indietro tutti gli altri.

 

NELLA FOTO, l’arrivo in treno del primo contingente di migranti in Carinzia, nella stazione di Rosenbach, al confine con la Slovenia.

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