Sabato 18 Maggio 2024

15.03.27 Kremsmünster 2L’abbazia benedettina di Kremsmünster, nell’Alta Austria, ha una storia di oltre 12 secoli, durante i quali conobbe momenti di grande splendore, divenendo sede di una scuola di amanuensi e poi anche di studi astronomici (lo testimonia la “Mathematischer Turm”, uno dei più antichi osservatori delle stelle al mondo) e di un ginnasio d’élite. Oggi ospita 51 monaci, che da maggio a ottobre aprono le porte ai turisti, per la visita ai suoi tesori d’arte che la guida del Touring premia con due asterischi.

Ma Kremsmünster da qualche anno è diventata anche sinonimo di inferno per i ragazzi che nell’ultimo mezzo secolo erano stati affidati alle “cure” del suo convitto. Nel 2010, infatti, si è appreso che tra quelle antiche mura i giovani collegiali erano sottoposti a ogni genere di sevizie, dai maltrattamenti fisici e psicologici agli abusi sessuali. Loro carnefici erano stati i compagni più anziani, ma soprattutto i padri dell’ordine benedettino.

Per decenni i religiosi erano riusciti a nascondere ciò che stava accadendo nella loro abbazia, mettendo a tacere le voci che talvolta erano uscite. Ma nel 2008 – dopo che episodi analoghi erano venuti alla luce in altri convitti e seminari dell’Austria – le indagini di polizia avevano segnato una svolta, portando all’incriminazione di numerosi religiosi. Il principale accusato, padre Alfons (al secolo August Mandorfer), rettore dell’abbazia, nel 2012 era stato espulso dall’ordine e ridotto allo stato laicale da papa Benedetto XVI. Nel gennaio scorso la Corte d’appello di Linz lo ha definitivamente condannato a 12 anni di reclusione per abusi sessuali provati nei confronti di almeno 24 educandi.

Nel frattempo l’ordine benedettino, fortemente coinvolto nella vicenda, ha dato corso a un’opera di radicale pulizia. Nessuno degli attuali monaci di Kremsmünster è compromesso con i riprovevoli comportamenti dei loro predecessori. Per chiudere definitivamente con il passato e voltare pagina, l’ordine benedettino ha dato incarico a un istituto di Monaco, l’Ipp, di svolgere una ricerca sugli episodi di violenza, per cercare di capire come possano essere accaduti, come i responsabili di allora abbiano preferito chiudere gli occhi (se non addirittura esserne complici), come simili comportamenti possano essere evitati in futuro.

I risultati del lavoro sono stati resi noti in questi giorni. Lo studio ha riguardato un arco di tempo che va dal 1945 al 2000 ed è consistito in interviste a ex alunni, religiosi, collaboratori laici del ginnasio benedettino che avevano operato in questo arco di tempo. Sono venuti alla luce 350 episodi di abusi sessuali e violenze, con l’individuazione di 24 responsabili, 20 dei quali padri benedettini (ma, trattandosi di un’indagine a campione, i casi potrebbero essere molti di più). Lo studio dell’Ipp rileva che almeno fino al 1989 gli addetti all’internato erano tutti religiosi, impegnati giorno e notte, senza alcun ricambio e privi di un’adeguata qualificazione professionale. Tutte condizioni che avevano favorito le devianze. Tanto più che molti religiosi erano stati anch’essi allievi del convitto, ne avevano subito le violenze e, venuto il loro turno, le avevano esercitate a loro volta, quasi fosse una tradizione da trasmettere.

Gli allievi-vittime non dicevano nulla ai genitori, per pudore o paura. I genitori a loro volta non riuscivano a concepire che i padri benedettini potessero fare qualcosa di male. A tutto ciò – rileva lo studio dell’Ipp – si aggiungeva una certa mentalità elitaria dell’abbazia, secondo il motto: “Chi ce l’ha fatta, fa parte dei vincitori”.

 

NELLA FOTO, l’antica abbazia benedettina di Kremsmünster.

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