Sabato 18 Maggio 2024

22.03.24 Wolodomyr Zelensky e Wolfgang Sobotka (visita 15.9.2020)In Italia esiste un partito filo-Putin, sovradimensionato nei talk-show televisivi, che tuttavia in Parlamento è rappresentato da quattro gatti. La stragrande maggioranza dei deputati e dei senatori è solidale con l’Ucraina e sa distinguere tra chi ha scatenato una guerra e chi si sta difendendo dall’aggressore, come si è visto l’altro ieri in occasione del discorso pronunciato dal presidente Wolodomyr Zelensky in collegamento video con le Camere riunite del Parlamento italiano.

In Austria, invece, la situazione appare molto nebulosa e le forze politiche non sembrano ancora in grado di prendere posizione, nonostante le immagini di devastazione e di morte che arrivano ogni giorno dall’Ucraina e nonostante le decine di migliaia di profughi già accolti in Austria. Non si può dire che parteggino per la Russia, ma di certo non sembrano capaci di dichiarare chiaro e forte che stanno a fianco dell’Ucraina.

È questa la ragione per cui il Nationalrat, il Parlamento austriaco, non ha intenzione di unirsi al Parlamento europeo, agli Usa, al Regno Unito, alla Germania, a Israele, all’Italia e ieri anche alla Francia, che già hanno “ospitato” sia pure soltanto in collegamento video il premier ucraino. Vorrebbero farlo i Verdi e Neos (liberali di centro), ma soltanto loro. L’Fpö, il partito dell’estrema destra sovranista, fino a ieri unito da un accordo di amicizia e collaborazione con il partito di Putin, è naturalmente contrario, mentre i due partiti maggiori, quello socialdemocratico (Spö) e quello popolare (Övp) temporeggiano. Ovviamente non si dichiarano contrari e, anzi, manifestano in tutte le occasioni la loro solidarietà al popolo ucraino, ma accampano entrambi pretesti formali, per non dire banali, per evitare l’invito a Zelensky a far sentire la sua voce in Parlamento.

L’Spö si appella alla neutralità dell’Austria, che le imporrebbe di restare neutrale tra i due Paesi in conflitto. Ma aggiunge anche che non è compito suo invitare Zelensky, bensì del presidente del Parlamento, Wolfgang Sobotka, che appartiene all’Övp. Se Sobotka si assumerà l’iniziativa, i socialdemocratici si assoceranno e saranno presenti in aula ad ascoltare il presidente ucraino. In altre parole, la neutralità sarebbe un motivo valido per non sembrare troppo solidali con il popolo ucraino, ma la si potrebbe facilmente rimettere nel cassetto, se altri si faranno carico dell’invito.

Non meno furbesca la risposta di Sobotka. Si dichiara pronto a invitare immediatamente Zelensky, ma solo se vi è unità di intenti in Parlamento. Siamo al cane che si morde la coda. Un atteggiamento che il deputato dei Verdi David Stögmüller definisce “penoso”, accusando i socialdemocratici di usare la neutralità come una foglia di fico. E Yannick Shetty (Neos) ha twittato: “Perché Spö e Fpö non vogliono far parlare il presidente Zelensky in Parlamento? Per trovare la risposta basta guardare alla politica di Putin degli ultimi decenni”.

A che cosa alluda Shetty non è chiaro, ma probabilmente si riferisce alle strategie messe in campo dal Cremlino per “addomesticare” la classe politica austriaca, premiandone i suoi principali esponenti (nei giorni scorsi ne abbiamo riferito di ben tre ex cancellieri) con incarichi lautamente remunerati in aziende e società di Stato. Che l’Austria dipenda dal gas russo per l’80% del suo fabbisogno (il doppio della media europea) non è un caso.

La vicinanza dell’Austria alla Russia appare evidente anche dall’insolita frequenza delle visite ricevute da Vladimir Putin (per il quale, evidentemente, il problema della mitica neutralità austriaca non si era posto). La prima risale addirittura al 2001, ricevuto alla Hofburg dall’allora presidente Heinz Fischer. Era seguita un’altra visita nel 2014, subito dopo l’annessione della Crimea, accolto di nuovo dal presidente Fischer e dal cancelliere Werner Faymann. Nel 2008 Putin torna a Vienna, questa volta su invito del nuovo presidente Alexander Van der Bellen. È la sua ultima visita di Stato. Ma nello stesso anno ce ne sarà un’altra di carattere per così dire privato: invitato alle nozze dell’allora ministra degli Esteri, Karin Kneissl, esponente dell’Fpö. È quest’ultima che tutti ricordano, perché la foto del premier russo che danza con la sposa (che lo ricambia con il baciamano, inginocchiata davanti allo “zar” di Mosca) ha fatto il giro del mondo.

 

NELLA FOTO, il premier ucraino Wolodomyr Zelensky con il presidente del Parlamento di Vienna Wolfgang Sobotka, in occasione della sua unica visita effettuata nel settembre 2020,

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