Sabato 18 Maggio 2024

16.05.21 07 Az. Ferrin, Camino al T., Marco intervista Valentin OmanL’azienda Ferrin di Camino al Tagliamento tra non molto sarà conosciuta più per le sue iniziative nel campo dell’arte che per i vini che produce. Si è appena chiusa la mostra di Herbert Steiner, viennese che “scolpisce” i legni raccolti sul greto dei fiumi, che subito se n’è aperta un’altra, dedicata questa volta a Valentin Oman, uno dei più importanti pittori austriaci contemporanei. Nel 2015, in occasione dei suoi 80 anni, il Museo di arte moderna di Klagenfurt gli ha dedicato una grande retrospettiva, che tra marzo e aprile è stata ospitata nella prestigiosa Künstlerhaus di Vienna e attualmente è approdata alla Galerija Božidar Jakac di Kostanjevica na Krki, in Slovenia.

La mostra di Camino, ovviamente, non ha le dimensioni di una retrospettiva. Si intitola “Ecce homo” ed è limita a una trentina di tele della sua produzione astratta più recente, in cui la figura umana si dissolve in frammenti di vario colore, con prevalenza del rosso. Anche in queste opere – come ha sottolineato nella presentazione la giornalista viennese Gisela Hopfmüller – “l’essere umano è il tema centrale… L’interiorità e l’esteriorità sono argomenti di interesse scottante per il pittore. Lo impegnano le lacerazioni dell’uomo, tra gioia e disperazione, tra forza e debolezza”.

Per comprendere meglio la personalità di Valentin Oman, Gisela Hopfmüller ha citato lo scrittore viennese Peter Paul Wiplinger, amico dell’artista. “Oman odia la guerra – scrive Wiplinger – in quanto è la più grande follia dell’umanità. Le sue radici sono sempre l’intolleranza e qualsiasi forma di razzismo e l’ambizione del potere. Ma io credo che egli sia ancora limitatamente ottimista”.

Da dove deriva l’ottimismo, sia pure “limitato”, di un uomo nato in Carinzia, a St. Stefan, presso Villach, nel 1935, che, in quanto appartenente alla minoranza slovena del Land, ha vissuto tutte le vessazioni dell’austro-fascismo, del nazionalsocialismo e del “patriottismo” tedesco-nazionale postbellico nei confronti della sua gente? Come vive la sua condizione di cittadino austriaco di lingua slovena?

“Oggi la vivo un po’ meglio – ci ha risposto – grazie a Kaiser (il Landeshauptmann socialdemocratico Peter Kaiser in carica dal 2013, nda), anche se abbiamo ereditato i debiti di Hypo Bank che rendono difficile il lavoro del governo”.

– Intende dire che ai tempi di Haider si stava peggio?

“A Vienna era difficile dire che eri carinziano. Credevano che tutti i carinziani fossero come Haider e che la Carinzia fosse un ‘Nazi-Land’”.

– Haider nazista?

“Il padre lo era di sicuro, lui era diverso. Ma era contro gli sloveni, voleva che in Carinzia si parlasse soltanto il tedesco. Insomma, una brutta atmosfera per noi. Nei 13 anni in cui Haider ha governato in Carinzia io non ho voluto fare nessuna mostra in questo Land”.

– Ora Haider non c’è più, ma c’è Hofer…

“Una brutta situazione in Austria. Se Hofer fosse diventato presidente avremmo avuto una situazione simile a quella della Carinzia di qualche anno fa. Gli austriaci hanno dimenticato cos’è stato il nazismo. Tutte le parole dei liberalnazionali ricordano il nazismo, anche se ora sono diventati più prudenti. La situazione resta comunque pericolosa”.

– Lei in particolare imputa ad Haider e ai suoi successori il mancato riconoscimento della minoranza slovena?

“L’Fpö (il Partito liberalnazionale austriaco, nda) si è sempre opposto alla toponomastica bilingue. Non capisco perché. In Friuli Venezia Giulia, lungo il confine, ci sono località con il nome italiano, sloveno e friulano; nel Tarvisiano addirittura in quattro lingue, anche il tedesco”.

– In Carinzia, tuttavia, è stata trovata una soluzione alla toponomastica bilingue già quand’era in carica il precedente governo a guida liberalnazionale.

“È stato raggiunto un compromesso su 164 toponimi. Ma cosa sono 164 nomi su 900 effettivamente esistenti? Che problema ci sarebbe a riconoscerli tutti? Fanno parte della nostra cultura, fanno parte della cultura e della storia della Carinzia. Ci hanno detto: se volete parlare sloveno andatevene in Slovenia. Ma noi siamo nati qui, questa è la nostra terra!”.

– So che lei si è battuto affinché quei 900 nomi non fossero dimenticati.

“Sì, volevo fondere quei nomi nel ferro, perché ne restasse traccia. Poi ho dovuto rinunciare, il progetto era troppo costoso. Così ho scritto quei nomi su una parete dell’Università di Klagenfurt, ma mi sono dovuto fermare alla lettera R, perché non c’era più spazio. Per ricordare anche i nomi che venivano dopo, li ho registrati tutti su un cd con la mia voce, dalla A alla Z, e quel cd viene riprodotto continuamente nella galleria che in questi giorni ospita la mia mostra a Kostanjevica na Krki”.

– Lei punta il dito contro gli anni di Haider, contrario al bilinguismo. Ma gran parte dell’area meridionale della Carinzia abitata da una popolazione di lingua slovena era amministrata da sindaci socialdemocratici. Non sono stati soprattutto loro i responsabili della mancata tutela della sua minoranza?

“È la stessa cosa. Quei sindaci socialdemocratici prima erano stati nazisti. Dopo la guerra l’Spö e l’Övp avevano fatto a gara per reclutare nelle loro file ex nazisti. Quindi, anche se avevano cambiato partito, avevano conservato una mentalità nazista e il loro atteggiamento nei confronti della minoranza non tedescofona”.

– Uno dei temi del giorno è quello dei profughi. L’Austria minaccia di chiudere il valico del Brennero e, quindi, anche quello di Tarvisio. Lei che ne pensa?

“Non mi piacciono le barriere, non risolvono i problemi. Mi ricordano il muro di Berlino. Vanno trovate altre soluzioni, per esempio aiutando i Paesi da cui arrivano i migranti”.

 

LE MOSTRE

La mostra di Valentin Oman nell’azienda agricola Ferrin resterà aperta fino al 26 giugno. L’azienda si trova a Camino al Tagliamento, frazione Bugnins, località Casali Maione 8.

La mostra retrospettiva di Valentin Oman in Slovenia è aperta fino al 28 agosto nella Galerija Božidar Jakac di Kostanjevica na Krki.

 

NELLA FOTO, l’autore di questo blog a colloquio con Valentin Oman.

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