Domenica 2 Giugno 2024

18.11.06 Albert Wirth - CopiaSono tanti i modi in cui può nascere un parco naturale, ma quello degli Alti Tauri è sicuramente insolito nella storia della tutela dell’ambiente: è nato per donazione. Cent’anni fa Albert Wirth, industriale del legno di Villaco, comprese che i Tauri andavano protetti. Il turismo di massa non era ancora nato, ma il mondo dell’alpinismo aveva già incominciato a frequentare l’area montuosa più alta dell’Austria, al confine tra Carinzia, Tirolo e Salisburghese. Si può dire che l’alpinismo austriaco abbia mosso qui i suoi primi passi, perché al centro degli Alti Tauri sta il Grossglockner, con i suoi 3798 metri il monte più alto dell’Austria, che già allora era un polo di attrazione per gli amanti della montagna.

Si incomincia con gli alpinisti e si finisce con i turisti. Prima arrivano gli appassionati di montagna, con corde, ramponi e piccozze. Subito dopo tutti gli altri, che si accontentano di godere il paesaggio alpino da sotto, ma che pretendono alberghi, sedie a sdraio, strade, parcheggi e, perché no?, qualche funivia qua e là, tanto per salire in quota senza troppa fatica.

Albert Wirth non aveva la sfera di cristallo, ma vide lontano. Per questo nel 1918, proprio cent’anni fa, decise di comprare gli Alti Tauri e di donarli all’Alpenverein, l’associazione degli alpinisti austriaci nata 50 anni prima. Quale soluzione migliore, se non quella di appropriarsi dell’amato bene e affidarlo alla protezione di chi, per statuto, ha il compito di tutelare l’ambiente alpino?

Wirth, per la verità, non comprò tutti i Tauri, che non erano in vendita, ma soltanto la zona del ghiacciaio della Pasterze, il più lungo delle Alpi orientali, compresa la cima del Grossglockner e le alture circostanti. Tutta quell’area – oltre 4.072 ettari – apparteneva alle quattro figlie di Josef Aicher von Aichenegg, grande proprietario terriero sul versante carinziano (quindi meridionale) del Grossglockner. Non fu un’operazione difficile, perché una delle figlie, Maria Aicher, era moglie di Wirth: fu facile convincerla a vendere e convincere anche le cognate. Wirth comprò il Grossglockner e i dintorni e ne fece poi dono all’Alpenverein, che allora si chiamava ancora Deutscher und Österreichischer Alpenverein (Club alpino tedesco-austriaco), perché c’era un sodalizio unico presente sia  in Austria che in Germania.

Nell’atto di donazione, l’Alpenverein si impegnava a preservare il comprensorio del Grossglockner come un parco naturale protetto, affinché anche le generazioni future potessero goderne. Erano le premesse per la successiva costituzione del Parco nazionale degli Alti Tauri che conosciamo oggi (la costituzione ufficiale nella forma attuale risale al 1981).

Albert Wirth aveva visto lontano e aveva saputo prevedere le insidie che avrebbero minacciato l’integrità di quel mondo di granito e di ghiaccio. Non si contano nel secolo scorso tutti i progetti di strade, funivie, seggiovie, alberghi ai piedi o in cima al Grossglockner, progetti per fortuna rimasti quasi sempre sulla carta. Nel 1935 fu costruita la strada alpina a pedaggio del Grossglockner, che poté essere realizzata, perché situata all’esterno dei confini dell’area protetta. Ma nel braccio di ferro di allora fu imposta anche la diramazione che raggiunge la “Kaiser Franz Josef Höhe”, meta ogni estate di migliaia di turisti che desiderano vedere da vicino il ghiacciaio (ormai si dovrebbe dire “da lontano”, perché il fronte di ghiaccio della Pasterze si è ritirato a tal punto che serve il binocolo per vederlo).

Una quindicina di anni fa fu il governo della Carinzia guidato da Jörg Haider a insidiare nuovamente il parco degli Alti Tauri: voleva costruire una funivia dalla “Kaiser Franz Josef Höhe” (dove si arriva in auto) fino a un rifugio a quota superiore, nel tentativo di “inseguire” il ghiacciaio nel suo inarrestabile arretramento. L’Alpenverein oppose il suo rifiuto e il nuovo impianto, per fortuna non fu costruito.

Albert Wirth era nato a Villaco nel 1874 e aveva 44 anni, quando nel 1918, mentre la guerra mondiale si avviava al termine, decise di donare il Grossglockner e ciò che gli stava attorno all’Alpenverein. L’idea gli era venuta qualche anno prima, durante un viaggio negli Stati Uniti. Aveva visitato i parchi naturali di Yosemite e Yellowstone, e si era convinto che qualcosa del genere si dovesse fare anche in Austria, quanto meno attorno al monte più alto e importante del suo Paese.

Il dono all’Alpenverein fu un gesto di generosità e di lungimiranza, che un secolo dopo è stato commemorato e onorato in una cerimonia svoltasi nella sua città natale, con la presenza del governatore Peter Kaiser. “Dopo cento anni – ha detto Kaiser – è giunto il momento per dire un grazie cordiale e sincero ad Albert Wirth, per la sua visione, che poi è diventata idea e infine realtà”. Peccato che Albert Wirth non potesse essere presente. Forse per i ringraziamenti qualcuno avrebbe dovuto pensarci un po’ prima. C’erano però la nuora Helga, la nipote Dorothea Gruber e il pronipote Georg Kohlfürst.

* * *

All’inizio del pezzo avevano definito “insolito” il gesto di Albert Wirth. Insolito, ma non unico. Come lui una quarantina di anni fa si è comportato anche Robert Rogner, imprenditore delle costruzioni, anche lui di Villaco. Si era innamorato del Mittagskogel, il monte delle Caravanche che chiude a meridione l’orizzonte della sua città, e lo aveva anche lui comprato, per evitare interventi speculativi e invasivi sulle sue pendici. Quattro anni fa aveva avviato le procedure per inserirlo nella “Rete Natura 2000” dell’Unione Europea e sottoporlo ai relativi vincoli, che mirano a proteggere l’ambiente naturale. Su di lui avevamo scritto il 31 maggio 2014.

 

NELLA FOTO, Albert Wirth, l’uomo che ha donato all’Alpenverein e agli appassionati di montagna di tutto il mondo il Grossglockner, perché rimanesse intatto come lui lo aveva conosciuto cent’anni fa.

______________________

Austria Vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.

 

 

Lascia un commento