Sabato 18 Maggio 2024

ROMANIAIl lavoro nero fattura in Austria 21 miliardi all’anno, con tendenza in crescita. Il che significa quasi 3 miliardi e mezzo sottratti ogni anno alle casse dell’erario. Credevamo che queste cose accadessero soltanto in Italia, ma non è così. Questi dati, emersi da un sondaggio svolto da uno studioso di Linz, Friedrich Schneider, che da anni si occupa di economia sommersa (“Schattenwirtschaft”), ci fanno temere che gli austriaci non abbiano nulla da imparare da noi.

Del resto non è un caso che la riforma fiscale varata in marzo dal governo austriaco, nel dichiarare guerra all’evasione fiscale, abbia deciso l’introduzione dello scontrino fiscale, obbligando così bar e ristoranti a dotarsi di un registratore di cassa. Noi pensiamo di toglierlo, gli austriaci pensano invece di introdurlo. In gioco, secondo il Ministero delle finanze, vi sarebbero fra i 3 e i 4 miliardi di evasione da parte di esercenti abituati a fare il conto sul sottobicchiere della birra, dimenticandosi poi di segnalare l’incasso al fisco.

Evasione nel commercio ed evasione anche nel lavoro. Lo studio Schneider ce ne delinea il profilo. I casi più frequenti di lavoro in nero riguardano gli interventi di ristrutturazione o manutenzione di appartamenti o case. Circa il 70% dell’evasione toccherebbe questo settore di attività, che in Austria viene anche definita “Nachbarnwirtschaft”, ovvero “economia del vicino di casa”: le prestazioni lavorative vengono fatte passare come aiuto a mettere a posto la casa offerto in amicizia dal vicino di casa. Insomma, uno scambio di favori, senza alcun compenso.

Poi vengono le riparazioni dell’auto (20%): se il cliente non ha bisogno della fattura, il meccanico o il carrozziere sono ben lieti di praticare uno sconto. Seguono estetiste e parrucchieri (12%) e collaboratrici domestiche (11%). L’elenco naturalmente non finisce qui. Tra le prestazioni esentasse una posizione di rilievo ce l’hanno le ripetizioni scolastiche, i lavori di giardinaggio, l’assistenza ai bambini. Vengono dopo nella classifica, soltanto perché sono prestazioni richieste  da alcune fasce circoscritte di cittadini, ma chi le offre (lezioni private, baby sitter) quasi mai lo fa dichiarandole al fisco.

Confrontando i risultati del sondaggio di quest’anno con quelli del 2013, il lavoro nero appare in netta crescita. Nel campo dei lavori edilizi è aumentato addirittura dell’8%. Il fenomeno è dovuto al fatto che questa forma di evasione fiscale (e dei contributi assicurativi) non è percepita dal comune sentire della gente come illegale. Soltanto il 5% degli intervistati, per esempio, ritiene che i lavoratori in nero andrebbero denunciati; e addirittura meno del 2% pensa che ad essi, se scoperti, debbano essere inflitte severe sanzioni.

Il 70% degli intervistati, al contrario, ritiene che “senza il lavoro nero oggi non ci si potrebbe concedere molte cose” (due anni fa condivideva questa opinione il 66% degli intervistati). Il 65% ritiene che “lo Stato sia esso stesso colpevole dei lavoratori in nero, semplicemente perché le tasse sono troppo alte”. E il 43% (15 punti in più rispetto a due anni fa) ha ammesso di aver richiesto prestazioni in nero negli ultimi 2-3 anni. Questo perché lo Stato – è l’opinione dell’85% degli intervistati – sperpera troppo denaro.

L’economia sommersa dovrebbe salire quest’anno a 21,35 miliardi, il che corrisponde all’8,14 per cento del Pil (è tanto, ma è comunque il valore più basso a livello di Unione Europea, in rapporto al Pil prodotto). A rimetterci è lo Stato, che non incassa imposte e contributi previdenziali per un ammontare, come abbiamo detto, dai 2 ai 3,5 miliardi. Il danno è in realtà più limitato di quello che si ricaverebbe soltanto da un calcolo matematico dell’imposta evasa, perché i miliardi incassati in nero in genere sono subiti spesi e rimessi in circolo, producendo così altro reddito e quindi altri prelievi fiscali.

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