In tempi remoti era stato il generale Charles De Gaulle la palla al piede dell’Europa (chi non ricorda la “crisi della sedia vuota”, oltre mezzo secolo fa). L’altro ieri quel ruolo se l’era aggiudicato Margaret Thatcher, che si illudeva di essere ancora a capo di un impero. Oggi il rompiscatole di turno è il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Ma se De Gaulle e Thatcher erano dei giganti nella storia politica dei loro Paesi e dell’Europa, Kurz ha il peso di una zanzara, che può soltanto infastidire.
Lo ha fatto in più occasioni, in materia di immigrazione, di bilancio, di quote da versare alle casse dell’Ue, di aiuti in forma di eurobond. Lo sta facendo adesso con i vaccini, definendo Bruxelles un “bazar”, in cui le dosi di Pfizer-Biontech e AstraZeneca si spartirebbero sottobanco. Ma alla fine i nodi vengono al pettine e quando ciò accade il giovane “Basti” finisce per trovarsi isolato. Non si può insultare altri Paesi o trattarli con disprezzo, come fa con i vicini del Sud, e poi non pagarne il conto.
Quel conto è rappresentato in questo momento dai 10 milioni di dosi che Pfizer-Biontech metterà in anticipo a disposizione dell’Ue. Kurz vorrebbe che l’Austria ricevesse una quantità maggiore di quelle dosi, per colmare la presunta minore assegnazione nel round precedente, ma l’Europa non è disposta ad accontentarlo. “Kurz – ha dichiarato un diplomatico al Financial Times – non riceverà nemmeno una singola dose in più”.
Facciamo un breve riepilogo delle “precedenti puntate”, cominciando dal criterio di fondo stabilito concordemente dai 27 Paesi dell’Ue nel dicembre scorso. In quell’occasione fu deciso che, quando sarebbero arrivati i vaccini dalle case farmaceutiche, sarebbero stati ripartiti tra gli Stati membri in proporzione alla popolazione di ciascuno.
In questo modo tutti i Paesi, grandi e piccoli, sarebbero stati trattati alla pari, secondo un principio di solidarietà che costituisce il fondamento dell’Ue. Ma nessun Paese era obbligato ad acquistare i vaccini a lui assegnati per quota. Alcuni, tra cui l’Austria, avevano rinunciato a stock di Pfizer-Biontech (più costosi e più difficili da conservare e distribuire sul territorio), preferendo AstraZeneca (molto più economici e gestibili). Ma AstraZeneca non ha mantenuto gli impegni, consegnando un terzo delle dosi pattuite e mettendo in difficoltà i Paesi che, come l’Austria, avevano dato la preferenza a questo prodotto.
Come i bambini che non vogliono ammettere di aver sbagliato, il cancelliere austriaco aveva dato la colpa sull’Europa: non era stato lui ad aver fatto male i calcoli, scommettendo su un fornitore sbagliato, ma l’Europa che aveva permesso che nel “bazar” di Bruxelles alcuni potessero approvvigionarsi di dosi extra di Pfizer-Biontech. La smentita non era tardata a venire.
Ora c’è una nuova torta da spartire: i 10 milioni di dosi in arrivo da Pfizer-Biontech. Kurz vorrebbe cogliere l’occasione per recuperare le dosi a cui lui (o i suoi luogotenenti a Bruxelles) avevano volontariamente rinunciato. Le chiede quasi fosse un suo diritto. Ma l’Europa non sembra essere dello stesso parere.
L’argomento sarà trattato nel vertice che si terrà questa settimana e naturalmente non si può escludere nulla. Altre volte, per far tacere il petulante cancelliere di Vienna, si è cercato un accomodamento. Ma questa volta sembra improbabile che ciò accada, perché per decidere una deroga nella distribuzione dei vaccini, favorendo l’Austria, serve un voto unanime, difficilmente raggiungibile. E in tal caso si realizzerà la “profezia” del diplomatico citato dal Financial Times: “nemmeno una singola dose in più” all’Austria.
NELLA FOTO, il titolo del servizio dedicato dal Financial Times, in cui si insinua che gli attacchi a Bruxelles di Kurz servano solo a mascherare problemi interni all’Austria.
_______________
Austria Vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.