Sabato 18 Maggio 2024

Casting ApertiNon è mai troppo tardi. Un tempo c’era una trasmissione televisiva che si intitolava così. Era dedicata agli italiani – allora ancora piuttosto numerosi – che non sapevano né leggere, né scrivere e aveva per conduttore Alberto Manzi, un maestro-pedagogo. Quel titolo era un incoraggiamento a non perdersi d’animo e a prendere in mano carta e penna per cercare di uscire da una condizione di analfabetismo.

 

Lo stesso titolo è apparso in questi giorni sulla “Kleine Zeitung”, quotidiano della Carinzia: “Es ist nie zu spät, um Lesen zu lernen”, “Non è mai troppo tardi per imparare a leggere”. Non è mai troppo tardi per chi? Per il 15% della popolazione carinziana. Questo dato emerge da una recente indagine che ha preso in considerazione i carinziani che hanno problemi con la scrittura, che non riescono a capire ciò che leggono, che non sono in grado di fare calcoli aritmetici anche semplici. Il problema riguarda tra le 50.000 e le 80.000 persone.

 

Ai tempi del maestro Manzi chi non sapeva leggere e scrivere si trovava in questa condizione per non aver mai frequentato la scuola. Oggi – in Carinzia, come probabilmente anche in Italia – siamo di fronte a un analfabetismo di ritorno. O bene o male la scuola dell’obbligo l’hanno frequentata tutti, ma per alcuni, avviati subito a un lavoro manuale, le occasioni di lettura e di scrittura sono finite lì o si sono ridotte allo stretto indispensabile. Al punto che dopo anni di inattività la capacità di scrivere o di leggere correttamente si è appannata.

 

Per superare questo appannamento, le scuole elementari della Carinzia, che già offrono corsi di formazione di base, hanno proclamato una “giornata di alfabetizzazione”, insieme con altri istituti scolastici e organi di formazione. Si tratta di una iniziativa di sensibilizzazione, attuata con la distribuzione di volantini e il lancio di palloncini. Lo slogan usato è “Movimento nelle teste”. I promotori rilevano che gran parte delle persone che hanno perso o ridotto la capacità di leggere hanno cercato di compensare in altro modo questo loro deficit, destreggiandosi nella vita di ogni giorno per evitare che i loro interlocutori se ne accorgano. L’iniziativa dovrebbe invece aiutarli a uscire da questa condizione di inferiorità, perché “soltanto chi possiede le competenze – afferma Ludwig Altersberger, presidente del Consiglio scolastico regionale – è in grado di partecipare alla vita sociale”.

 

Nella foto, Alberto Manzi, il maestro che nei primi anni ’60 del secolo scorso insegnò a un milione e mezzo di italiani a leggere e scrivere, parlando loro dallo schermo della televisione.

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