Sabato 18 Maggio 2024

14.03.30 Albin Egger-Lienz, Totentanz von Anno Neun (prima versione) - CopiaÈ il 1906 quando la Moderne Galerie di Vienna (l’odierno Belvedere) commissiona a Albin Egger-Lienz un dipinto monumentale da esporre in occasione del giubileo che si sarebbe celebrato due anni dopo, nel 1908, per il 60.mo anniversario dell’incoronazione dell’imperatore Francesco Giuseppe. L’opera avrebbe dovuto celebrare anche il centenario della guerra di liberazione del Tirolo guidata da Andreas Hofer nel 1809 contro le truppe napoleoniche e bavaresi. La scelta cade su Albin Egger-Lienz perché è tirolese (essendo nato nel 1868 a Striebach, vicino a Lienz, nel Tirolo orientale) e perché è un esponente della nuova generazione di artisti operanti a Vienna (di lì a poco avrebbe aderito alla Secession).

 

Nel 1906 la Moderne Galerie ha solo tre anni di vita. Suo compito è quello di dotare la capitale dell’impero di una collezione adeguatamente rappresentativa dell’arte figurativa contemporanea di allora. Tra i suoi acquisti figurano già “Le cattive madri” di Giovanni Segantini, “La pianura di Auvers” di Vincent van Gogh, “Il cuoco” di Claude Monet, il “Cristo nell’Olimpo” di Max Klinger e presto si sarebbe assicurato  anche il “Bacio” di Gustav Klimt. Il coinvolgimento di Albin Egger-Lienz rientra dunque in questa strategia di acquisizioni.

 

Ne parliamo oggi nel blog, perché nella galleria del Belvedere di Vienna è attualmente allestita una mostra di grande interesse dedicata a questo artista, che sarebbe riduttivo definire “tirolese”. Albin Egger-Lienz è, infatti, uno dei più importanti artisti austriaci di inizio ‘900 e ha dato un contributo significativo all’arte figurativa europea e in particolare a quella italiana (ricordiamo, per inciso, che dopo la fine della Prima guerra mondiale scelse di vivere in Italia, nel Sud Tirolo, che non era il Tirolo orientale dov’era nato, e che partecipò con successo a mostre a Venezia e a Roma).

 

Quando nel 1906 Albin Egger-Lienz accetta l’incarico, lo subordina alla condizione di potersi esprimere nella massima libertà artistica. La “commissione acquisti” della Moderne Galerie gliela concede, probabilmente non immaginando di come il pittore se ne sarebbe avvalso. Albin Egger-Lienz rende omaggio all’augusto e vecchio imperatore dedicando alla lotta patriottica dei tirolesi un dipinto che non ha nulla di celebrativo. Si ispira, infatti, alla danza macabra, un tema iconografico medioevale presente in molte chiese del suo Tirolo, ma lo rielabora completamente. Al tradizionale corteo di scheletri, simboleggianti la morte, e di personaggi di tutti i ceti sociali, dai contadini ai potenti, a significare che la signora con la falce non fa distinzioni, Albin Egger-Lienz sostituisce un tetro corteo di cinque sole figure in abiti da contadino che la morte raffigurata da uno scheletro accompagna alla guerra.

 

L’opera si intitola “Der Totentanz von Anno Neun” (“La danza macabra dell’anno nove”) e non ha nulla di celebrativo. Rappresenta piuttosto una mesta riflessione sul destino dell’uomo mandato a combattere. Allo scoppio della Prima guerra mondiale mancano ancora otto anni, ma la danza macabra di Albin Egger-Lienz ne sembra quasi un presagio ed è questa fondamentalmente la ragione per cui la galleria del Belvedere ha voluto rendere omaggio all’artista tirolese. In un anno speciale in cui l’Austria commemora il centenario della “sua” entrata in guerra (l’Italia vi prese parte dall’anno successivo) con decine di mostre storiche di vario genere, la galleria del Belvedere ha voluto farlo a suo modo, attraverso le tele di un artista “speciale”, la cui intera opera si era confrontata con la questione esistenziale della vita e della morte.

 

Ovvio che alla prima esposizione l’opera suscitasse polemiche. L’atmosfera tetra del dipinto non sembrava intonata alle celebrazioni festose del giubileo imperale e fu vista come una provocazione. Il principe ereditario Francesco Ferdinando se la legò al dito e pose il suo veto negli anni successivi, tutte le volte che Albin Egger-Lienz si candidò per insegnare all’Accademia di belle arti di Vienna. Ma la reazione non deve stupire: i membri di una casa regnante sono conservatori per definizione e non amano tutto ciò che sa di nuovo. Lo stesso Francesco Ferdinando non uscì più dalla Hofburg per la porta che dà sulla Michaelerplatz, per non vedere quella orrenda “casa senza sopracciglie” che l’architetto Adolf Loos aveva spudoratamente edificato proprio lì di fronte. E lo zio Francesco Giuseppe, l’imperatore, non volle neppure metter piede nella “Kunstschau 1908”, la nostra che Gustav Klimt e gli altri artisti modernisti staccatisi dalla Secession gli avevano dedicato nell’anno giubilare.

 

Sono incomprensioni che solo il tempo ha consentito di superare. Cento anni dopo, la mostra del Belvedere, ospitata nell’Orangerie, permette di apprezzare appieno il valore quasi profetico dell’opera di Albin Egger-Lienz. La “Totentanz” commissionata nel 1906 rappresentò soltanto la prima creazione pittorica ispirata alla danza macabra, cui ne seguirono molte altre, alcune quasi identiche al prototipo, altre con qualche variante. La morte che accompagna il popolo di contadini verso “l’inutile strage” affascinò evidentemente l’artista, che durante la guerra ebbe modo di conoscere da vicino la tragedia del conflitto, avendo operato al fronte come “pittore di guerra” per conto dello stato maggiore.

 

La mostra del Belvedere mette a confronto le varie “Totentanz” di Albin Egger-Lienz, l’ultima dipinta nel 1923, quando la guerra era ormai finita da alcuni anni e il pittore aveva preso la residenza in Italia. E il confronto si estende poi ad altre opere dello stesso artista e di artisti a lui contemporanei, che come lui si erano confrontati con il tema della guerra. Tra queste, “Il vendicatore” di Ernst Barlach, “La guerra” di Alfred Kubin o “Le madri” di Käthe Kollwitz. In tutto 70 tele. Tra le tante mostre storiche sulla Prima guerra mondiale, quella del Belvedere ha l’ambizione di farcela comprendere attraverso il linguaggio dell’arte.

 

“Totentanz: Egger-Lienz und der Krieg” (“Danza macabra: Egger-Lienz e la guerra”), Orangerie del Palazzo del Belvedere di Vienna, Prinz Eugen Strasse 27, fino al 9 giugno, tutti i giorni dalle 10 alle 18 (mercoledì fino alle 21).

 

Nella foto, la prima versione della “Totentanz”, eseguita da Egger-Lienz tra i 1906 e il 1908 su commissione della Moderne Galerie di Vienna.

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