Sabato 18 Maggio 2024

17.09.24 Dr. Alexander Chukwujindum UZOH, parroco Bad KleinkirchheimLa diocesi di Gurk-Klagenfurt, che corrisponde al territorio della Carinzia, ha comunicato in questi giorni gli avvicendamenti dei sacerdoti nelle varie parrocchie e nei vari uffici. Accade in tutte le diocesi del mondo, in settembre, alla vigilia del nuovo anno liturgico. Ciò che tuttavia colpisce dall’elenco dei sacerdoti menzionati nella nota sono i nomi di gran parte di essi. A Jeevana Babu Kosanam sono affidate due parrocchie a Klagenfurt e nella vicina Magdalensberg; Ramesh Jyothi è nominato vicario della parrocchia di Villach, in sostituzione di un prete ritiratosi per ragioni di salute; Mario Vara Prasad Polimetla avrà la cura di Oberdrauburg e Zwickenberg; David Shankland diventa parroco di Bad Bleiberg e della vicina Kreuth; Nirmal Kumar Yarramalla viene sgravato della parrocchia di Schiefling, dovendo già occuparsi di altre due nel comune di Reichenfels; Bhasker Reddimasu diventa parroco di tre sedi in cui finora era cappellano; Gregory Uzodinma Ihezie è nominato cappellano a Feistritz; Gaspher Raju Varakala da cappellano diventa vicario della parrocchia di Gmünd.

L’elenco continua, ma ci fermiamo qui. Suonano tedeschi questi nomi e cognomi? No, affatto. Non hanno neppure radici slave, come molti cognomi che l’Austria ha ereditato dall’impero che fu. No, questi nomi vengono da più lontano, vengono dall’India o dall’Africa e si aggiungono a tanti altri, che abbiamo tralasciato, provenienti dall’Est Europa. Sono sacerdoti richiamati in Austria, per svolgere quel “lavoro” che gli autoctoni non vogliono più fare. Senza di essi quelle “radici cristiane” dell’Austria, che la destra politica vorrebbe salvaguardare dall’”arrivo dei barbari”, non potrebbero sopravvivere.

I numeri sono stati resi noti dal vicario generale della diocesi Engelbert Guggenberger e sono inequivocabili: su 260 sacerdoti e religiosi operanti in Carinzia, 97 sono stranieri. Nonostante questa robusta iniezione dall’esterno, che supera un terzo del totale, la diocesi non è in grado di garantirne la presenza in tutte le parrocchie, che sono 336. In molti casi si è dovuto procedere ad accorpamenti, come sta avvenendo anche in Italia. Ma con la differenza che, mentre da noi si è imboccata soltanto la strada delle aggregazioni di più parrocchie, in Austria si è preferito, fin dove era possibile, attingere a forze straniere.

“La Chiesa – spiega mons. Guggenberger – ha sempre ragionato in termini globali ed è quindi naturale che noi riceviamo sacerdoti da altri Paesi”. Il ragionamento che fa il vicario generale è che “è importante che le persone abbiano un prete alla loro portata”. Meglio quindi tanti preti “d’importazione”, anziché aggregazione di tante parrocchie con un solo parroco su ampie estensioni territoriali.

I primi ad arrivare in Carinzia una ventina di anni fa furono preti polacchi, seguiti nel tempo da tedeschi, rumeni, croati, ungheresi e, ovviamente, sloveni, per le parrocchie della Carinzia meridionale, dov’è presente una minoranza di questa lingua. Negli ultimi anni sono arrivati preti anche dall’Asia e dall’Africa, con non facili problemi di integrazione. Problemi non soltanto di lingua (in Carinzia non basta il tedesco, occorre conoscere anche il dialetto locale), ma anche culturale (per esempio, i rapporti paritari con le donne e i principi democratici a molti di questi sacerdoti giunti da lontano sono del tutto ignoti). Una grande sfida, a cui la diocesi ha risposto con corsi di formazione della durata biennale.

I risultati sono positivi. L’inserimento è quasi sempre riuscito, con gradimento dei fedeli, anche in parrocchie complicate, in zone turistiche. Per esempio a Bad Kleinkirchheim, molto frequentata dagli italiani, è parroco il nigeriano Alexander Chukwujindum Uzoh. In molte foranie ormai il numero dei preti stranieri supera quello dei locali. Nella sua Chiesa l’Austria è già diventata multietnica.

 

NELLA FOTO, il sacerdote nigeriano Alexander Chukwujindum Uzoh, parroco di Bad Kleinkirchheim e St. Oswald.

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