Sabato 18 Maggio 2024

22.07.19 Roland FreislerL’Austria ha ritrovato da tempo la memoria storica. Per decenni aveva dimenticato la sua complicità con il nazismo e aveva preferito considerarsene “prima vittima”, abusando della famosa “dichiarazione di Mosca” del 1. novembre 1943, con cui gli Alleati l’avevano dichiarata tale: in effetti, nel 1938 l’Austria era stato il primo Paese a essere annesso al Reich germanico.

Per decenni il mito di “prima vittima” aveva esonerato gli austriaci da ogni riflessione sulle sue responsabilità nella guerra di sterminio nazista e nella pianificazione dell’Olocausto. L’elezione di Kurt Waldheim a presidente della Repubblica, nel 1986, aveva posto fine a quella comoda rimozione. Il dibattito che ne è seguito rappresenta un’evidente e salutare cesura con quel passato, una cesura che in altri Paesi, tra cui l’Italia, non è ancora evidente.

Quanto sia cambiato l’atteggiamento degli austriaci nei confronti del loro passato lo dimostra una recente performance teatrale, che si è svolta a Klagenfurt e che ha avuto per palcoscenico l’aula del Tribunale. Non ci viene in mente una definizione adatta all’evento, che ha rievocato la figura di Roland Freisler, presidente del Tribunale del popolo istituito dal nazismo per giudicare i “nemici” del Reich. Non è stato uno spettacolo, piuttosto una lettura scenica.

A Freisler vengono imputate circa 2.600 condanne a morte di oppositori politici, disertori, combattenti della resistenza. Fu lui ha decidere il destino dei membri della Rosa Bianca, il gruppo della Resistenza tedesca che faceva capo a Sophie e Hans Scholl. E fu sempre lui a condannare a morte il conte Claus Schenk von Stauffenberg e gli altri organizzatori dell’attentato a Hitler del 20 luglio 1944. Il suo ruolo nel regime di Hitler era così importate, che fu uno dei 15 partecipanti alla conferenza di Wannsee, in cui fu decisa la “soluzione finale”.

La maggior parte delle sentenze di Freisler furono pronunciate a Monaco e a Berlino, ma nell’aprile del 1943 questi venne apposta anche a Klagenfurt, per “dare un esempio” nella lotta contro le formazioni partigiane. In un mese di processi sommari celebrati nell’aula del Tribunale della città riuscì a condannare a morte 31 esponenti della minoranza slovena e del movimento partigiano comunista. Tredici di essi erano di Zellpfarre (il toponimo originale sloveno è Sele Fara), un piccolo paese del sud della Carinzia, al confine con la Jugoslavia. Furono tutti impiccati a Graz o a Vienna.

Regista della “lettura scenica” di Klagenfurt è stato Arthur Fischer, già amministratore dello Stadttheater di Klagenfurt, ora in pensione. Fischer, però, non ha scelto il teatro per restituire la memoria del giudice di Hitler. Ha preferito l’aula del Tribunale, quella stessa in cui Freisler aveva pronunciato le 31 sentenze di condanna a morte. Gli spettatori sono stati fatti entrare da una porta laterale, quella stessa che nel 1943 era stata attraversata dalle 31 vittime del carnefice. Sono seguite letture di lettere dei condannati a morte, stralci dei verbali dei processi, dichiarazioni di testimoni di quel tempo. È stata letta anche una poesia di Bertold Brecht, mentre il violoncellista Wilhelm Pflegerl ha suonato un brano di Egon Wellesz, compositore ebreo, allievo di Schönberg.

Roland Freisler non ha mai dovuto rendere conto dei suoi crimini. È morto prima della capitolazione del Reich, vittima di un bombardamento aereo a Berlino, nel 1945. La lettura scenica voluta da Arthur Fischer è stata un tardivo omaggio alle sue vittime in Carinzia.

 

NELLA FOTO, il giudice Roland Freisler, nell’aula del Tribunale, con il braccio teso nel saluto al Führer. Alle sue spalle, uno stendardo con la croce uncinata e il busto di Adolf Hitler.

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