Sabato 18 Maggio 2024

16.08.30 Sardo scambiato per terrorista arrestato a VillachLa notizia del sardo di 34 anni fermato in Austria perché scambiato per un terrorista ha avuto una vasta eco nella sua terra di origine, la Sardegna. Ne hanno riferito, tra gli altri, la Nuova Sardegna, Casteddu Online, L’Unione Sarda, Sardegna Live. Sull’episodio ha preso posizione anche lo “Sportello dei diritti”, che, pur avendo appreso la notizia soltanto da fonti indirette, ha ritenuto di poter accusare la polizia austriaca di “eccesso di xenofobia”, al punto da “aver frainteso un semplice stato confusionale con un possibile attacco terroristico di matrice islamica”.

Le parole tra virgolette sono tratte dal sito online dello “Sportello dei diritti”, il cui presidente, Giovanni D’Agata, ha sostenuto come “in alcuni Paesi europei si viva in un clima di caccia alle streghe e un qualsiasi straniero, che per sua sfortuna si dovesse trovare in abiti e atteggiamento dimessi o in un semplice stato di disagio psichico, rischi di essere scambiato per un terrorista dell’Is”. Da ciò la richiesta di “una presa di posizione del nostro governo e del ministro degli esteri, affinché vengano tutelati i nostri concittadini da possibili soprusi al di là dei nostri confini”.

La nota dello “Sportello dei diritti” ha suscitato una serie di commenti in rete, che rispolverano i soliti pregiudizi nei confronti dei cittadini di lingua tedesca (definiti “crucchi”) ed esortano a cancellare l’Austria dalle mete di vacanza e/o di lavoro.

Ma che cosa è accaduto realmente? Come è stato trattato in Austria il nostro concittadino? Le cose che sappiamo e di cui abbiamo riferito due giorni fa, sono le seguenti: 1) una mamma con due bambini in tenera età si è chiusa in una toilette del treno notturno che da Vienna va a Roma e ha telefonato alla polizia dicendo che un uomo minacciava di sparare ai passeggeri del vagone; 2) la polizia è intervenuta in forze alla prima stazione (quella di Villach, che è l’ultima città prima del confine italiano), impiegando anche le “teste di cuoio” del loro reparto Cobra; 3) l’uomo che avrebbe minacciato di fare una strage, risultato poi di cittadinanza italiana, è stato bloccato e trasportato al Comando di polizia; 4) fin dal primo momento le forze dell’ordine si sono rese conto che il malcapitato non era un terrorista (tra l’altro non era in possesso di armi), ma un uomo con probabili problemi di confusione mentale; 5) per questa ragione, già il giorno dopo la Procura dello Stato ne ha disposto la liberazione ed è stato riaccompagnato in Italia.

Dove sta “l’eccesso di xenofobia”? Dove stanno “i possibili soprusi… nei confronti dei nostri concittadini”? La centrale di polizia che ha ricevuto l’allarme della madre impaurita – perché evidentemente aveva scambiato per minacce di morte comportamenti che erano soltanto di disturbo – ha spedito in stazione dieci pattuglie di polizia e addirittura le “teste di cuoio” perché il sospettato era un italiano? In quel momento nessuno conosceva la sua nazionalità. Ma, se anche fosse stato un austriaco, la polizia si sarebbe comportate diversamente, con meno “xenofobia”? O forse avrebbe dovuto ignorare l’allarme lanciato dall’incauta madre?

Non appena le cose sono state chiarite – non appena sono state chiarite, non una settimana dopo o un mese dopo, come talvolta accade in altri Paesi occidentali (qualcuno ricorda un vecchio film di Sordi?) – il sardo è stato rimesso in libertà.

Abbiamo saputo che era sardo, soltanto perché l’autore di questo blog ha insistito con la polizia carinziana (il fatto è accaduto in Carinzia, Land confinante con l’Italia) per conoscere almeno la regione di appartenenza di questo italiano. Perché nella civilissima Austria – come avevamo rilevato nel blog di due giorni fa – la polizia rispetta la privacy delle persone qualunque, come il nostro povero sardo, e non rende note le loro generalità e nemmeno il luogo di nascita o di residenza. Lo fa, invece, se le persone in questione sono politici, amministratori pubblici, dirigenti di banca, uomini insomma che rivestono responsabilità pubbliche, per cui è bene che la gente sappia che cosa hanno combinato.

Se le cose sono come le abbiamo descritte, ha senso parlare di “caccia alle streghe”? O non è piuttosto una “caccia alle streghe” quella che il presidente di “Sportello dei diritti” ha avviato nei confronti dei poliziotti austriaci? Il suo ci sembra un passo non solo sbagliato, ma prima ancora inutile. Perché di fronte a una polizia e a una magistratura che liberano immediatamente una persona tratta in arresto per errore non si può parlare di soprusi e non c’è bisogno di alcuna tutela da parte del governo “al di là dei nostri confini”.

 

NELLA FOTO, l’arresto del nostro connazionale prelevato dal treno notturno Vienna-Roma.

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