Sabato 18 Maggio 2024

17.05.27 Elisabetta d'Austria Sissi, con tatuaggio ancora (wachsfigur_mario_barth)Dell’imperatrice Elisabetta d’Austria, più nota come “Sissi”, crediamo di sapere ormai tutto. Su pochi personaggi della storia, e del mito, è stato scritto tanto. Una biblioteca sterminata di libri, memoriali, biografie ci hanno raccontato nei minimi dettagli la vita tormentata della sovrana, mescolando insieme storia e leggenda.

E pur tuttavia emerge di tanto in tanto un’informazione nuova, che sorprende, forse perché inaspettata. L’ultima ci viene dal “Wachsfigurenkabinett”, il “museo delle cere” di Vienna, dove Sissi è da sempre protagonista. L’imperatrice è raffigurata di profilo, come appare nel famoso dipinto che le fece Franz Xaver Winterhalter, in abito da cerimonia di corte bianco, con le famose stelle di diamanti puntate nei lunghi capelli e con le spalle scoperte.

Che le spalle siano scoperte è molto importante, perché la novità sta proprio qui. Sulla spalla sinistra appare ora un tatuaggio, che prima non c’era: una piccola àncora di colore nero. L’intervento è stato voluto dalla direzione del museo, in vista del 180. anniversario della nascita dell’imperatrice, avvenuta il 24 dicembre 1837. Se la spalla fosse stata coperta l’aggiunta del tatuaggio sarebbe stata impossibile, oltreché inutile.

Che la sovrana si fosse concessa il capriccio di sottoporsi a un tatuaggio, in un’epoca in cui tale pratica poteva sembrare a dir poco strana o sconveniente, emerge da un documento ufficiale. Elisabetta se l’era fatto fare nel 1888, in occasione di un viaggio. Difficile stabilire quale. In quell’anno l’irrequieta imperatrice era stata sempre in movimento, non solo all’interno dell’impero, ma anche fuori: da Londra a Bournemouth, da Baden Baden a Corfù, Leukas, Missolungi, fino all’Asia Minore. In una di quelle tappe si era affidata a un tatuatore, che le aveva inciso l’àncora sulla spalla.

Quel piccolo fregio lo aveva tenuto poi sempre nascosto. Fu scoperto soltanto dieci anni dopo, quando a Ginevra cadde sotto il coltello dell’anarchico italiano Luigi Lucheni. L’autorità di polizia elvetica dispose un’autopsia, a cui la corte di Vienna tentò in tutti i modi di opporsi, giungendo alla fine a un compromesso, che avrebbe consentito soltanto un’autopsia parziale.

Che cosa si intendesse per tale non ci è ben chiaro. Ci è chiaro, invece, che per accertare nel modo migliore le cause e le modalità del decesso furono chiamati al capezzale dell’illustre defunta il fior fiore della medicina svizzera: Hippolyte Jean Goss, professore di medicina legale all’Università di Ginevra, Auguste Réverdin, professore di medicina alla stessa Università, Louis Mègerand, “docente privato” alla Facoltà di medicina. Assistevano il Giudice istruttore del Cantone di Ginevra, la dama di corte della defunta contessa Stáray, il conte di Kuefstein, rappresentante permanente dell’Austria a Berna, il generale Berzericzy, cameriere di Sua Maestà, il Procuratore generale della Repubblica Navazza, nonché i due medici che il giorno prima avevano constatato la morte della sovrana.

Insomma, una folla di luminari e di comprimari, chiamati lì a testimoniare quanto a fondo fosse penetrata la lama dell’anarchico assassino e quali organi interni avesse irrimediabilmente leso. Ma anche per prendere atto delle condizioni generali del corpo della defunta. Il rapporto necroscopico, infatti, si dilunga in particolari, che vanno dal rilassamento dei muscoli del viso al colore della pelle, dei capelli, degli occhi, fino a dettagli marginali, come quello appunto della presenza sulla spalla sinistra del tatuaggio di un’àncora.

Non sappiamo in quante e quali mani fosse girato quel documento e quanti l’avessero letto fino in fondo. Altre fonti tuttavia riferiscono che quando arrivò sotto gli occhi di Francesco Giuseppe, questi non fu colpito tanto dal tipo di ferita riportata dalla consorte, dalla lesione sofferta al cuore, dalla mancanza di efflussi liquidi dal naso e dalla bocca, come annotarono con puntigliosità gli illustri anatomopatologi, quanto dalla scoperta di quella piccola àncora tatuata sulla spalla. Il vecchio e afflitto imperatore ebbe un sobbalzo e ripose subito il referto necroscopico, sperando in cuor suo che quel dettaglio non diventasse mai di dominio pubblico.

Così è stato finora almeno per la massa dei fans di Sissi (ma di quel capriccio senile dell’imperatrice c’era traccia in qualche biografia). Ora, invece, il museo delle cere di Vienna ha svelato il piccolo segreto al mondo. Per applicare quell’àncora sulla spalla della Sissi di cera il “Wachsmuseumkabinett” non si è affidato al primo tatuatore incontrato per strada, ma ha fatto venire appositamente dagli Stati Uniti il “re” dei tatuaggi, Mario Barth. È un austriaco originario di Graz, che vive a Las Vegas, dove trent’anni fa ha aperto un salone di tatuaggi. Ora ne ha quattro, anche nel Connecticut e nel New Jersey, ed è considerato una star del suo genere. L’uomo giusto per aggiungere il tatuaggio a un personaggio della storia austriaca che era stata anch’essa, a suo modo, una star.

 

NELLA FOTO, la statua in cera dell’imperatrice Elisabetta d’Austria e Ungheria, con la piccola àncora tatuata sulla spalla sinistra.

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