Sabato 18 Maggio 2024

11.04.14 02 Neuhaus, Museum Liaunig; Peter Baum, Silvie Aigner, Herbert LiaunigSe il “Liaunig Museum” sorprende per la ricchezza e la varietà del suo patrimonio artistico, non meno sorprendente è il suo proprietario Herbert Liaunig, 65 anni, industriale con il pallino del collezionismo, manifestatosi già quando era studente squattrinato e acquistava i primi quadri a rate. La sua vita prende una svolta nel 1990, quando cessa di fare il dirigente industriale e si mette in proprio, diventando imprenditore. Compra aziende decotte o in stato fallimentare e le risana. Fonda l’Auricon Beteiligungs Ag, tramite la quale acquisisce partecipazioni nella Jenbacher Ag (sistemi energetici e di trasporto), Austria Email Ag (impianti di riscaldamento), Waagner Biro Binder  (produzione di ferro e acciaio).

Attualmente è proprietario di tre aziende, con 2.500 dipendenti, che insieme fatturano 500 milioni. La prima si occupa di costruzioni in vetro e acciaio (tra le sue realizzazioni, la cupola del parlamento di Berlino, il tetto del British Museum, la copertura della pista di Formula 1 ad Abu Dhabi); la seconda ha sede nelle Filippine e costruisce ponti; la terza ha stabilimenti in Austria e Slovacchia e fabbrica apparecchiature ottiche per uso medico e militare.

Inutile chiedere a un imprenditore così dove abiti. Non sa come rispondere, perché, se è ben vero che ha una casa a Vienna (dove vivono i due figli, il primo architetto e il secondo direttore amministrativo del quotidiano Der Standard online), ne ha un’altra a New York e un’altra ancora nelle Filippine. Da qualche anno, inoltre, ha acquistato il castello diroccato di Neuhaus, risanandolo e facendone una residenza di campagna. Proprio perché il castello sta a Neuhaus quattro anni fa decise di costruirvi lì anche il suo museo, per risolvere il problema di spazio creato dalle tante opere raccolte.

Fino ad allora le aveva sparse nelle fabbriche acquisite per risanarle (una ventina nel corso degli anni). Ma quando poi aveva rivenduto le fabbriche risanate, doveva riportarsi i quadri a casa. Nasce così l’idea del museo per l’arte contemporanea. Che non è la sola passione di Liaunig. Abbiamo già riferito degli ori dell’Africa della collezione Akan, costituita in larga misura da una collezione acquistata da un etnologo svizzero, cui si sono aggiunti pezzi avuti da un ufficiale coloniale francese e poi da un collezionista tedesco. Ora, per numero di pezzi esposti (oltre 600) e valore intrinseco, supera addirittura quella del British Museum.

Ma la mania di raccogliere non finisce qui. Nel castello di Neuhaus – troppo grande per lui e per sua moglie – sta già riempiendo tutte le stanze con miniature del 18. secolo, tappeti e libri antichi, persino mappamondi, per non parlare delle sculture. Al punto che nel 2013 è già prevista una chiusura del museo, per consentirne i lavori per ampliarne di un terzo il volume.

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– Perché ha scelto di collezionare arte moderna e non di epoche precedenti?

“Perché sono nato nel 1945 e queste opere rispecchiano in qualche modo la mia vita. Ma, a essere sincero, in casa mia ho anche pitture olandesi del ‘600 e paesaggi dell’800”.

– Il suo è un museo privato. Non ha mai pensato di chiedere contributi pubblici?

“Ho sempre avuto un rapporto difficile con i politici. Vogliono gli onori per sé, senza fare nulla”.

– Dicono che all’inaugurazione non ne abbia invitato nessuno.

“È vero. Erano presenti soltanto il sindaco del paese, Gerhard Visotschnig, e il presidente della Repubblica Heinz Fischer”.

– Com’è possibile che il mondo politico sia rimasto indifferente a un’iniziativa come la sua?

“Non è così. Ci sono molti politici di Vienna o di altre parti dell’Austria che sono venuti a visitare il mio museo. Soltanto quelli carinziani non vi hanno mai messo piede, compreso l’assessore Harald Dobernig, che pure dovrebbe occuparsi di cultura”.

– La Carinzia è dunque un “Sonderfall” (un caso particolare), come si usa dire?

“No affatto, la Carinzia non è al di fuori della norma, non è un Sonderfall. Sta semplicemente anticipando i tempi sul piano politico, perché per prima ha imboccato la strada del populismo, che vuol dire fare tutto ciò che piace alla gente. È la china si cui ora è scivolata anche l’Italia, con il governo Berlusconi, e verso cui si sta avviando anche la Francia”.

– Lei parla della Carinzia di oggi. Con Haider era un’altra cosa?

“Ho sempre considerato Haider un politico intelligente, diligente, informato, ma non affidabile”.

– Non è stato allora un elettore di Haider?

“Alle elezioni del Capo dello Stato, nel 2004, avevo votato per il socialdemocratico Fischer, preferendolo alla candidata del Partito popolare, Benita Ferrero-Waldner. Alle politiche ho votato per l’Övp, il Partito popolare. In Carinzia, alle elezioni regionali, ho votato per l’Enotna lista, per solidarietà con la minoranza slovena (il rispetto di Liaunig per la minoranza si coglie anche dal materiale di presentazione del museo, in cui il toponimo tedesco Neuhaus è sempre accompagnato dal toponimo sloveno Suha, in largo anticipo sull’accordo per la toponomastica linguistica appena raggiunto in Carinzia, ndr). In realtà io sarei politicamente un liberale, ma in Austria non esiste un partito liberale. Quello che si chiama così (il partito un tempo di Haider, ndr) è in realtà un partito nazionalista”.

– Lei qui a Neuhaus ha restaurato un castello, ma ci viene soltanto di tanto in tanto. Qual è la sua residenza principale?

“Non ne ho. Sono uno zingaro”.

Nella foto, il primo a destra è Herbert Liaunig. Gli sono accanto Silvie Aigner, autrice del catalogo, e Peter Baum, curatore dell’esposizione, già direttore del Lentos Museum di Linz.

Ieri è stato pubblicato l’articolo sul Museum Liaunig e sulla mostra di quest’anno dedicata agli artisti dal 1980 a oggi.

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