Sabato 18 Maggio 2024

20.06.23 Othmar KarasIn occasione della recente videoconferenza europea sul Recovery Fund abbiamo riascoltato le parole del cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, contrario ad aiuti a fondo perduto all’Italia. Solo prestiti, da restituire alla scadenza. Non è giusto – questa la sua tesi – che i contribuenti austriaci debbano farsi carico dei debiti degli italiani spendaccioni. Se glieli diamo senza condizioni, questi (cioè noi) non li investiranno, ma li sperpereranno per continuare a fare la “dolce vita”. A titolo di esempio, Kurz menziona i 500 euro che il governo italiano intende regalare alle famiglie, perché vadano in vacanza.

Come dargli torto? Per ribattere a un discorso così populista occorrerebbe un lungo ragionamento e spiegare al giovane “Basti” che i 500 euro – ammesso che il complicato procedimento burocratico consenta di incassarli – servono in realtà a dare ossigeno alle strutture ricettive del nostro Paese, massacrate dal Coronavirus. Quelle austriache hanno ricevuto dallo Stato ben di più. Così come gli andrebbe spiegato che il “fondo di ricostruzione” proposto dalle Commissione europea non serve a pagare il nostro immenso debito pubblico, ma a investimenti per il rilancio dell’economia, che, se crolla, crolla per tutti, Austria compresa.

Ma queste cose Kurz le sa bene. Finge di non saperle e recita la sua parte per solleticare gli egoismi dei suoi connazionali, così come ha fatto in passato rifiutandosi di accogliere una quota dei profughi sbarcati sulle nostre coste. In questo modo ha guadagnato facili consensi, che restano altissimi, anche se gli ultimi sondaggi hanno registrato un calo significativo.

Grazie al successo che continua ad avere, Kurz è ora il padrone assoluto dell’Övp, il Partito popolare, a cui ha cambiato i connotati e persino il nome (“Neue Övp”, “Nuovo Övp) il colore (dal tradizionale nero, al turchese). Non vi sono esponenti del partito, a livello nazionale o locale, che osino cantare fuori dal coro ed esprimere dissenso dal loro leader. Tranne uno: Othmar Karas (nella foto), capogruppo dell’Övp al Parlamento europeo e vicepresidente di quell’assemblea.

Ma Karas appartiene a un’altra Övp. All’Övp storica di Alois Mock, Erhard Busek, Franz Fischler, ancorata agli ideali di solidarietà che venivano dalla dottrina sociale cattolica e fermamente convinta dei valori dell’Europa unita.

Tre giorni fa quell’impertinente di Karas ha rilasciato un’altra intervista alla radio tedesca, per dire esattamente il contrario di Kurz in materia di Recovery Fund, chiedendo il sostegno dei capi di Stato e di governo di tutti i Paesi europei alla proposta dell’Eurocomissione: aiuti per 750 miliardi, di cui 500 a fondo perduto.

L’intervistatore, Philipp May, era ben consapevole della divergenza di vedute tra Karas e il cancelliere (che è anche il segretario politico del suo partito) e perciò lo ha stuzzicato fin dalla prima domanda: “Signor Karas, l’Austria non è solidale?”. L’intervistato si è arrampicato sugli specchi per respingere l’idea di “Austria paese frugale” (assieme agli altri tre Paesi “frugali”): questa volta non si tratta di risparmiare – ha spiegato – perché “nella più grave crisi finanziaria, economica e sociale dalla fondazione dell’Unione Europea e dopo la Seconda guerra mondiale dobbiamo investire. Dobbiamo metter mano a molto denaro. Dobbiamo attuare gli obiettivi europei. Si tratta del nostro futuro, della nostra responsabilità e della nostra solidarietà”.

L’intervistatore è tornato all’attacco sul concetto di “frugalità” interpretato da Kurz. Ma Karas ha ribattuto che quell’atteggiamento andava bene in tempi normali, quando si trattava di definire il bilancio settennale dell’Ue. La crisi del Coronavirus ha cambiato lo scenario e “io spero – ha risposto l’eurodeputato – che nessuno, nemmeno l’Austria, agisca contro la solidarietà europea”.

Il giornalista, a questo punto, gli ha fatto notare che Kurz è disposto a discutere soltanto di crediti all’Italia, non di contributi a fondo perduto. Ma per Karas le cose non stanno così. Kurz, a suo dire, non avrebbe escluso la possibilità di aiuti, ma intenderebbe trattare sul rapporto tra prestiti e aiuti. “Il Parlamento è chiaramente schierato con la Commissione. I presidenti di cinque gruppi parlamentari hanno inviato una lettera ai capi di Stato e di governo, nella quale affermano che il contributo a fondo perduto di 500 miliardi è il minimo che si possa fare”.

Ma dove si prenderanno tutti questi soldi, ha chiesto l’intervistatore. Karas ha risposto che a medio-lungo termine l’Ue dovrà dotarsi di proprie entrate fiscali (sulla plastica, sui servizi digitali ecc.), ma che in questo momento l’urgenza impone di ricorrere a prestiti, che saranno a carico dell’Ue. Dell’intera Ue. Esattamente ciò che Kurz non vuole.

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