L’epidemia da Coronavirus non ha causato soltanto contagi e decessi, non ha inferto soltanto un colpo durissimo all’economia e al lavoro. Questa epidemia ha anche incattivito gli animi, in particolare negli esponenti della destra xenofoba e sovranista.
È di pochi giorni fa un post su Facebook sugli immigrati pubblicato da Gottfried Waldhäusl, esponente dell’Fpö in Bassa Austria, assessore nel governo del Land con varie competenze, tra cui quella relativa ai profughi richiedenti asilo. Scrive Waldhäusl che oltre il 50% dei posti letto nelle terapie intensive sono occupati da essi. Fonte dell’informazione sarebbero esperti sanitari e medici di Austria e Germania, che però non vorrebbero esporsi, per timore di essere accusati di razzismo.
E, benché questa gente immigrata non rispetti alcuna misura di sicurezza – prosegue l’esponente dell’estrema destra – viene ad essa data la precedenza nel piano nazionale di vaccinazione, mentre i nostri connazionali sono costretti di nuovo a restare chiusi tra le loro quattro mura. Insomma, ancora una volta sono gli stranieri ad affollare gli ospedali, sottraendo posti letto a quelli che ne avrebbero diritto, avendoli pagati con le loro tasse.
Le parole di Waldhäusl pesano, perché l’immigrazione è la materia principale di cui si occupa da assessore. Dovrebbe conoscerla come le sue tasche. Il post pubblicato è riuscito nell’intento di scatenare la rabbia nei suoi lettori. Fino a ieri sera aveva ottenuto 1955 condivisioni e 722 commenti che trasudano tutti odio verso il forestiero.
Ma le cose stanno davvero così? La risposta alla domanda viene da Gesundheit Österreich GmbH (Gög) un istituto nazionale di ricerca e pianificazione in campo sanitario. Tra gli altri suoi compiti, monitora periodicamente l’appartenenza nazionale dei pazienti ricoverati negli ospedali, tenendo un conto distinto per quelli ricoverati nelle terapie intensive.
I dati più recenti riguardano il periodo compreso tra il 1. gennaio 2020 e il 28 febbraio scorso. In altre parole, tutto il periodo della pandemia in Austria, meno gli ultimi due mesi (non computati per ora, perché l’istituto prende in considerazione soltanto i dati ufficiali e definitivi che arrivano con qualche ritardo). In questo arco di tempo i ricoverati in terapia intensiva per Covid-19 erano stati 5.790. Di questi, l’88,3% erano cittadini austriaci, il 3,2% erano cittadini non austriaci ma di Paesi dell’Ue, l’8,5% provenivano da Paesi terzi, dall’Asia, dall’Africa, ma anche da altri Paesi europei non facenti parte dell’Ue, in particolare dai Balcani.
Complessivamente, dunque, non il 50%, come sostenuto da Waldhäusl su Facebook, ma soltanto l’11,7% dei ricoverati nelle terapie intensive non aveva la cittadinanza austriaca. Non erano tutti profughi richiedenti asilo – come il post del politico sovranista lascia intendere – c’erano anche molti tedeschi e alcuni italiani. Gög dispone di informazioni dettagliate sui Paesi di provenienza di quell’11,7% di stranieri approdati nelle terapie intensive. Ai primi 5 posti per numero si collocano la Turchia, la Serbia, la Bosnia-Erzegovina, la Germania e la Romania.
Anche le altre affermazioni di Waldhäusl sono smentite da Gög. Per esempio quella che gli stranieri subiscano più facilmente il contagio da Covid-19, perché non rispettano le misure di sicurezza (mascherine, distanziamento, igiene). Nessuno sa se le rispettino o meno, ma i numeri riportati sopra ci dicono che, in proporzione alla popolazione, gli austriaci sono più colpiti dal virus. Gli stranieri presenti in Austria, infatti, rappresentano il 17,1% della popolazione, mentre soltanto l’11,7% ha avuto bisogno di terapie intensive.
Quanto alla corsia preferenziale che verrebbe riservata agli stranieri è una notizia inventata di sana pianta. Il piano generale per le vaccinazioni, in cui le priorità sono articolate in sette categorie (a suo tempo ne avevamo dato notizia in questo blog), non prevede un trattamento differenziato per austriaci e stranieri. Come in Italia, la precedenza è data ai più anziani e alle presone più fragili, senza badare alla provenienza. L’applicazione del piano è affidata ai singoli Länder. Non tutti seguono gli stessi criteri.
Quello della Bassa Austria, per esempio, dopo le prime settimane in cui sono stati vaccinati vecchi e fragili, ha deciso di estendere le vaccinazioni a tutti quelli che le vogliano. Tutti, austriaci e immigrati. Unico requisito: la residenza principale nel territorio del Land. Le prenotazioni sono state già aperte e seguono anch’esse il criterio dell’età. Da lunedì possono prenotarsi le persone con più di 50 anni, da mercoledì quelle con più di 40, da venerdì quelle con più di 30. Dal 10 maggio, infine, tutte le altre, dai 16 anni in su.
La strada scelta dalla Bassa Austria sarà seguita probabilmente anche dagli altri Länder. Gottfried Waldhäusl è assessore della Bassa Austria, ma sembra non esserne al corrente e vaneggia su presunti privilegi riservati agli stranieri. I suoi “amici” di Facebook gli credono. Sono stati contagiati anch’essi. Questa volta non dal Coronavirus, ma dall’odio xenofobo del loro assessore.
NELLA FOTO, il post su Facebook di Gottfried Waldhäusl. La scritta sulla foto dice: “I letti in terapia intensiva occupati per oltre il 50% da immigrati!”. I colori giallo e blu sono quelli del Land Bassa Austria.
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