Sabato 18 Maggio 2024

20.05.29 Ischgl-Tirol, apres-ski Kitzloch - CopiaDi questi tempi, in anni passati, Pramollo-Nassfeld aveva già tenuto a Udine la sua tradizionale conferenza stampa di presentazione della stagione turistica invernale. Il polo sciistico carinziano, al confine con l’Italia, ha bisogno degli ospiti del Paese frontaliero. Non sono clienti stanziali che occupano gli alberghi – quelli arrivano dalla Germania, dalla Cechia, dalla Slovacchia – ma pendolari del sabato e della domenica, che comprano lo skipass giornaliero, riempiono i vuoti nei giorni del cambio degli ospiti settimanali e contribuiscono a far quadrare i conti delle società degli impianti di risalita.

Quest’anno la conferenza stampa non è stata nemmeno annunciata. “Attendiamo informazioni certe sull’apertura della stagione – ci ha spiegato al telefono Livio Fedrigo, proprietario dell’hotel Wulfenia, uno dei due alberghi di Pramollo, in territorio italiano – Siamo fiduciosi di poter lavorare, ma non vogliamo fare annunci che potrebbero essere smentiti nel giro di poche ore”.

L’Austria, a differenza dell’Italia e di alcuni altri Paesi europei (Germania, Francia), non vuole rinunciare al turismo invernale, che contribuisce in misura significativa all’economia del Paese, soprattutto in alcuni Länder occidentali. Ma mentre il Vorarlberg e il Tirolo sono ancora incerti su quando ripartire, la Carinzia vorrebbe farlo subito, neve e temperature permettendo.

Il turismo in Vorarlberg e in Tirolo dipende molto dalle presenze straniere. Se non ci sono voli internazionali e se alcuni Paesi dichiarano l’Austria a rischio (che significa obbligo di quarantena per chi ci viene), quelle presenze potrebbero svanire. Molti posti letto rimarrebbero vuoti e anche gli impianti di risalita sovradimensionati viaggerebbero con pochi passeggeri. A questo punto, meglio tenere tutto chiuso, in attesa di tempi migliori, e continuare a percepire il sussidio pubblico, che qui è pari all’80% del reddito percepito l’anno precedente. Ad Axamer Lizum, stazione sciistica non lontana da Innsbruck, la società degli impianti aveva annunciato già ai primi di ottobre l’intenzione di lasciare ferme seggiovie e telecabine.

In Carinzia, al contrario, si vorrebbe partire subito. Il governatore Peter Kaiser (Spö) è d’accordo con il cancelliere Sebastian Kurz (Övp) sulla necessità di aprire la stagione invernale, “tanto più che da noi – ha fatto notare – la maggior parte degli impianti di risalita sono seggiovie e skilift, ossia impianti aperti, dove il pericolo di contagio è minimo”. In effetti, Kaiser ha ragione: in Carinzia telecabine e funivie, dove gli sciatori sono costretti a viaggiare al chiuso, rappresentano appena il 15% delle strutture di trasporto. Basti pensare che a Pramollo esiste una sola telecabina: quella che sale dal fondovalle.

In attesa del via da Vienna in Carinzia si sta già lavorando, nell’ipotesi che si possa “aprire le danze” il 18 dicembre. Il meteo non aiuta. C’è sole e c’è un’inversione termica, con temperature basse a valle e sopra lo zero alle alte quote. I cannoni della neve sparano sui tronchi inferiori delle piste, in attesa che la situazione termica cambi e che anche qualche nevicata naturale dia una mano.

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Il presidente del consiglio italiano è contrario invece alla riapertura della stagione sciistica. La ritiene un’imprudenza che potrebbe costarci in gennaio-febbraio una nuova ondata dell’epidemia, mentre gli ospedali e il personale sanitario sono allo stremo. Reinhold Messner gli ha dato ragione: “Non si possono sacrificare migliaia di vite – ha detto – per avere il consenso di chi pretende di comportarsi come se il virus non uccidesse più”.

Anche il presidente della Baviera, Markus  Söder, si è detto pienamente d’accordo con Conte, ritenendo che la riapertura degli impianti di sci comporti un rischio troppo grande. Angela Merkel, da Berlino, gli ha dato ragione. Della stessa opinione il presidente francese Emmanuel Macron, orientato non ad annullare l’intera stagione dello sci, ma a rinviarne l’inizio a gennaio, tenendo conto dell’evoluzione dell’epidemia.

L’Austria, invece, come abbiamo scritto ieri, è per il via libera. Alla proposta di Conte di raggiungere un’intesa a livello europeo per tenere chiuse le piste in tutti i Paesi ha reagito con una controproposta dal sapore vagamente populista: se l’Ue vuole che i poli sciistici rimangano chiusi, ci risarcisca il danno che subiranno le nostre aziende. Il concetto è stato espresso dal ministro delle Finanze, Gernot Blümel, e dalla ministra del turismo, Elisabeth Köstinger

Perché la proposta ha il sapore populista? Perché rispolvera l’immagine di un’Europa matrigna che impone i suoi diktat all’Austria, mentre invece non è così. Bruxelles non potrebbe mai costringere l’Austria ad annullare la sua stagione sciistica, come sia Blümel che Köstinger sanno bene. Proprio per questo Conte e poi Söder e Macron hanno parlato di un coordinamento a livello europeo, per evitare che alcuni Paesi aprano e alcuni no. Ma un coordinamento presuppone un’adesione volontaria.

L’Austria, quindi, è libera di fare quello che vuole. Potrà far partire i suoi impianti a fune e potrà incassare i 2 miliardi che vale per i suoi operatori la stagione invernale, incrociando le dita perché non si ripresentino focolai come quello di Ischgl. Se ciò accadrà, lo vedremo tra un paio di mesi.

Ma anche la Germania sarà libera di disporre il “Reisewarnung” nei confronti dell’Austria, ovvero dichiararla a rischio. Del resto, i numeri le danno ragione: l’indice dei nuovi contagi su 100.000 abitanti negli ultimi 7 giorni è 142 in Germania e 432 in Austria. E i protocolli di sicurezza annunciati lasciano alquanto a desiderare, perché non sono formalizzati in un’ordinanza, ma sono lasciati alla buona volontà e alla discrezionalità degli operatori turistici. Il che significa tutto e niente.

Se, per esempio, sulle telecabine potranno salire due o tre persone alla volta, anziché sei o più, chi imporrà il distanziamento nelle code che si formeranno ai cancelli di partenza? Non certo la polizia. Non ci sono poliziotti in numero sufficiente per questi controlli e non ci sono in particolare in questa stagione epidemica. Nei comandi e nelle stazioni di polizia in Carinzia gli agenti contagiati sono saliti a 75 (dai 56 di cui avevamo riferito qualche giorno fa) e altri 100 sono in quarantena per essere entrati in contatto con persone infette.

Casi del genere si registrano anche negli altri Länder, tanto che la Direzione di polizia dell’Alta Austria non ha più un proprio centralino per gestire le chiamate e ha dovuto delegare al centralino della Stiria questo ruolo cruciale. Il centralino carinziano funziona ancora, nonostante le 175 persone fuori combattimento, ma, se dovesse cedere, subentrerebbe quello di Salisburgo.

Intanto una buona notizia da Ischgl. L’après-ski bar “Kitzloch”, nel marzo scorso epicentro del focolaio che diffuse il virus in mezza Europa, ha riaperto ieri i battenti. Ci sembrava di aver capito che uno dei primi punti dei protocolli per la sicurezza fosse la chiusura di tutti gli après-ski, ma evidentemente avevamo capito male. O no?

NELLA FOTO, l’après-ski bar “Kitzloch” di Ischgl, in uno dei suoi momenti migliori. Rivedremo scene del genere anche nella prossima stagione?

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