L’approvvigionamento dei vaccini in Austria continua a riservare sorprese. Tre giorni fa il cancelliere Sebastian Kurz aveva paragonato l’Europa a un bazar, dove ogni Stato membro tratta sottobanco con le case farmaceutiche per ottenere forniture maggiori. Una balla, che si è subito sgonfiata: l’Ue, su richiesta dei Paesi membri, ha trattato con le industrie produttrici la fornitura di vaccini, per poi cederli a ciascun Paese in proporzione alla sua popolazione. In questo modo, tutti i Paesi sono trattati alla pari, ma non sono obbligati ad acquistare la quota ad essi spettante. Paesi poveri come la Bulgaria, per esempio, hanno preferito rinunciare a parte dei vaccini Pfizer-Biontech, molto costosi, accontentandosi di quelli di AstraZeneca, che sono a più buon prezzo.
Le dosi non volute dalla Bulgaria sono state offerte agli altri Paesi. Tutto è avvenuto alla luce del sole. Alcuni Paesi, come la Danimarca e Malta ne hanno approfittato. Altri invece hanno preferito non cogliere l’occasione. Tra questi, l’Austria.
Di chi la colpa? Kurz ha subito puntato il dito contro l’Europa, perché per uno come lui è un bersaglio facile. La responsabile per la Salute dell’Övp, Gaby Schwarz, ha immediatamente chiesto la sospensione dal servizio di due alti dirigenti del ministero della Salute: Ines Stilling, che in un’intervista all’Orf aveva osato smentire il cancelliere, e Clemens Martin Auer, rappresentante del governo austriaco proprio nella commissione dell’Ue (di cui era vicepresidente) che si occupa dell’acquisto dei vaccini per conto degli Stati membri, Austria compresa.
Un intervento a gamba tesa, quello di Schwarz, che non poteva non avere avuto l’assenso preventivo di Kurz (del suo stesso partito) e che, anzi, molto probabilmente era stato sollecitato proprio dal cancelliere. Un intervento poi che riguarda due funzionari di vertice di un ministero retto da un esponente dei Verdi, alleati nella coalizione di governo. Tanto più grave perché quel ministro, Rudolf Anschober, nei giorni in cui Kurz inveiva contro l’Ue, si trovava in ospedale per problemi di cuore e non poteva replicare.
Se i Verdi si fossero comportati allo stesso modo con un ministero retto da un esponente dell’Övp molto probabilmente si sarebbe aperta una crisi di governo. I Verdi, invece, non hanno reagito, preferendo attendere il ritorno di Anschober.
Il ministro della Salute ha fatto la sua ricomparsa ieri mattina, giusto in tempo per intervenire a un vertice sull’emergenza Covid, cui partecipavano il cancelliere e gli esperti scientifici (in presenza), nonché i leader dei gruppi parlamentari e i governatori dei nove Länder (in videoconferenza). Kurz e Anschober erano seduti fianco a fianco, ma separati da una parete di plexiglas, forse non solo per evitare contagi.
Testimoni oculari riferiscono che la discussione si è svolta in toni civili e senza recriminazioni reciproche. Kurz non ha rinnovato le accuse ai dirigenti del Ministero di Anschober e Anschober a sua volta non ha protestato per le interferenze di Gaby Schwarz.
Ma ecco la sorpresa. Anschober ha annunciato la revoca dell’incarico ad Auer, che lascerà quindi la vicepresidenza della commissione Ue per i vaccini, come aveva chiesto Schwarz. Sarà sostituito da Katharina Reich, nominata solo tre mesi fa alla Direzione della Salute pubblica, mentre fino a dicembre era stata direttrice sanitaria di un ospedale di Vienna. Ricordiamo, per inciso, che la Direzione della Salute pubblica era un dipartimento del Ministero della Salute che il precedente governo di destra-estrema destra aveva abolito, il che spiega le difficoltà con cui il governo attuale aveva dovuto affrontare i primi mesi dell’emergenza.
La revoca di Auer è dovuta al fatto che era stato proprio lui a rinunciare all’acquisto di forniture eccedenti di vaccino Pfizer-Biontech e lo aveva fatto senza consultare il suo ministro e senza darne comunicazione nemmeno al Comitato nazionale di coordinamento per le vaccinazioni, che tiene tre sedute alla settimana. In questo senso, Kurz aveva avuto ragione ad esserne irritato. Una decisione così importante Auer non avrebbe dovuto assumerla da solo.
Ma a che cosa ha rinunciato l’ormai ex commissario per le vaccinazioni? A 100.000 dosi. In altre parole, se Auer non avesse agito di testa sua, l’Austria avrebbe potuto disporre di 100.000 dosi in più.
Per coglier meglio le proporzioni del “danno” causato, si consideri che l’Austria ha convenuto con l’Ue di ricevere complessivamente 30,5 milioni di dosi, ovvero quattro volte quelle necessarie quest’anno. Per il secondo semestre l’ordinativo è di 4,6 milioni di dosi di Pfizer-Biontech e Moderna e 1,2 milioni di AstraZeneca, per un totale di 5,8 milioni.
Le 100.000 dosi a cui Auer ha rinunciato avrebbero accelerato il processo di vaccinazione di due giorni. E per due giorni di ritardo Kurz era pronto a rischiare una crisi di governo.
NELLA FOTO, il ministro della Salute Rodolf Anschober (primo a destra) e il cancelliere Sebastian Kurz, separati da una lastra di plexiglas, al vertice sul Covid-19 che si è svolto ieri mattina.
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