Domenica 19 Maggio 2024

L’Austria continua ad essere dipendente dal gas russo. In dicembre le importazioni sono arrivate addirittura al 98%. Il dato tuttavia non deve suscitare allarme. Il Ministero per l’Energia, che lo ha fornito, ne ha dato una spiegazione: nel 2023 i consumi sono calati del 12,5% rispetto al 2022, per cui i depositi di stoccaggio sono rimasti pieni. Per giunta in settembre una buona quota dell’energia è stata prodotta da fonte rinnovabili. Ciò ha comportato che in dicembre non c’è stata una grande necessità di importazione e quel poco gas che l’Austria ha importato è arrivato prevalentemente dalla Russia. Poco gas, ma in percentuale elevata rispetto alle altre forniture.

Il dato che conta, invece, è quello annuale: qui l’import del gas russo è stato pari al 64,7% del totale delle importazioni. Si tratta di una quota rilevante, probabilmente la più alta in Europa (con quelle di Ungheria e Slovacchia), che ha indotto la ministra per l’Ambiente e l’Energia, Leonore Gewessler (nella foto), a correre ai ripari.

In una conferenza stampa ha lamentato la lentezza con cui in Austria si sta provvedendo alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Per modificare questa tendenza ha indicato tre vie da seguire. La prima prevede l’obbligo per i fornitori austrici di energia di diversificare le fonti e acquistare meno gas russo. Non basta però un decreto ministeriale. Per imporre un obbligo del genere si rende necessaria una legge di rango costituzionale, approvata cioè da almeno due terzi del Parlamento.

La seconda strada prevede l’uscita di Omv (l’azienda per l’energia controllata dallo Stato) dai contratti con Gazprom, che nel 2018, non si sa per quale ragione, erano stati sconsideratamente prolungati fino al 2040. Si tratta di una mossa a rischio, perché una risoluzione anticipata dei contratti potrebbe comportare penalità costose. Ecco perché Gewessler ha annunciato di voler affidare al Wifo (l’istituto di ricerche economiche) il compito di analizzare gli effetti economici di una tale disdetta.

I parlamentari di Neos (formazione politica liberale di centro) hanno annunciato l’intenzione di rivolgersi all’Europa, per far sì che anche il gas russo sia colpito dalle sanzioni: in questo modo l’Austria potrebbe disdire il contratto con Gazprom senza attendere il 2040 e senza temere conseguenze. Si tratta tuttavia di un’ipotesi abbastanza improbabile.

La terza strada indicata dalla ministra è di carattere più generale: l’emergenza energetica dopo la guerra in Ucraina ha posto l’esigenza di studiare una nuova strategia per la sicurezza dell’Austria. Gewessler ha affermato che “servono decisioni rapide”, anche se è difficile immaginare quanto possano essere rapide in una legislatura ormai agli sgoccioli (in settembre in Austria si vota).

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