Sabato 18 Maggio 2024

12.03.06 eurofighter-apa726I tagli decisi dal governo austriaco al bilancio della difesa – 42 milioni quest’anno, 38 il prossimo – hanno costretto lo stato maggiore a ridefinire tutti i programmi di addestramento del personale (l’Austria è uno dei pochi Stati dove esiste ancora un esercito di leva) e a rinunciare a qualsiasi rinnovo dei sistemi d’arma e logistici. Gli elicotteri Black-Hawk non volano più, i veicoli guasti non si riparano se il costo supera i 2 mila euro, uniformi ed elmetti non si cambiano, anche se vecchi e usurati.

 

L’ultima drastica decisione riguarda i reparti di volo, che non costituiscono una forza armata a sé stante, come in Italia, ma fanno parte dell’esercito. La novità di questi giorni è che nel prossimo futuro l’Austria potrebbe non usare più i propri Eurofighter e i propri piloti per la sorveglianza dello spazio aereo nazionale, ma affidarne il compito a un’aeronautica straniera, probabilmente confinante. Lo stato maggiore sarebbe orientato in questa direzione, ma ieri il ministro della difesa Gerald Klug lo ha negato, ammettendo soltanto che potrebbe essere intensificata la cooperazione, non meglio precisata,  già esistente con altre forze aeree.

 

Non è il primo caso del genere in Europa. Altri Stati già si affidano ad amici e/o alleati per la propria protezione dall’alto, ma in genere si tratta di Paesi minuscoli, che non dispongono di una propria aeronautica adeguatamente addestrata o per i quali i costi di un tale servizio sarebbero esorbitanti, in proporzione al territorio da proteggere.

 

Dall’11 giugno, per esempio, l’Aeronautica militare italiana ha assunto la responsabilità della sorveglianza aerea dell’Islanda. Eurofighter italiani di stanza alla base di Grosseto sono stati rischierati sull’aeroporto di Keflavik e con essi il personale navigante e specialista del 4°, 36° e 37° stormo. La collaborazione avviene nell’ambito di una più razionale condivisione delle risorse disponibili tra Paesi alleati nella Nato. Ma forme di cooperazione del genere avvengono anche al di fuori di alleanze militari. Da anni, per esempio, l’Aeronautica italiana svolge lo stesso servizio anche per la Slovenia e per l’Albania. Potrebbe dunque farlo anche per l’Austria, che è uno Stato neutrale, non aderente al Patto atlantico, ma membro dell’Unione Europea.

 

Naturalmente non è detto che l’accordo venga fatto con l’Italia. L’Austria potrebbe rivolgersi all’Ungheria o alla Svizzera, con cui già esistono forme di cooperazione in campo militare. Una decisione dello stato maggiore – ma prima ancora una decisione politica – dovrebbe essere presa tra agosto e settembre.

 

Nella foto, un Eurofighter austriaco in fase di atterraggio.

 

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