Sabato 18 Maggio 2024

21.12.26 Vienna, resti sinagoga distrutta 1421 - CopiaNon possiamo lasciare che il 2021 se ne vada senza aver parlato della Wiener Gesera. È un dovere che abbiamo nei confronti del popolo ebreo e delle sue vittime. Per farlo dobbiamo fare un tuffo nel passato di 600 anni. Siamo nel 1421, 600 anni fa appunto, ed è in questo passaggio della storia che si consuma la Gesera. Si consuma a Vienna e perciò viene ricordata come la “Wiener Gesera”.

Gesera è una parola ebraica, che potremmo tradurre come sentenza, provvedimento, disposizione. Qualcosa che emana dall’autorità, ma che nella lingua del popolo di Dio assume una connotazione negativa: un provvedimento che non giova agli ebrei, ma è a loro svantaggio.

21.12.26 Monumento Jidemplatz ViennaLa Gesera di Vienna, di cui ricorre il 600.mo anniversario, rappresenta il primo tentativo di annientamento della comunità ebraica, perpetrato attraverso la tortura, la deportazione, l’eliminazione fisica. Quasi un’anteprima di ciò che sarebbe avvenuto nel secolo scorso, con lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti.

Stentiamo a ricordarcene, perché l’Olocausto nazista, con i suoi 6 milioni di vittime, ha oscurato per dimensione e atrocità ogni precedente persecuzione. Ha oscurato anche la Wiener Gesera, priva dei numeri dell’Olocausto, ma non meno atroce. Con l’articolo di oggi vogliamo rimediare a questo vuoto di memoria.

L’Austria all’epoca non è ancora un impero, ma un ducato e nel 1421 il duca si chiama Albrecht V. È lui a emanare il 23 maggio il decreto che segna l’inizio della Wiener Gesera: il sistematico annientamento della comunità ebraica presente nel ducato, che a quel tempo comprende grosso modo le attuali Bassa e Alta Austria. Ne sono colpite le comunità ebraiche di Klosterneuburg, Krems, Herzogenburg, Langenlois, Linz, Ybbs, Steyr, Wels, Zisterdorf, Marchegg. Vengono risparmiate quelle di Wiener Neustadt e Neunkirchen, che hanno la fortuna di non appartenere al ducato d’Austria, ma a quello della Stiria.

Su ordine di Albrecht V vengono sottoposti a sevizie, torture, estorsioni, espropri dei loro beni, battesimi coatti e, per usare le parole di Michael Toch, uno storico israeliano, “al loro assassinio legale, freddamente organizzato”. I meno abbienti, che si rifiutarono di ricevere il battesimo, sono fatti salire su piccole imbarcazioni senza remi e abbandonati alla corrente del Danubio, dopo aver giurato di non far più ritorno in Austria. Il fiume li porta fino a Bratislava, che allora apparteneva al regno di Ungheria.

I beni mobili e immobili delle famiglie ebree sono confiscati, le abitazioni cedute o vendute agli amici del duca. Molti degli ebrei arrestati muoiono in prigione in seguito alle torture subite, sia per il rifiuto da essi opposto di ricevere il battesimo o di rivelare il presunto nascondiglio di tesori di loro proprietà.

La “Chronica Austriae” redatta nel 1464 dal teologo e storico Thomas Ebendorfer riferisce che parte degli ebrei preferì togliersi la vita, per sottrarsi al battesimo coatto ordinato da Albrecht V e dai membri della Facoltà di teologia di Vienna. A quei gesti disperati è dedicata una targa ancor oggi visibile nella Judenplatz. Vi si legge: “Kiddusch HaSchem significa Santificazione di Dio. Con questa consapevolezza gli ebrei di Vienna, nella sinagoga che si trovava qui nella Judenplatz, centro di una importante comunità ebraica, scelsero di darsi volontariamente la morte, per sottrarsi al battesimo coatto da essi temuto al tempo delle persecuzioni del 1420-21”.

L’eco della Gesera viennese era giunto fino a Roma, tanto da indurre il papa a richiamare il duca Albrecht V al rispetto delle norme del diritto canonico del tempo e a minacciare i preti di scomunica, qualora avessero imposto il battesimo ai bambini sotto i 12 anni, contro la volontà dei loro genitori. Ma ormai era cosa fatta. I bambini erano stati battezzati e gli ebrei ancora presenti a Vienna erano stati bruciati vivi sulle Weissgerberlände, oggi nel terzo distretto di Vienna (quello dove ha sede anche l’Ambasciata d’Italia).

Per giustificare quei crimini davanti al pontefice si ricorse alla ben collaudata menzogna: gli ebrei erano stati puniti, perché avevano profanato l’ostia consacrata. Anzi, per comprovare a posteriori l’accusa, il 16 aprile viene arrestato un sagrestano di Enns, con l’accusa di essere stato lui a vendere le ostie agli ebrei. Anche il pover’uomo more bruciato sul rogo.

Ma quali erano state le vere ragioni che avevano indotto Albrecht V a scatenarsi contro gli ebrei, abbandonando la linea di politica religiosa degli Asburgo, che fino ad allora avevano garantito protezione e libertà agli ebrei, imponendo loro in cambio un elevato carico fiscale? Le tesi sono discordanti e anche gli approfondimenti storici che sono stati fatti a livello accademico, in occasione dei 600 anni della Wiener Gesera, non hanno portato a conclusioni definitive. L’ipotesi più condivisa mette in primo piano le necessità finanziarie del ducato, stremato dalle guerre contro gli hussiti e alla ricerca di soldi per il matrimonio con Elisabetta di Lussemburgo, figlia del re Sigismondo.

Ma non mancherebbero anche motivazioni religiose, per quanto ci sembri inconcepibile che esse possano giustificare una persecuzione criminale. Induce a questa interpretazione il ruolo svolto dai teologi della Facoltà di Vienna per imporre con la forza il battesimo agli ebrei, chiedendo al tempo stesso che ai “nuovi cristiani” fossero donate le abitazioni rimaste vuote nella “Wiener Judenstadt”. C’era di mezzo la guerra senza quartiere contro le eresie e i nemici della fede. Fin dal 1419 la Facoltà teologica di Vienna aveva individuato un presunto collegamento tra ebrei, hussiti e valdesi, permessa per l’odio scatenato contro gli ebrei.

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Benché siano passati 600 anni, Vienna conserva un documento eccezionale della Wiener Gesera: i ruderi della sinagoga medioevale, rasa al suolo nel 1421. Si trova nel sottosuolo della Judenplatz, nel primo distretto. Vi si accede dal vicino Museo ebraico (una delle due sedi presenti nella capitale), attraverso un passaggio sotterraneo. Alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, nell’ambito di una completa ristrutturazione della piazza, il Comune di Vienna ha provveduto al restauro di ciò che resta della sinagoga. Nella Judenplatz, proprio sopra il sito della sinagoga, è stato costruito un monumento dedicato alle vittime della Shoah.

NELLE FOTO, i resti della sinagoga medioevale di Vienna, distrutta nel 1421 nel corso della Wiener Gesera e ora sotto il livello del suolo, e il monumento alle vittime della Shoa costruito negli anni ’90 nella Judenplatz, proprio sopra il sito dell’antica sinagoga.

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