Sabato 18 Maggio 2024

18.03.28 Vienna, Robert Salfenauer con moglie Mara SalfenauerAllgemeines Krankenhaus Wien, Ospedale generale di Vienna. Un padre affettuoso non può trattenersi nella stanza dov’è ricoverata la figlia morente, per poterle tenere la mano nel poco tempo che le resta da vivere, perché nella stessa stanza è ricoverata anche una donna musulmana, fedele ai precetti più radicali della religione islamica, che non tollera la presenza di un uomo, benché il suo letto sia separato da quello dell’altra paziente da un paravento. Questa notizia era stata data tre giorni fa dal “Messaggero” di Roma e subito ripresa da altri giornali (tra cui “Il Gazzettino”, “Il Giornale”, “Il Secolo d’Italia”) e da vari siti web, da “Dagospia” a “Sostenitori delle forze dell’ordine”.

Le circostanze descritte suscitano indignazione e giustificherebbero l’allarme dovuto alla presenza in Austria (ma anche in Italia) di un numero crescente di persone di fede islamica, non disposte ad accettare gli stili di vita della società che le ospita, ma al contrario decise a imporre i loro. Come nel caso appena riferito, venuto alla ribalta dopo che il padre della ragazza “morente”, Robert Salfenauer, 56 anni, consulente legale aziendale, aveva raccontato quel che gli era capitato alla “Kronen Zeitung”, quotidiano tabloid di Vienna.

Al giornale l’uomo aveva riferito che lui e la moglie avevano accompagnato all’ospedale la figlia Chiara, di 23 anni, da 5 affetta da sclerosi multipla. Nella stanza assegnatale era ricoverata anche un’altra paziente, ma i letti erano separati da un paravento, per consentire un minimo di privacy. Quando però l’altra ospite – una donna islamica, completamente velata dal niqab – aveva sentito una voce maschile aveva incominciato a urlare, intimando all’uomo di andarsene. I genitori di Chiara si erano visti costretti a lasciare la stanza, trattenendosi sulla porta, per restare almeno in contatto visivo con la figlia. Ma nemmeno questo era bastato. La paziente musulmana aveva chiamato i medici che, con l’intervento del personale della sicurezza, avevano accompagnato fuori dall’ospedale i due genitori esterrefatti.

Fin qui la notizia riportata dai media italiani, avendo come unica fonte la “Kronen Zeitung” o, di seconda mano, il “Messaggero”. Ne riparliamo oggi, perché alcuni lettori di questo blog ci hanno chiesto se l’episodio fosse vero o una bufala e perché non ne avessimo ancora parlato. Rispondiamo che l’episodio è realmente accaduto, anche se non nel modo in cui è stato riportato dai giornali italiani. Ad aggiustare il tiro era stata la stessa “Kronen Zeitung”, in un secondo articolo apparso il giorno dopo, ma evidentemente sfuggito all’attenzione dei media italiani.

Andiamo con ordine. Innanzitutto Chiara Salfenauer (la figlia) è gravemente ammalata, ma non è morente. Ogni sei mesi deve sottoporsi a un’infusione, per la quale prudenzialmente viene trattenuta in ospedale 24 ore. L’immagine del padre, che tiene la mano della figlia morente, è dunque frutto di fantasia: la figlia non è morente e il padre può tenerle la mano quando vuole, per sei mesi di seguito, salvo in quelle 24 ore in cui deve sottoporsi all’infusione in ospedale.

Secondo punto. La donna islamica, con cui Chiara ha condiviso la camera, è reduce da un parto difficile e il neonato prematuro non può essere allattato al seno. Per questa ragione la donna è costretta a tirarsi il latte, per poi farglielo bere da un biberon. Lo fa, naturalmente, quando non è orario di visite, per non spogliarsi mentre nella camera (che ospita tre letti) sono presenti dei visitatori.

I coniugi Salfenauer erano giunti al capezzale della figlia al di fuori dell’orario fissato per le visite, quando, a rigore di regolamento, non sarebbero potuti entrare. Ma anche negli ospedali austriaci in fatto di orari si è piuttosto elastici: ciò che importa è il benessere dei pazienti. Senonché, una volta nella stanza, di proposito o per distrazione, Robert Salfenauer aveva sbirciato oltre il paravento, sorprendendo l’altra ricoverata a seno nudo, con il tiralatte in mano. La donna aveva protestato e l’uomo si era subito ritratto. Ma poco dopo era tornato a sbirciare e a questo punto la neo-mamma aveva dato in escandescenze, richiamando l’attenzione dei sanitari.

Quel che è accaduto dopo si può solo immaginare. La direzione dell’ospedale parla di un’escalation verbale, per por fine alla quale l’unica soluzione possibile era stata quella di allontanare dall’ospedale il padre infuriato, non essendo possibile fare altrettanto con la donna musulmana, in quanto degente.

L’incidente, se così possiamo definirlo, è stato interpretato, da chi non ne conosceva esattamente le circostanze, come un ennesimo atto di prevaricazione di una donna straniera e musulmana, accecata dal suo fanatismo religioso. Ed è questa sostanzialmente l’interpretazione che si legge in controluce nei titoli dei media italiani che ne hanno riferito. Ne diamo una rassegna, senza indicare le testate che li hanno pubblicati: “La figlia è in fin di vita, musulmana in stanza con lei urla e caccia il padre”, “Non può visitare la figlia morente perché paziente islamica non vuole maschi in stanza”, “La figlia morente in ospedale è in stanza con una musulmana, il padre non può entrare a farle visita”, “Padre rinuncia a visitare figlia in ospedale per una musulmana”, “Austria, la figlia morente in ospedale è in stanza con una musulmana, il padre non può entrare a farle visita”, “Figlia in ospedale con islamica: il papà deve uscire dalla stanza”, “Austria: la storia del padre che non può visitare la figlia in ospedale per colpa di una musulmana”, “Austria sotto choc per il padre che non può far visita in ospedale alla figlia morente a causa dei precetti dell’islam radicale”.

Ora eliminiamo subito da questi titoli la storia della figlia morente, che è falsa, e proviamo a immaginarci, per un solo momento, che la puerpera non sia una fanatica musulmana, ma una viennese doc, nata a Vienna da genitori viennesi. Ce l’avete davanti agli occhi? Bene, immaginiamo ora di vederla a letto, a seno nudo, che tira il latte, preoccupata per il suo piccolo appena nato e sottopeso, che non può allattare direttamente. E immaginiamoci, a questo punto, che nella stanza entrino degli estranei e che lo facciano fuori orario di visita, benché non ce ne sia affatto bisogno, perché devono solo accompagnare una loro figlia per una terapia che richiederà poche ore, dopo di che se ne tornerà a casa. E, mentre sono lì e si intrattengono a chiacchierare con la figlia, il padre si sporge oltre il paravento e dà un’occhiata alla donna con il tiralatte. Viene redarguito dalla neomamma e si ritrae, ma poi il curiosone sbircia di nuovo. Credete che una donna viennese – non una fanatica islamica – non avrebbe reagito allo stesso modo, nei confronti di quell’intruso, maleducato recidivo?

Ah, già, il niqab. La donna era a seno nudo, ma indossava il niqab, mentre una recente legge vieta in Austria di celarsi il volto in pubblico. Mentre veniva allontanato dall’ospedale, il padre infuriato aveva contestato al personale sanitario questa circostanza, dando involontariamente prova di aver sbirciato oltre il paravento.

 

NELLA FOTO, tratta dalle pagine della “Kronen Zeitung”, i coniugi Robert e Mara Salfenauer, genitori della giovane sottoposta a cure nell’Ospedale generale di Vienna.

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