Sabato 18 Maggio 2024

NATIONALRAT: BUDGETREDE PR?LL19.01.23 Parlamento Vienna (Nationalrat), sede provvisoriaLi chiamiamo i “costi della politica”. Sono i soldi che vanno ai partiti per consentire loro di avere una sede, svolgere attività di proselitismo, organizzare corsi di formazione per i propri iscritti, gestire le campagne elettorali. A taluni possono sembrare una spesa superflua. Altri invece li considerano essenziali per la democrazia: per consentire la formazione di una classe politica preparata e per evitare che alla politica possano dedicarsi soltanto quelli che hanno soldi.

Anche in Austria la politica ha un costo. Alcuni saranno sorpresi, ma è cinque volte superiore a quello italiano. Se ne sta discutendo in questi giorni, per decidere se il contributo pubblico stanziato finora debba essere mantenuto inalterato o se vada aumentato, per adeguarlo all’aumento del costo della vita. Stiamo parlando di oltre 200 milioni all’anno, tra fondi federali e fondi regionali (cioè quelli che eroga lo Stato ai partiti rappresentati in Parlamento e quelli erogati dai singoli Länder ai partiti della propria regione).

Il finanziamento base ammonta attualmente a 158 milioni. A questi si aggiunge il denaro destinato ai gruppi parlamentari e consiliari (nei consigli regionali), nonché a quelle che qui si chiamano “accademie”. Sono le scuole di formazione dei militanti, come un tempo esistevano anche nei partiti italiani e che ora non esistono praticamente più (il che spiega l’incompetenza a volte clamorosa di alcuni esponenti politici di oggi). Le “accademie” di partito in Austria sono organi previsti addirittura dalla Costituzione e i fondi ad essi destinati devono servire esclusivamente all’attività di formazione (in passato si è assistito a distrazioni di questi fondi, per altre attività di partito, che sono state sanzionate penalmente).

Ma torniamo ai 158 milioni annuali. Come viene ripartita la torta? La regola è molto semplice, anche se da molti criticata: in base ai voti ricevuti alle ultime elezioni. Dei 158 milioni, la fetta più grossa di 45,9 milioni va all’Övp, il Partito popolare guidato da Sebastian Kurz, che è anche cancelliere. L’Spö (Partito socialdemocratico), secondo alle elezioni, incassa 41,8 milioni. Seguono l’Fpö (il Partito liberalnazionale dell’estrema destra sovranista) con 36,4 milioni, i Verdi con 10,7 milioni, la Neos (partito conservatore di orientamento liberale) con 5,9. Infine Jetzt (è la lista personale dell’ex verde Peter Pilz, che prima si chiamava “Liste Pilz” e poi ha cambiato nome, diventando “Jetzt”, che significa “Adesso”) con 1,7 milioni.

Probabilmente potranno sembrare strani i 10,7 milioni assegnati ai Verdi, che alle ultime elezioni non hanno superato la soglia del 4% e pertanto non sono rappresentati in Parlamento. Non ricevono nulla dallo Stato, ma sono presenti in molti consigli regionali, e quei 10,7 milioni vengono da lì.

A questi finanziamenti federali e regionali ai partiti, come dicevamo, si aggiungono quelli ai gruppi consiliari e alle “accademie”, che portano il totale a superare i 200 milioni annui. Ma non finisce qui: in alcune grandi città – tra cui Vienna, Graz, Linz – i partiti ricevono soldi anche dai Comuni. Sono enti locali che dispongono di uno proprio statuto che consente loro simili forme di finanziamento.

Stiamo parlando, come si può capire, di tanti soldi. Possiamo rendercene meglio conto facendo un raffronto con l’Italia, dove i contributi ai gruppi parlamentari ammontano a circa 52 milioni all’anno, cui si aggiungono i proventi del 2 per mille (altri 15,3 milioni).

 Attualmente il dibattito in corso riguarda l’adeguamento (leggi: aumento) del finanziamento, per compensare l’inflazione. A livello federale si passerebbe dal finanziamento attuale di 29,4 milioni a un finanziamento di 31,7 milioni. A livello di Länder il problema non si pone, dato che i finanziamenti regionali vengono aggiornati automaticamente ogni anno, salvo che in Carinzia e nel Salisburghese, dove i consigli vi hanno rinunciato.

Sull’aumento del finanziamento federale, che lo scorso anno era stato bloccato in considerazione delle difficoltà economiche generali, finora si è espresso soltanto il cancelliere Kurz, proponendo di lasciarlo invariato. Ma il partito di Kurz, che incassa quasi 46 milioni, può permettersi di essere generoso. L’Fpö, alleato di governo, finora non si è espresso. La decisione dovrà essere presa prima di aprile.

Quand’anche fosse accolta la proposta di Kurz e si rinunciasse all’aumento, i partiti non rischiano di morire di fame. In maggio, infatti, si tengono le elezioni europee per le quali, a differenza delle elezioni politiche nazionali e di quelle regionali, è previsto il rimborso delle spese elettorali. Sono 2 euro per ogni elettore, che porteranno nelle casse dei partiti altri 13 milioni.

 

NELLA FOTO, l’aula provvisoria del Parlamento austriaco, nella Neue Hofburg, in attesa che nella sua sede storica si concludano i lavori di ristrutturazione completa.

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