Sabato 18 Maggio 2024

19.10.25 Doppio passaporto, doppia cittadinanzaQuando si dice fare i conti senza l’oste! L’oste (o gli osti) in questo caso sono i sudtirolesi, quelli di lingua tedesca o ladina, a cui il governo austriaco – quello sfiduciato – aveva promesso la doppia cittadinanza. L’aveva promesso – era la spiegazione data dall’Övp e dall’Fpö, che allora erano partner della coalizione – per soddisfare un loro desiderio. Per far felici i “fratelli” a sud del Brennero Vienna aveva messo a repentaglio per la prima volta dopo decenni i rapporti di “grande amicizia” con Roma.

Ma davvero i “fratelli” del Sud Tirolo bramavano tanto diventare anche cittadini austriaci (oltre che italiani)? Qualcuno glielo aveva chiesto? Evidentemente no. Evidentemente il primo governo Kurz (presto conosceremo il secondo), sollecitato dall’Fpö, partito dell’estrema destra sovranista, si era lasciato ingannare dalla propaganda delle frange nazionaliste della popolazione sudtirolese, quelle dei “freiheitlichen” (nelle varie conformazioni assunte nel corso degli anni) e dei “cappelli piumati”. Che appunto sono “frange” e non esprimono il comune sentire di tutta la popolazione.

La verità è emersa ora da un sondaggio che la “Michael Gasmair Gesellschaft” (è un istituto culturale di Bolzano che porta il nome di un eroe della guerra dei contadini della prima metà del ‘500) ha commissionato ad Apollis, istituto di indagini sociali e demoscopiche: la grande maggioranza dei sudtirolesi è scettica o addirittura contraria all’idea di una doppia cittadinanza. Oltre il 60% degli intervistati hanno dichiarato che, qualora fosse istituita dall’Austria, non ne farebbero richiesta.

È interessante notare che l’atteggiamento di ripulsa è condiviso sia dai sudtirolesi di lingua tedesca e da quelli appartenenti alla minoranza italiana. “Tra la popolazione di lingua italiana e quella di lingua tedesca non c’è alcuna differenza”, ha constatato il politologo Günther Pallaver, dell’Università di Innsbruck, intervenuto mercoledì alla presentazione del sondaggio. Il sociologo Max Haller, presidente della Società viennese di sociologia, ha osservato che si tratta della prima ricerca seria tra i sudtirolesi su questa materia.

Ma quali sono in dettaglio i risultati raccolti? Il 63% delle persone intervistate considera la doppia cittadinanza una “idea problematica” o la rifiuta decisamente. Questo atteggiamento critico, come era prevedibile, sale al 71% nella popolazione di lingua italiana, ma resta comunque largamente maggioritario anche in quella di lingua tedesca (62%). Soltanto un quarto degli intervistati ha ritenuto la doppia cittadinanza una “buona idea” (20%) o addirittura una “idea molto buona” (5%).

La conseguenza è che soltanto una minoranza dei sudtirolesi si avvarrebbe della facoltà di poter disporre di un doppio passaporto. Il 13% ha dichiarato che ne farebbe richiesta “in ogni caso”, ma il 58% ha risposto che “sicuramente non” lo farebbe.

Da dove nasce questo atteggiamento maggioritario di rifiuto dell’iniziativa politica di Vienna? Da un calcolo opportunistico che tutto sommato conviene stare con l’Italia? Ci sentiamo austriaci, ma in Italia godiamo di privilegi che in Austria non avremmo? Non è così, perché l’acquisizione della doppia cittadinanza non farebbe venir meno quei privilegi, veri o presunti che siano. La risposta data dagli intervistati nel sondaggio rivela una consapevolezza politica molto più matura e diffusa. Molti degli intervistati, infatti, hanno dichiarato di temere che l’accesso alla doppia cittadinanza potrebbe avere conseguenze negative sulla buona convivenza tra i gruppi linguistici della provincia di Bolzano. La pensa così il 40% del campione intervistato, sia di quello tedesco che di quello italiano.

Sono passati i tempi in cui muri invalicabili separavano in provincia di Bolzano la comunità italiana da quella tedesca o ladina. Alcuni attriti si avvertono ancora, ma non vi sono più scuole rigidamente separate per le due comunità e non sono infrequenti matrimoni misti. Il modello “Alto Adige-Südtirol”, con il suo pacchetto di attuazione, in origine imposto da un accordo internazionale, oggi è una realtà vissuta, che i sudtirolesi considerano una ricchezza da preservare. Un autentico privilegio, più dei benefici economici derivanti dall’autonomia speciale.

Il sondaggio della “Michael Gasmair Gesellschaft” dimostra che i sudtirolesi lo hanno capito bene. Ora bisogna andarglielo a spiegare a quelli di Vienna.

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