Sabato 18 Maggio 2024

16-10-26-vienna-da-sx-hans-peter-doskozil-doris-bures-reinhold-mitterlehener-christian-kernL’Austria ha celebrato ieri la sua festa nazionale, la più importante del calendario, perché commemora la fine dell’occupazione alleata, dopo la seconda guerra mondiale, e la riacquistata indipendenza. Per la verità, ciò che si celebra in Austria il 26 ottobre è la neutralità del Paese, che fu decisa dal Parlamento austriaco in quella storica data del 1955.

Il giorno prima l’ultimo soldato britannico aveva lasciato il suolo austriaco. Già lo avevano fatto nei giorni antecedenti americani, francesi e sovietici. Il 26 ottobre 1955, in un certo senso, segna l’inizio dell’anno zero della nuova Repubblica, ritornata sovrana dopo la parentesi nazista, che ne aveva cancellato anche il nome dalla carta geografica, inventandone uno nuovo (Ostmark, marca orientale), e dopo dieci anni di presenza militare straniera.

Il primo atto della rinata repubblica è tuttavia un atto dovuto. La neutralità non fu una scelta, ma una condizione imposta dai sovietici per por fine all’occupazione. Mosca non voleva che l’Austria gravitasse nell’orbita occidentale e che finisse risucchiata nella Nato. E gli austriaci, dal canto loro, non volevano subire il destino della Germania, divisa in due. La “immerwährende Neutralität” (la “neutralità perpetua”, come viene definita nel testo di legge votato il 26 ottobre) fu dunque il prezzo pagato a uno dei vincitori, perché l’Austria tornasse ad essere libera, indipendente e indivisa.

Non fu una decisione facile. Molti in Austria temevano che la neutralità avrebbe portato gradualmente a una “finlandizzazione” del Paese, che avrebbe finito per subire le pressioni dell’Urss, presente con le sue divisioni corazzate subito al di là del confine ungherese. Ma alla fine prevalse il sì.

Date le premesse, dovrebbe sorprendere che proprio quel giorno sia diventato per gli austriaci giorno di festa nazionale, da celebrare in pompa magna. Di solito non si festeggia un ricatto. Ma nel tempo quella neutralità, inizialmente subita, è diventata un mito. Gli austriaci non ricordano più perché sono diventati neutrali, ma si sono convinti un po’ alla volta che i loro successi in campo economico, la loro crescita sociale e culturale, i tanti anni di pace siano dovuti proprio alla loro neutralità. Naturalmente non è così, ma i miti sono tali proprio perché si attribuiscono ad essi meriti indimostrabili e spesso inesistenti.

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Ieri, dunque, l’Austria ha celebrato la sua festa nazionale, con uffici, fabbriche e negozi chiusi. Aperte invece le caserme e le stanze del potere a Vienna, per consentire la visita dei cittadini. Tutte le stanze, meno quelle della presidenza della Repubblica, nella Hofburg, perché, come è noto, da quattro mesi l’Austria è senza presidente. Quello eletto in maggio, Alexander Van der Bellen, non è mai entrato in carica, perché il Partito liberalnazionale (Fpö) ha fatto ricorso alla Corte costituzionale, che ha annullato il voto per irregolarità. Si tornerà a votare il 4 dicembre e, se questa volta tutto andrà bene, il futuro presidente entrerà in carica a metà gennaio.

Le manifestazioni principali di ieri si sono tenute a Vienna, con il giuramento di 1250 reclute nella Heldenplatz, la “piazza degli eroi”, che si trova tra i palazzi della Hofburg e la Ringstrasse, mentre già in mattinata il cancelliere Christian Kern e il vicecancelliere Reinhold Mitterlehner avevano deposto una corona al monumento al milite ignoto, che si trova nella cripta posta sull’asse di accesso alla piazza. La novità di quest’anno è stata che, per la prima volta, la cerimonia è avvenuta in assenza di un capo dello Stato e il discorso ai soldati schierati nella piazza e ai cittadini convenuti è stato pronunciato dalla prima presidente del Parlamento, Doris Bures, che in questo tempo di vacanza presidenziale svolge anche le funzioni di capo dello Stato, congiuntamente con gli altri due presidenti parlamentari.

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Negli anni dell’Anschluss al Reich nazista, come abbiamo scritto sopra, il regime di Hitler aveva voluto annullare l’Austria, sostituendone anche il nome con quello di Ostmark. Qualche volta, in questo blog, ci è capitato di fare riferimento ad esponenti politici dell’estrema destra, militanti per lo più nell’Fpö, il Partito liberalnazionale, e ci è capitato anche di rilevare in essi simpatie per il passato regime nazista. Alcuni ci chiedono come si manifestino tali simpatie, perché nessuno di essi circola con la svastica al braccio o tiene la foto di Hitler sul cruscotto dell’auto. Non lo fa, perché sarebbe immediatamente sanzionato. Un modo per manifestare la loro “Weltanschaung”, per esempio, è quello di parlare dell’Austria, della loro patria, chiamandola “Ostmark”, come aveva voluto che fosse chiamata Hitler.

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Per la prima volta, dopo anni, la festa nazionale dell’Austria è stata celebrata anche a Trieste, per iniziativa del Consolato onorario d’Austria nel Friuli Venezia Giulia. La console Sabrina Strolego ha organizzato un ricevimento al Savoia Excelsior Palace, cui hanno partecipato un centinaio di esponenti dell’economia, della politica, della cultura e delle istituzioni. Molti ospiti – tra cui abbiamo notato la vedova di Jörg Haider, Claudia Haider – sono giunti anche dall’Austria.

Ai partecipanti la console Strolego ha spiegato il senso della commemorazione e ha illustrato alcune iniziative in atto, per rafforzare la collaborazione tra la nostra regione e l’Austria nel campo commerciale e in quello dell’istruzione, con scambi di studenti tra le scuole dei due Paesi. Ha anche accennato al programma di eventi con cui Trieste intende ricordare nel 2017 il trecentesimo anniversario della nascita dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria.

NELLA FOTO, la prima presidente del Parlamento, Doris Bures, mentre passa in rassegna i reparti militari schierati nella Heldenplatz; accanto a lei, da sinistra, il ministro della difesa Hans Peter Doskozil, il cancelliere Christian Kern e, alle sue spalle, il vicecancelliere Reinhold Mitterlehner.

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