Lunedì 7 Ottobre 2024

726scheuch_neu_160110_726Il congresso del Bzö carinziano, tenutosi domenica a Klagenfurt, rappresenta una svolta nella storia del cosiddetto “terzo lager”, cioè di quell’area politica austriaca di destra, che comprende al suo interno sia forze liberali che forze nazionaliste, definito “terzo” rispetto agli altri due tradizionali “lager” austriaci, quello socialdemocratico e quello cristiano sociale (o popolare, come lo si è voluto chiamare dopo la guerra). Rappresenta una svolta, perché segna la riunificazione tra il Bzö e l’Fpö, dopo la scissione del 2005, anche se forse però non interpreta correttamente la volontà degli iscritti e degli elettori. Se questo sospetto sia giustificato lo si vedrà alle prossime elezioni. Ma proprio per riuscire meglio a capire quel che accadrà, è opportuno mettere a fuoco altri aspetti del congresso di domenica. A cominciare dal risultato.

Per brevità ieri avevo scritto che la fusione a destra era stata approvata dal 90,15% dei delegati al congresso. Non è esattamente così: 90,15 è la percentuale dei delegati che hanno votato per la rielezione di Uwe Scheuch alla presidenza del Bzö (o come si chiamerà in futuro questa formazione politica). La proposta di fusione non è stata sottoposta al voto con scheda, ma è stata approvata per acclamazione, quindi “all’unanimità”, come hanno dichiarato trionfanti a conclusione del congresso Scheuch, Dörfler & Co. Ma sicuramente chi domenica non ha votato per Scheuch (quel 9,85%) non era neppure d’accordo per la fusione.

Assente la famiglia Haider. Che gli iscritti al Bzö contrari con l’Fpö alla fusione fossero soltanto il 9,85% è alquanto dubbio. Nel foyer del Konzerthaus di Klagenfurt, dove si è tenuto il congresso, c’erano almeno altrettante persone contrarie alla fusione quanto i delegati ammessi in sala. Significativo lo striscione sorretto da alcune di esse: “Lieber Jörg, hilf uns, die Verräter zu verscheuchen“, che significa „Caro Jörg (Haider, ndr), aiutaci a liberarci dai traditori”. Ma la parola “verscheuchen” (scacciare, allontanare) risulta particolarmente divertente nel contesto, perché richiama il nome del presidente uscente e rieletto, Scheuch, promotore della fusione. È lui il “traditore” di cui i contestatori della fusione vorrebbero liberarsi.

In sala erano stati ammessi soltanto i delegati. Delegati da chi? Non si sa. Risulta che molti delegati ai precedenti congressi questa volta siano stati scaricati. L’impressione è che gli iscritti sgraditi, cioè contrari alla fusione, questa volta siano stati tenuti alla larga. Persino i presidenti di sezione non allineati. Persino Stefan Markowitz, che pure è un deputato al Parlamento, è stato scortato alla porta dal servizio di sicurezza: la sua presenza non era gradita. E, per la prima volta, non si è visto nessun componente della famiglia Haider. Non è che non volessero venire. Se fossero stati invitati, non sarebbero certo mancati, se non altro per rispetto alla memoria del defunto Jörg. Semplicemente non sono stati invitati. Che c’entri qualcosa il fatto che la vedova, la sorella, persino la mamma ultranovantenne si erano espresse contro la fusione?

bucher_726_koscherOppositori a basso volume. Ci sono tanti modi per combattere gli oppositori interni a un partito. In Italia siamo esperti in materia. A Klagenfurt si sono scelti quelli più rozzi. Per esempio il volume dell’impianto di amplificazione. Quando, dopo Scheuch e Dörfler, hanno preso la parola Josef Bucher e Stefan Petzner, il volume è stato curiosamente abbassato, cosicché spesso le loro voci erano coperte dai fischi dell’uditorio. Non solo: sui monitor, che trasmettevano le immagini del congresso nel foyer, quelle di Bucher e di Petzner (e di altri intervenuti contrari alla fusione) non si sono viste; al loro posto, l’intitolazione del congresso e lo slogan “Per una Carinzia forte”. Eppure, fin prima si erano viste le facce di Scheuch e di Dörfler. Se si è trattato di un guasto alle telecamere, questo è stato provvidenzialmente riparato per poter tornare a trasmettere quando Scheuch e Dörfler hanno ripreso la parola.

Un altro esempio di come in Carinzia si fa politica. In apertura del congresso è stato proiettato un audiovisivo che illustrava i trionfi di Haider, dal congresso di Innsbruck del 1986, che lo elesse alla guida dell’Fpö, alla vittoria elettorale del 1999, da cui nacque il primo governo di centrodestra, fino alla sua morte nell’ottobre 2008, e alle successive elezioni regionali in Carinzia e altrove. Casualmente, le immagini dei trionfi elettorali a Vienna e a Klagenfurt erano accompagnate dalle immagini di Scheuch, quelle delle sconfitte (per esempio nel Vorarlberg), dalle immagini di Bucher. Tanto per essere chiari.

Un leader senza partito. E ora che farà Bucher, rimasto leader nazionale di un partito che in Carinzia non esiste più, perché si chiamerà d’ora in poi Fpk e sarà associato all’Fpö? Per oggi ha annunciato una conferenza stampa, in cui dirà che cosa intende fare. Sabato sera si era limitato a “prendere atto” dei risultati congressuali, commentando: “Questo non è più il mio partito”. Sicuramente potrebbe contare su una fetta – quanto grossa non si sa – di iscritti contrari alla fusione. Ma in che modo? Josef Bucher in Carinzia è ormai un “senzatetto”. Per quanto pilotata possa essere stata la scelta dei delegati, il risultato del congresso è ufficiale e nel partito Bucher è sconfitto. Se vuole, può fondarne un altro con i dissidenti. Ma con quali mezzi? In quali sedi? Senza considerare poi che sul carro di Scheuch e dei vincitori si è schierato l’intero governo del Land, quello che tiene i cordoni della borsa, con cui finora i successori di Haider sono riusciti a comprarsi il consenso.

È dunque verosimile che il congresso di sabato abbia segnato la fine politica di Bucher. Ed è un peccato per la Carinzia, perché perde un uomo per bene – merce rara di questi tempi – e con visioni politiche di grande respiro. Sarà una magra consolazione per lui verificare, tra quattro anni, se gli elettori condanneranno quelli che sabato lo hanno messo alla porta. Perché ciò non servirà a rimettere in piedi il partito che lui voleva.

Nella foto in alto, Uwe Scheuch soddisfatto dopo il risultato del voto; al centro, Josef Bucher mentre parla al congresso, interrotto spesso dai fischi.

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