Si chiamava Bzö – Lega per il futuro dell’Austria – il partito fondato da Jörg Haider nel 2005. Avrebbe dovuto guidare l’Austria verso un futuro radioso, ma così non è stato. Alle volte i nomi andrebbero scelti con più prudenza, perché altrimenti alimentano aspettative ambiziose che poi non trovano riscontro nei fatti. La “Lega per il futuro dell’Austria”, per esempio, ha dimostrato fin dall’inizio di non interessare agli austriaci, ma soltanto ai carinziani. Si è vista ridimensionata, così, a partito regionale, di una sola regione, la Carinzia, grande quanto la provincia di Udine.
La tragica morte di Haider non c’entra con questa “deminutio” della sua creatura: la “Lega per il futuro dell’Austria” era diventata, di fatto, “Lega per il futuro della Carinzia e basta” già quando Haider era in vita. Quando Haider è morto, il destino del Bzö è apparso subito segnato, nonostante il giuramento solenne dei suoi epigoni di volerne difendere l’eredità.
Quel “futuro” per il quale Haider aveva inventato la “Lega” è durato soltanto un anno dopo la sua morte e si è definitivamente concluso domenica scorsa, al congresso del partito che ha votato a larghissima maggioranza dei delegati la confluenza nella “casa madre” dell’Fpö. Sono stati proprio i più fedeli seguaci di Haider – il vicegovernatore della Carinzia Gerhard Dörfler, ora governatore, il segretario politico Uwe Scheuch, l’assessore alle finanze Harald Dobernig e altri, tutti personaggi che Haider aveva fatto diventare grandi in politica dal nulla – a decretarne la fine. Quasi un parricidio! La fedeltà non è più una virtù.
Come in tutte le guerre, anche in questa ci sono dei “giapponesi” decisi a non deporre le armi. Si chiamano Josef Bucher, albergatore carinziano, anche lui cresciuto all’ombra di Haider e da Haider nominato capolista alle vittoriose elezioni politiche che si erano svolte nel settembre 2008, un mese prima della morte del capo. Si chiamano Stefan Petzner, segretario del partito oltre che segretario particolare di Haider o, come lui stesso si era definito in un outing accorato e sincero, “Lebensmensch” di Haider. Si chiamano Stefan Markowitz, deputato al parlamento, organizzatore di eventi nella vita privata, rimasto fedele al partito di Haider nonostante le minacce di Scheuch e C. di boicottaggio alle sue iniziative qualora non fosse passato dalla loro parte.
Sono questi e altri “giapponesi” che ora cercano di dimostrare ai carinziani che sì, la fedeltà può essere ancora una virtù. Fedeltà non soltanto nei confronti di un leader morto e sepolto, ma nei confronti di quegli elettori che nel marzo scorso avevano scelto di votare per il Bzö (45%) e che ora si ritroveranno intruppati nell’Fpö (3%).
Bucher e Petzner hanno annunciato ieri mattina, in una conferenza stampa, di voler far rinascere il Bzö, con chi ci sta. Un’assemblea costitutiva – o ricostituiva – è stata convocata per il 30 gennaio. L’invito sarà rivolto ai 5.800 carinziani che fino a ieri avevano in tasca la tessera del Bzö e che ora si sono ritrovati automaticamente trasferiti nell’Fpö. Non sarà un’impresa facile, perché Bucher e Petzner incominciano la loro avventura a mani vuote: le sedi di partito, i telefoni, i computer, le segreterie, i soldi se li sono portati con sé Scheucher e Dörfler. Ma Bucher e Petzner hanno la determinazione e la rabbia di chi non vuole accettare il risultato di un congresso pilotato e confidano che altri carinziani, molti altri, la pensino come loro.
Sono decisi a combattere fino alla fine. Come i “giapponesi” nelle isole del Pacifico, appunto.
Nella foto, Josef Bucher e Stefan Petzner durante la conferenza stampa di ieri mattina a Klagenfurt.