Non è andato giù al governatore della Carinzia Gerhard Dörfler l’ordine dell’Unione Europea di togliere le bandiere nazionali ai valichi di confine. La direttiva è stata interpretata come un’ulteriore “intrusione dei burocrati di Bruxelles” negli affari interni del Paese. Per la verità il provvedimento non riguarda soltanto le bandiere, ma tutte le infrastrutture: le sbarre di confine, i gabbiotti della polizia di frontiera, le caserme e gli edifici della dogana. Insomma, ogni traccia di un confine che ora non dovrebbe esistere più, grazie a Schengen.
Ma è il divieto di esporre la bandiera che è bruciato di più a Dörfler, che lo ha visto quasi come un vulnus all’identità nazionale austriaca.
Che fare allora? La reazione è stata pressoché immediata. Al posto delle bandiere il governatore della Carinzia ha deciso di far installare dei cartelloni di benvenuto, come quelli che si vedono all’ingresso delle località turistiche. Solo che questa volta i cartelloni hanno i colori della bandiera. Non di quella nazionale austriaca, ma di quella della Carinzia.
Ieri sono stati collocati i primi due: uno sulla strada statale al confine con l’Italia, a Thörl-Maglern (che corrisponde in Italia a Coccau), l’altro sulla strada del Wurzenpass, al confine con la Slovenia. Sono soltanto i primi due di una serie di 26 cartelloni che presto vedremo collocati su tutte le strade in uscita dalla Carinzia: tre in direzione dell’Italia (oltre al valico di Thörl-Maglern-Coccau, anche a Passo Pramollo e al passo di Monte Croce Carnico), 7 verso la Slovenia, 3 verso il Tirolo Orientale, 2 verso il Salisburghese e 11 verso la Stiria.
Alla collocazione dei due primi cartelloni, ieri mattina, è voluto essere presente lo stesso Dörfler. “Dopo il divieto imposto dai burocrati di Bruxelles – ha dichiarato – per me è importante che almeno la Carinzia dia il benvenuto ai suoi ospiti con dignità e amicizia”.