Mercoledì 4 Dicembre 2024

20.03.22 Ischgl, bar aprés-ski KitzlochNon è stata soltanto una sottovalutazione del rischio quella che ha indotto gli operatori turistici di Ischgl e dintorni a chiudere gli occhi di fronte al primo apparire del Coronavirus. La decisione di non dare l’allarme, di non chiudere gli impianti e gli alberghi, di non avvertire gli ospiti del pericolo che stavano correndo è stata una scelta consapevole. Le conseguenze sono ora note: centinaia di persone contagiate, che hanno diffuso il virus in Islanda, Norvegia, Danimarca, Germania, Gran Bretagna, forse anche Polonia.

Sullo sfondo, la potente lobby delle società proprietarie degli impianti di risalita del Tirolo assolutamente contrarie a una interruzione anticipata della stagione. Lo si evince da uno scambio di sms divenuti pubblici in questi giorni tra il parlamentare tirolese (Övp) e il titolare dell’aprés-ski bar Kitzloch, il noto locale di Ischgl (nella foto), dove si sono registrati i primi casi di Coronavirus.

Hörl, che oltre che politico è anche titolare di un hotel a Gerlos, nella Zillertal, invia il primo sms il 9 marzo. Vuole convincere il titolare del Kitzloch a chiudere. Due giorni prima uno dei suoi barman era risultato positivo al test del Coronavirus. Era meglio perciò che il locale interrompesse l’attività, per por fine alle chiacchiere che avrebbero potuto condurre a una fine anticipata della stagione a Ischgl e forse in tutto il Tirolo.

Quanto in quel momento fosse sottovalutata la gravità della situazione lo dimostrano le righe dell’sms in cui Hörl rassicura il titolare del bar che “dopo una settimana le acque si saranno calmate” e lui potrà riprendere l’attività. Ma nello stesso giorno arrivano gli esiti dei test eseguiti sugli altri dipendenti del locale, 15 dei quali risultano contagiati. Alla sera il Land ordina la chiusura del Kitzloch (non ancora degli altri esercizi e degli impianti, che resteranno aperti per tutta la settimana).

Hörl ha spiegato successivamente di aver inviato quell’sms, per indurre alla ragione un esercente che in quel momento gli sembrava caparbio. Ma non ha detto tutto. Il resto lo ha aggiunto il titolare del Kitzloch. Hörl gli avrebbe dato “un consiglio discreto da imprenditore”, avvertendolo che, se la stagione fosse stata interrotta, lui non avrebbe più lavorato. Tutte le decisioni e le iniziative sarebbero state concordate “dal primo momento con le autorità sanitarie, l’ufficiale sanitario, la polizia ecc.”.

Sa davvero fossero tutti d’accordo per mettere a tacere le voci sempre più frequenti sul Coronavirus non è dimostrato. Quel che è certo è che, di fronte alle segnalazioni di contagi che arrivavano da mezza Europa, le autorità sanitarie tirolesi fino a quel momento avevano negato qualsiasi relazione con Ischgl e nulla aveva fatto il Land per prendere misure di tutela della salute pubblica. Ischgl e la valle di Paznaun, come è noto, furono poste in quarantena dopo una settimana per decisione del governo federale, non di quello di Innsbruck.

Markus Abwerzger, capogruppo dell’Fpö, partito dell’estrema destra sovranista, parla di “uno scandalo politico”, perché lo scambio di sms dimostrerebbe che si voleva a tutti i costi far proseguire la stagione turistica, e si attende perciò un chiarimento dal governatore del Tirolo, Günther Platter. Abwerzger è all’opposizione e fa il suo mestiere. Ma quel che è accaduto a Ischgl è di una gravità tale che anche chi non è all’opposizione vorrebbe qualche spiegazione.

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