Sabato 18 Maggio 2024

19.01.30 Sebastian Kurz - CopiaL’Austria ha fatto la sua scelta di campo in Venezuela, schierandosi con Juan Guaidò e allineandosi così a Germania, Francia e Spagna. Le dichiarazioni rilasciate ieri in un’intervista dal cancelliere Sebastian Kurz (Övp) pongono fine, così, a una situazione di incertezza. Per il Paese sudamericano Kurz ha chiesto “nuove elezioni, libere e regolari”. Qualora il presidente Nicolas Maduro dovesse opporvisi, “riconosceremo il capo del Parlamento Guaidò quale legittimo presidente provvisorio del Venezuela, com’è previsto dalla Costituzione”.

Nel qual caso, secondo Kurz, si dovrebbe prendere in considerazione anche una “estensione delle sanzioni dell’Ue mirate contro altri membri del regime Maduro”, allo scopo di “esercitare una maggiore pressione”. Kurz ha definito “drammatica” la situazione e nuove elezioni potrebbero evitare una ulteriore “escalation” della tensione, evitando altri spargimenti di sangue nelle strade. “Dobbiamo aiutare uomini che soffrono gravemente le conseguenze di un malgoverno socialista e di un’economia clientelare”. Alla domanda, se metteva in conto anche un intervento militare degli Usa, Kurz ha risposto: “Dobbiamo urgentemente trovare con i nostri partner una soluzione politica alla crisi in corso”.

Quali partner? Per il momento solo alcuni Paesi dell’Ue. Non l’Italia, che ondeggia tra una Lega pro Guaidò e i 5 Stelle pro Maduro (anche se probabilmente non tutti). E nemmeno i Paesi del gruppo di Visegrad. È già una sorpresa la scelta di campo dell’Austria, dove una componente del governo, quella sovranista dell’Fpö, sembra più vicina a Putin che alla democrazie occidentali (non possiamo non ricordare qui la partecipazione del capo del Cremlino, in agosto, alle nozze della ministra degli Esteri, Karin Kneissl).

Ma evidentemente la linea della politica estera austriaca la detta Kurz, pur avendo per compagni di viaggio i populisti dell’Fpö. Il giovane cancelliere sembra non sbagliare una mossa da quando è in carica (anzi, da prima, quando era sottosegretario all’integrazione e poi ministro degli Esteri). Dopo un anno alla guida del governo i suoi consensi sono aumentati, anziché diminuire, tanto che secondo alcuni osservatori presto potrebbe sfondare il tetto del 40%.

Il fenomeno Kurz è tale che Ard, la prima rete televisiva pubblica tedesca, ha mandato in onda lunedì sera un documentario di 44 minuti sul giovane leader, frutto del lavoro di un team di giornalisti e teleoperatori che hanno seguito Kurz per un anno intero. Un’attenzione del genere non era mai stata riservata a nessun personaggio politico, nemmeno tedesco. Il titolo “Auf schmalem Grat” (“Sul crinale sottile”) sottolinea la condizione vertiginosa in cui si trova a governare Sebastian Kurz, dovendo mantenere un equilibrio europeista, tollerante, democratico, avendo per alleato un partito che un giorno sì e l’altro anche propone l’uscita dall’euro o addirittura dell’Ue, manifesta atteggiamenti antisemiti e razzisti, propone inquietanti misure nel campo della sicurezza pubblica e dei servizi di intelligence. Il documentario parla di “riskante Politkurs des Sebastian Kurz”.

Le prime immagini sono di una Vienna buia, prima dell’alba. Il quartiere è quello popolare di Meidling, dove Kurz è sempre vissuto. Un’auto di servizio lo aspetta sotto casa, per accompagnarlo alla Ballhausplatz, la cancelleria federale. Non aggiungiamo altro, per non privare del piacere della scoperta chi vorrà vedersi per intero il documentario, disponibile nel sito di ARD fino al 4 febbraio.

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