Domenica 2 Giugno 2024

11.06.17 Hypo KlagenfurtI soldi per salvare le banche si trovano, mentre invece non si trovano quelli che servirebbero per chi perde il lavoro o per i lavoratori anziani, che la riforma pensionistica costringe a timbrare il cartellino più a lungo. Sono considerazioni che vengono fatte anche in Austria, non soltanto in Italia. Anche perché un Paese piccolo come la vicina repubblica transalpina, con soli 8,5 milioni di abitanti, ha speso fino al 2014 ben 28,8 miliardi per salvare o rimettere in piedi i suoi istituti di credito in difficoltà.

Quasi 29 miliardi di euro sono una somma enorme, che corrisponde a circa il 10% del debito pubblico (in Austria ammonta a 295 miliardi). Le ultime leggi finanziarie ne sono state fortemente condizionate, costringendo il governo a tagli di spesa anche dolorosi, soprattutto nel campo del welfare. Ma non basta. L’importo complessivo dei costi supera i 30 miliardi, se aggiungiamo 1,23 miliardi che lo Stato austriaco, nella sua veste di azionista unico di Hypo Bank, ha dovuto versare al Land tedesco della Baviera, che a sua volta è azionista di maggioranza di Bayern Lb (già proprietaria di Hypo, prima della nazionalizzazione), per mettere una pietra tombale su un contenzioso giudiziario che altrimenti sarebbe potuto durare 10 anni.

Insomma, l’Austria si è dissanguata per soccorrere le banche. Lo ha fatto soprattutto per Hypo Bank, la holding di cui un tempo faceva parte anche la controllata italiana e che ora è stata trasformata in una bad bank dal nome Heta Asset Resolution. Hypo/Heta sta costando allo Stato austriaco 19,3 miliardi di euro. La parte restante degli aiuti è andata a Kommunalkredit (pure nazionalizzato), alle Volksbanken (Banche popolari) e a Ka Finanz.

Non è detto che parte delle risorse destinate al salvataggio di questi istituti non venga restituita. Il compito di Heta Asset Resolution è proprio questo: ha incamerato tutte le sofferenze di Hypo Bank e tutti i beni mobili e immobili pignorati a creditori insolventi. È possibile che alcuni di quei crediti possano essere ancora riscossi e che parte dei beni pignorati possano essere venduti. I più ottimisti sperano che il “costo” dell’ex holding bancaria carinziana possa ridursi nel lungo periodo a “soli” 10 miliardi.

Quello che abbiamo detto per l’Austria vale anche per l’Italia? C’è una tendenza anche in casa nostra a criminalizzare le banche, ma lo scenario qui è completamente diverso. Negli anni della grande crisi finanziaria ed economica, vale a dire tra il 2007 e il 2013, il Tesoro aveva emesso prima i cosiddetti “Tremonti bond”, nel 2009, e tre anni dopo anche i “Monti bond”. Solo quattro banche ne avevano approfittato, per un controvalore di poco più di 4 miliardi. Insomma, briciole, rispetto a quel che è avvenuto non soltanto in Austria, ma anche in Germania, dove gli aiuti alle banche hanno raggiunto i 247 miliardi.

Secondo i dati di Eurostat, nel periodo considerato, i sistemi bancari dell’area euro hanno ricevuto aiuti per 517,9 miliardi. Se si considerano anche i Paesi dell’Ue al di fuori dell’euro, l’importo sale a 688,2 miliardi. L’Italia è in fondo alla classifica, perché le sue banche si sono dimostrate più solide, rispetto allo scenario europeo: l’intervento pubblico in loro sostegno rappresenta infatti meno dell’1% degli aiuti erogati nell’eurozona.

Il sistema Italia è spesso oggetto di critiche, a causa del debito pubblico gigantesco e della bassa competitività, ma almeno le banche funzionano. Tant’è vero – occorre aggiungerlo – che dei 4 miliardi erogati dallo Stato in aiuto ad alcune di esse, il 75% è già stato restituito, con interessi annui variabili tra l’8 e il 9 per cento. Insomma, un affare per le casse pubbliche.

 

NELLA FOTO, la sede un tempo di Hypo Alpe Adria Bank. Ora vi lavora il personale trasferito alla “bad bank” Heta Asset Resolution.

________________________

AUSTRIA VICINA è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina

 

Lascia un commento