Sabato 18 Maggio 2024

20.05.30 IschglSi aggiungono nuovi tasselli alla vicenda Ischgl, che rendono il quadro ancora più fosco e inquietante. Ieri avevamo fissato due date importanti per valutare il comportamento dei responsabili politici e turistici del Land Tirolo: quella del 6 marzo e quella del 13 marzo. Alla prima risalgono le prime segnalazioni di contagi inviate a Vienna tramite l’Ewrs (Erly warning and response system), il meccanismo istituito dall’Unione Europea nel 2013, per consentire ai Paesi membri di scambiarsi immediate informazioni in presenza di fenomeni epidemici. La seconda è la data in cui il governo austriaco ha decretato la quarantena per i poli sciistici di Ischgl e St. Anton am Arlberg. Tra la prima e la seconda trascorrono sette giorni, in cui il Coronavirus dilaga tra le migliaia di turisti presenti nelle due località. L’Ewrs ha funzionato egregiamente, ma il vantaggio dell’allarme tempestivo è stato vanificato dall’inerzia di Vienna o di Innsbruck.

Ricerche condotte dal settimanale “Profil” e da “Zib 2” (il telegiornale dell’Orf) hanno svelato ieri che in realtà la presenza di un focolaio virale a Ischgl era nota già due giorni prima e nessuno si era mosso. Già il 3 marzo, infatti, un’accompagnatrice di gruppi turistici islandesi aveva informato un hotel della località che molti suoi ospiti erano risultati contagiati dal virus.

La donna aveva spedito una mail, nella quale informava la direzione della struttura ricettiva che l’infezione era stata confermata da epidemiologi del suo Paese. Aveva anche aggiunto di essere a conoscenza di altri due connazionali contagiati, che però non avevano fatto parte del suo gruppo.

In base alla legge sulle epidemie, l’hotel avrebbe dovuto informare le autorità sanitarie entro 24 ore. Invece fece passare due giorni prima di spedire una mail all’Azienda turistica, che a sua volta la inoltrò al Land Tirolo.

Le redazioni delle due testate giornalistiche sono venute in possesso del verbale delle sedute dell’unità di crisi del Land. In quella tenutasi il 5 marzo – quando era già stato comunicato ufficialmente l’allarme dall’Islanda, cui si aggiungeva la mail dell’hotel di Ischgl, di cui abbiamo appreso solo oggi – il responsabile della Direzione sanitaria del Land, Franz Katzgraber, aveva ridimensionato la gravità della situazione, affermando che “non si poteva affermare con sicurezza se gli islandesi fossero risultati positivi al test” e che per questo “si attendevano informazioni dal ministero”.

Dal verbale si apprende anche che il responsabile della comunicazione del Land aveva sollecitato a non rendere pubblica la notizia di un ulteriore caso di contagio. Si tratta di un cittadino belga, della cui vicenda fino a ieri non si sapeva nulla. Al contrario, nella stessa seduta del 5 marzo si decide di comunicare che gli islandesi probabilmente avevano preso il contagio durante il viaggio in aereo. Si tratta di una falsificazione deliberata della realtà, perché a quella data il Land Tirolo – e a maggior ragione l’unità di crisi – erano informati che gli islandesi contagiati (fino a quel momento soltanto 14) avevano fatto il viaggio di rientro in patria in giorni diversi e con voli diversi e quindi non potevano essersi contagiati durante il viaggio. Alcuni di essi, inoltre, avevano manifestato i sintomi dell’influenza virale già mentre si trovavano a Ischgl.

NELLA FOTO, folla di sciatori agli impianti di risalita di Ischgl, mentre il Coronavirus sta già diffondendosi nel polo sciistico tirolese.

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