Sabato 18 Maggio 2024

19.04.30 Elezioni Spagna; Pedro Sanchez PsoeIeri tutti i giornali e i notiziari radiotelevisivi davano conto della vittoria socialista in Spagna, aggiungendo però che il partito di Sanchez non aveva ottenuto la maggioranza per governare. Era curiosa l’insistenza su questo punto, quasi che fossero la norma nelle democrazie occidentali i partiti vincitori di elezioni con maggioranza assoluta.

In realtà la norma è proprio il contrario: in gran parte dei Paesi i partiti, anche quando vincono trionfalmente un’elezione, non raggiungono il 50% e devono poi cercare un accordo con altri partiti minori, che possibilmente gli assomiglino, per formare un governo. E, quando non trovano partiti somiglianti, devono tentare di comporla quella maggioranza con chi capita. Magari firmando un “contratto”, come hanno fatto i due partiti che governano ora l’Italia e che non hanno molte cose in comune.

È accaduto lo stesso anche in Austria, dove un Partito che si ispira alla dottrina cristiana della Chiesa e dichiaratamente europeista, l’Övp, si è alleato con un Partito di estrema destra, euroscettico e fino all’altro ieri bacino di raccolta di ex nazisti. Ed era stato un “matrimonio” di necessità anche il governo precedente, tra l’Övp e l’Spö, quella che un tempo era chiamata la “Grosse Koalition”. Eppure l’Övp è di destra e l’Spö di sinistra. La loro alleanza ha funzionato soltanto in alcune particolari fasi storiche della storia austriaca: negli anni della ricostruzione postbellica, fino alla riacquistata sovranità, e poi quando si trattò di far aderire il Paese all’Ue. Negli anni restanti la “Grosse Koalition” fu permanentemente paralizzata dai veti reciproci.

Va tuttavia riconosciuto che in Austria per quasi 16 anni vi sono stati partiti che sono usciti dalle elezioni con maggioranze assolute (quella della cui mancanza ci si lamenta oggi in Spagna) e che così hanno potuto governare da soli. È capitato all’Övp una sola volta, nel 1966, quando riuscì a governare da solo, mandando i socialdemocratici all’opposizione. Ma già nella legislatura successiva, iniziata nel 1970, quella maggioranza era andata perduta e aveva governato da solo l’Spö, sotto la guida di Bruno Kreisky. Non aveva il 50% dei seggi, ma riuscì a farcela con l’appoggio esterno dell’Fpö.

Fu un governo che durò poco, circa un anno e mezzo, perché nel frattempo il cancelliere Kreisky aveva modificato la legge elettorale e preferì andare ad elezioni anticipate. Lo fece a ragion veduta, perché la nuova legge consegnò al suo partito una maggioranza assoluta, che gli consentì di governare da solo nelle tre legislature successive, fino al 1983.

Solo in 4 elezioni su 29, dunque, la maggioranza assoluta degli austriaci ha dato il suo voto a un partito. Nelle altre 25 si è sempre resa necessaria la costituzione di una coalizione fra due forze politiche. Nel caso austriaco, peraltro, va tenuta presente una circostanza che non si ritrova in quasi nessuna delle altre democrazie occidentali: il numero ridotto dei partiti presenti in Parlamento.

Nei 16 anni che hanno visto la formazione di un governo monocolore i partiti erano soltanto tre: Övp, Spö ed Fpö. Non che fossero solo tre le liste sulla scheda elettorale, ma solo tre erano riuscite a superare la soglia di sbarramento del 4%. Nel 1986 alle tre liste storiche si aggiunge quella nuova dei Verdi. Negli anni ’90 si assiste anche qui, come in Italia, alla nascita di nuove formazioni politiche, il cui numero però non supera mai quello di sei. Nel Parlamento attuale sono presenti, per esempio, l’Övp, l’Spö, l’Fpö, la Neos e la Lista Jetz.

Con un numero così limitato di liste, in teoria, è più facile che una possa superare il 50%, è purtuttavia, come abbiamo visto, ciò è avvenuto soltanto 4 volte. Ma non per questo l’Austria è finita nel caos. Possiamo dunque confidare che non vi finisca nemmeno la Spagna.

 

NELLA FOTO, il leader del Psoe, Pedro Sanchez, vincitore delle elezioni in Spagna.

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