Sabato 18 Maggio 2024

19.04.26 Code confine Austria-Germania Walserberg (Salisburgo)Ci siamo dimenticati dei controlli ai confini, minacciati o temuti, per impedire il passaggio di profughi. Ce ne siamo dimenticati, perché ormai dall’Austria non si avvertono propositi di stendere il filo spinato al valico di Tarvisio o di inviare autoblindo al Brennero. Sono passati ormai più di due anni da quando questi argomenti erano pane quotidiano nei servizi di informazione al nord-est d’Italia, corredati da foto e filmati di soldati e operai austriaci che montavano fabbricati e pensiline e bucavano il terreno per piantarvi palizzate che all’occorrenza sarebbero servite a reggere una recinzione più o meno invalicabile. Quelle strutture provvisorie di emergenza sono rimaste lì, mai utilizzate. Se ne vede una persino a Passo Pramollo.

Il problema pare ormai archiviato, anche perché il fenomeno migratorio almeno all’interno dell’Europa sembra essersi fermato. Ma non è ovunque così. L’Austria ha mantenuto i controlli sulle vie di transito lungo il confine con la Slovenia e l’Ungheria. La Germania, a sua volta, ha deciso di prorogare  fino a novembre quelli al confine con l’Austria. Entrambi i Paesi lo fanno in deroga agli accordi di Schengen. Le motivazioni sono sempre le stesse: esigenze di garantire la sicurezza e l’ordine pubblico interno.

Sono giustificate, a fronte di transiti di migranti nell’ordine di qualche decina al mese? Forse lo sono sul piano politico, per dare un segnale che si fa sul serio a un’opinione pubblica impaurita da una minaccia che forse si ripresenterà, ma che ora sicuramente non esiste. È certo, però, che sul piano economico questi provvedimenti, che paralizzano il traffico delle merci e i transiti turistici, sono un disastro.

Lo segnala da tempo la Camera dell’economia austriaca. Soprattutto per Paesi esportatori come l’Austria (ma lo stesso discorso vale anche per l’Italia) l’apertura dei confini grazie a Schengen è stata determinante per la crescita dell’economia. Una crescita a costo zero, dovuta semplicemente al tempo risparmiato nelle code ai valichi di frontiera. Si stima che se, per disgrazia, fossero reintrodotti i controlli su tutte le frontiere interne all’Unione Europea come accadeva prima di Schengen – come qualche stravagante sovranista nostrano auspica – il danno ammonterebbe a 500 miliardi di euro all’anno.

Questa è la stima  del danno. In più ci sono i costi sostenuti per i controlli (personale di polizia, mantenimento delle strutture logistiche ecc.). Quando lo ha chiesto in una interrogazione la deputata della Neos Elisabeth Weitgasser, ha ricevuto una risposta dal governo che citava il dato stimato dall’istituto Ifo tedesco: 15 miliardi.

La stima potrebbe sembrare eccessiva, ma non più se si incominciano a fare i conti dei costi che i controlli di frontiera comportano, valico per valico. Questo calcolo lo ha fatto in questi giorni la Camera dell’economia del Salisburghese, preoccupata per le ricadute locali dei rallentamenti al vicino confine autostradale con la Germania di Walserberg (quello stesso che anche gli italiani attraversano, quando, dopo aver percorso l’autostrada dei Tauri, entrano in Germania in direzione di Monaco).

Qui nei giorni di maggior traffico si formano code lunghe chilometri. Una situazione che Peter Unterkofler, presidente dell’Associazione industriali di Salisburgo giudica intollerabile. “Le nostre aziende – ha dichiarato Unterkofler all’Orf – guadagnano 6 euro su 10 all’estero. L’Austria è un Paese esportatore e il nostro principale mercato è la Germania. I ritardi alla frontiera ci costano e questi costi alla fine ricadono sui consumatori, che devono pagare prezzi più alti”.

Gli autotrasportatori parlano di una perdita di 560.000 euro per ogni giorno di lavoro. La Camera dell’economia stima i costi complessivi delle code e dei ritardi ai quattro principali valichi autostradali in 760.000 euro all’ora (non al giorno, all’ora). Le proteste dell’assessore regionale ai trasporti del Salisburghese, Stefan Schnöll (Övp), spalleggiato dalla sottosegretaria del suo stesso partito Karoline Edtstadler (vicina a Sebastian Kurz e candidata alle elezioni europee in un posto di lista sicuro) sono rimaste lettera morta.

Del resto, quanto i controlli siano inutili, lo conferma perfino il sindacato della Polizia tedesca, che lamenta un impiego spropositato di personale, per beccare una manciata di clandestini, mentre mancano uomini per contrastare la criminalità dove effettivamente esiste. Ma, ormai è chiaro, le misure contro i profughi hanno soprattutto uno scopo simbolico: mostrare la faccia feroce, almeno fino al giorno delle elezioni europee. Poi forse si prenderà in considerazione il calcolo dei costi.

 

NELLA FOTO, auto incolonnate in attesa dei controlli al valico autostradale di Walserberg tra Austria e Germania.

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