Domenica 2 Giugno 2024

newswww_090810karner Premio europeoGli austriaci hanno troppi conti in sospeso con la loro storia. Per molti, soprattutto delle vecchie generazioni, il problema nasce dall’irrisolto rapporto con gli anni del nazismo, quel “passato che non passa” e che accredita ancor oggi la falsa immagine di un’Austria “prima vittima del nazismo” – com’era stata incautamente definita dagli Alleati nella celebre dichiarazione di Mosca – e non anche complice. I carinziani, rispetto ai connazionali degli altri Länder, hanno un conto in sospeso in più: quello del loro rapporto conflittuale con gli sloveni. Che è peraltro una contraddizione in termini, perché gli sloveni residenti in Carinzia sono essi stessi carinziani. Dovremmo parlare allora, più correttamente, di una conflittualità tra carinziani di lingua tedesca, maggioritari nel Land, e carinziani di lingua slovena.

Una storia lunga, che si può far cominciare negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, quando il neonato Regno di Serbia, Croazia e Slovenia intendeva annettersi la fascia meridionale della Carinzia e le cui tappe successive furono scritte con l’odio e con il sangue: la violenza assimilatrice dell’austrofascismo e poi nel nazismo, le deportazioni nei campi di sterminio, la guerra partigiana contrassegnata da vendette sanguinose, il dopoguerra travagliato dai conflitti ideologici creati da una cortina di ferro.

Sembra acqua passata, ma non è così. Ancor oggi buona parte della popolazione carinziana – quella che votava per Haider e che ora vota per i suoi epigoni – guarda con fastidio i corregionali di lingua slovena, si chiede perché mai dovrebbero godere della tutela che attribuisce loro la Costituzione del 1955, si oppone anche con la violenza (accadde nel 1972) all’installazione di segnaletica bilingue, perché significherebbe riconoscere la presenza sul territorio di un’etnia di cui si preferirebbe negare l’esistenza. Insomma, il ragionamento di molti è: la Carinzia ai carinziani e se uno si sente sloveno faccia pure fagotto e se ne vada altrove. Come se la Carinzia non fosse anche la loro patria.

konsensgruppe_726_apa Josef Feldner e Marjan SturmCosì fino a qualche tempo fa. Poi finalmente qualche cosa è cambiato. Il Kärntner Heimatdienst, associazione patriottica tutrice per statuto dei carinziani doc di lingua tedesca, ha colto il segno dei tempi e ha capito che gli sloveni non rappresentavano più una minaccia. Il timore poteva essere giustificato negli anni della guerra fredda, quando la Jugoslavia aveva effettive mire espansionistiche nei confronti dell’Austria (come nei confronti della Venezia Giulia), ma non più oggi con una Slovenia indipendente e addirittura membro dell’Unione Europea. Da associazione arroccata nella difesa dei carinziani tedescofoni si è aperta al dialogo con la minoranza slovena. Una svolta di 180 gradi, che nel 2005 è culminata con il concorso alla nascita di un movimento di opinione di cui fanno parte anche l’Unione centrale delle associazioni slovene, la Comunità degli sloveni carinziani e alcune personalità quali lo storico Stefan Karner e Heinz Stritzl, per lunghi anni direttore della “Kleine Zeitung”, il più importante quotidiano del Land.

Insieme hanno dato vita al cosiddetto “Kärntner Konsensgruppe”, dal cui nome già si possono intuire le finalità: favorire il consenso, l’intesa e la pacifica convivenza tra le comunità tedesca e slovena della Carinzia, ricercando la soluzione ai problemi ancora irrisolti, come quello della segnaletica bilingue. Si tratta di una svolta storica, che ha creato scompiglio in Carinzia (i responsabili del Kärntner Heimatdienst sono stati definiti “traditori della patria”, per essersi seduti allo stesso tavolo degli sloveni e aver dato loro la mano), ma anche sorpresa e ammirazione. Ammirazione, a dire il vero, soprattutto al di fuori della Carinzia.

pict_20090513PHT55785Tant’è che ieri a Vienna – e per questo ne scriviamo oggi qui – ieri a Vienna, dicevamo, il “Kärntner Konsensgruppe” è stato insignito del prestigioso “Verfassungspreis”, il “Premio della Costituzione” dotato di 15.000 euro, conferito da un “forum” presieduto dall’ex presidente della Corte costituzionale Karl Korinek, per i meriti guadagnati dal gruppo nell’opera di riconciliazione svolta tra la maggioranza carinziana di lingua tedesca e la minoranza slovena. Non è il primo riconoscimento: già in giugno il “Konsensgruppe” era stato insignito del Premio civico del Parlamento europeo e poco dopo del Premio della cultura di Villaco.

Grande apprezzamento a Vienna e a Bruxelles, nessun apprezzamento, anzi disistima “in patria”. Gerhard Dörfler, successore di Haider alla presidenza della Carinzia, è infastidito dal messaggio che il “Konsensgruppe” intende diffondere e che contraddice la linea politica del Land, assolutamente contraria alla segnaletica bilingue. La guerra è dichiarata. Il “tradimento” del Kärntner Heimatdienst è stato punito con l’esclusione dell’associazione dalle cerimonie del 10 ottobre, che ricordano il referendum del 1920 che impedì l’annessione alla Jugoslavia della Carinzia meridionale e di cui l’Heimatdienst era sempre stato protagonista (del resto, l’associazione prende il nome dalle “Heimatwehren”, i gruppi armati civili che nel 1919-20 avevano combattuto contro l’infiltrazione jugoslava in Carinzia).

Ma c’è di peggio. Quando in giugno il vicepresidente del Parlamento europeo, venne a Klagenfurt per premiare il “Konsensgruppe”, Dörfler negò l’uso della sala storica del Landtag, asserendo che si trattava di una manifestazione privata. Era la prima volta che un rappresentante del Parlamento europeo metteva ufficialmente piede in Carinzia e ciononostante il governatore della Carinzia gli chiuse la porta in faccia e disertò la cerimonia.

Il “premio della Costituzione” consegnato ieri a Vienna dimostra che per fortuna non tutti la pensano come Dörfler. La strada della riconciliazione tra tedeschi e sloveni della Carinzia resta ancora lunga e difficile, ma la presenza di uomini di buona volontà come gli esponenti del “Konsensgruppe” lasciano sperare che possa essere percorsa fino in fondo.

Nella foto in alto, gli esponenti del “Konsensgruppe” con il premio ricevuto dal Parlamento europeo. Al centro, Josef Feldner e Marjan Sturm (il primo presidente del Kärntner Heimatdienst, il secondo esponente della minoranza slovena), un tempo nemici e ora seduti allo stesso tavolo. In basso, la medaglia del Parlamento europeo consegnata al gruppo carinziano in assenza del governatore Gerhard Dörfler.

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