Sabato 18 Maggio 2024

17-01-26-03-vienna-giuramento-alexander-van-der-bellenDa giovedì Alexander Van der Bellen è ufficialmente presidente della Repubblica austriaca. Nove mesi di interminabile campagna elettorale, contrassegnata da irregolarità, annullamenti, rinvii. Poi la vittoria sull’avversario della destra, Norbert Hofer, con quasi 54 punti percentuali. E giovedì, infine, il rituale giuramento nel salone storico dell’impero, utilizzato soltanto in questa occasione, per poter ospitare insieme il Parlamento e il Bundesrat.

Van der Bellen non è soltanto l’ottavo presidente dell’Austria, ma anche il primo non socialdemocratico e non popolare. La sua elezione segna una cesura nella storia dell’Austria postbellica: la fine dell’egemonia dei due partiti fino a ieri maggioritari, l’Spö e l’Övp, e l’inizio di una nuova fase, caratterizzata da un quadro politico più frantumato e quindi più complicato.

Con Van der Bellen cambia anche il linguaggio della politica austriaca. Il “professore”, nei suoi interventi da deputato al Parlamento ha sempre usato un linguaggio pacato, rispettoso, autoironico, scevro da sofismi e da iperboli. Ma era il linguaggio del leader di un movimento minoritario, quello dei Verdi, mai entrato a far parte di un governo nazionale. Sentire parlare Van der Bellen ora, da presidente della Repubblica, fa un altro effetto.

Del suo discorso davanti alla “Bundesversammlung” (si chiama così la seduta congiunta del Parlamento e del Bundesrat), subito dopo il giuramento, riportiamo qui di seguito alcuni stralci, così, soltanto per dare un’idea di come parla il nostro uomo.

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 “Io sto qui un po’ con la sensazione dell’irrealtà. Non per la lunga campagna elettorale, che è stata in gran parte abbastanza divertente, ma perché mi trovo qui con grande gioia e fiducia… I miei genitori non erano austriaci indigeni, io sono venuto al mondo come figlio di profughi. Trasportato da Vienna in Tirolo, nella Kaunertal. Ero un bambino, sono cresciuto, ho frequentato le scuole a Innsbruck e così via. E ora posso stare qui davanti a voi come il vostro presidente. Questo per me è un onore speciale e una gioia. E mi colma di gioia poter dire che l’Austria è davvero una terra dalle grandi possibilità, una terra delle illimitate possibilità. Questo dovremmo ricordarcelo e non sminuirne la portata”.

“Vorrei esprimere il mio rispetto a quello che è stato per molti mesi il mio concorrente, il signor ingegner Norbert Hofer, a prescindere dalle differenze che voi tutti conoscete. È stata davvero una notevole prestazione”.

“Sono naturalmente consapevole che io da oggi rappresento anche quelli che non mi hanno sostenuto, quali che siano le loro ragioni, in questa lunga battaglia elettorale… Questa diceria della spaccatura (nel Paese, nda) la considero esageratamente fuori misura. L’Austria siamo noi tutti. Tutti gli abitanti e le abitanti di questo bel Paese indipendentemente di dove essi siano, di Vienna, di Graz, di Salisburgo, della Kaunertal  o di Pinkafeld per esempio, o di altri angoli della nostra bella patria”.

“E, in linea di principio, è la stessa cosa se essi hanno ancora tutta la vita davanti a sé o se già possono guardare alle loro spalle a una vita sperabilmente piena. Ed è sempre la stessa cosa se la famiglia è qui da generazioni o anche non lo è. Per lo meno noi siamo austriache e austriaci con gli stessi diritti e gli stessi doveri, con tutte le molteplicità, tutte le diversità che io amo molto, ma con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Noi apparteniamo gli uni agli altri e noi ci condizioniamo l’un l’altro. Noi siamo forti quanto forte è la nostra coesione, soprattutto in questi tempi difficili a cui andiamo incontro”.

“Io mi appello alla vostra fiducia come politici, ma anche a tutti gli uomini che in questo momento ci ascoltano. Quest’Austria è un Paese fantastico. Le austriache e gli austriaci hanno spesso dimostrato a sufficienza di saper affrontare le sfide, per quanto grandi possano essere. Persino nell’inno nazionale, se ben ricordo, si dice “lieti nel lavoro e ricchi di speranza”. Non sono parole vuote. Sono vecchio abbastanza per avere molta esperienza. So già e l’ho visto come dopo la guerra l’Austria è stata ricostruita, come è stato ottenuto il Trattato di Stato (il momento storico in cui l’Austria riacquistò la sua sovranità nel 1955, nda), il miracolo economico non è venuto da solo, l’ingresso nell’Unione Europea e tanti altri passi importanti sono sempre stati sostenuti dalla fiducia che potrà andare e andrà meglio”.

“In fondo la fiducia è una cosa facile. Si deve semplicemente decidere di avere fiducia. Questa decisione noi l’abbiamo già presa spesso in passato. E se ognuno di noi prenderà questa decisione, allora questa fiducia ci renderà possibili cose che il dubbio da solo non ci avrebbe consentito. Permettetemi di usare due versi di una poesia: “Wo der Zweifel nur den dunklen Nachthimmel sieht, sieht die Zuversicht den Sternenhimmel“ („dove il dubbio vede soltanto il cielo buio della notte, la fiducia vede le stelle del cielo”)”.

“Domani è un giorno particolare, domani è la Giornata mondiale della memoria. In ricordo dei più grandi crimini nella storia dell’umanità. L’Olocausto è anche parte della nostra storia. Milioni di uomini furono uccisi nel tempo del nazionalsocialismo. Austriaci fecero parte delle vittime, ma anche dei carnefici. A quegli uomini che poterono fuggire fu sottratta la loro patria. Pochi degli esuli furono invitati a far ritorno. E molti, se tornarono in Austria, non furono accolti come benvenuti. Considero questa la pagina più buia della nostra storia austriaca. La pagina più buia che non dimenticheremo mai”.

“Io sono convinto che l’Unione Europea sia uno spazio di pace, di libertà e di benessere e che potrà continuare ad esserlo… Ma questa Europa è incompiuta e vulnerabile… Il pericolo più grosso che io vi intravvedo è quello di lasciarsi sedurre da risposte apparentemente facili e con esse cadere nel nazionalismo e nella frammentazione… Non lasciamoci sedurre. Non facciamoci disinnamorare dal lavorare per un’Europa comune. Il mantenimento di questo progetto di pace giustifica ogni sforzo”.

“Voglio essere un presidente al di sopra dei partiti, un presidente che sta qui per tutti gli uomini dell’Austria… Vorrei cercare di fare in modo che dopo questi sei anni, questa è la durata della carica, tutti gli uomini in Austria possano dire, sì, le cose sono cambiate, ma adesso è meglio di prima… Naturalmente questo non posso farlo io, solo se noi tutti insieme contribuiamo e insieme crediamo nelle capacità dell’Austria”.

“Lasciatemi concludere con una parola rivolta alle generazioni più giovani… a voi che siete all’inizio del vostro cammino. Voi, che forse andate ancora all’asilo. Voi che andate a scuola o state per incominciare un mestiere o state per iscrivervi a una scuola superiore. Siete voi che dovete costruire un nuovo mondo. È solo una questione di tempo. Io ho soltanto un tempo limitato davanti a me. Voi costruirete il mondo nuovo. E noi, più vecchi, abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno del vostro coraggio, della vostra passione, abbiamo bisogno delle vostre idee, del vostro rispetto, del vostro ardore. In ogni caso delle vostre obiezioni e dei vostri talenti. E, last not least, della vostra fiducia”.

 

NELLA FOTO, il neoeletto presidente dell’Austria, Alexander Van der Bellen, mentre pronuncia il suo discorso davanti all’assemblea federale. Alle sue spalle, le presidenti del Parlamento e del Bundesrat; davanti a lui, il cancelliere, il vicecancelliere e alcuni ministri.

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