Il Covid-19 ha fatto un’altra vittima in Austria: il ministro della Salute, Rudolf Anschober, da un più di un anno sulla breccia di giorno e spesso anche di notte. Ieri, dopo una settimana di assenza per problemi cardiaci, è comparso davanti ai giornalisti e ha annunciato le sue dimissioni.
L’epidemia sta rappresentando per tutti i governi e per tutti i ministri della Salute del mondo una sfida. Ma la battaglia diventa impari quando, oltre che contro il virus, si deve combattere anche contro colleghi di governo o esponenti dell’opposizione che non condividono le misure di restrizione ritenute necessarie e che a volte preferiscono cedere a scelte populiste e contro governatori di Land che chiedono di aprire, quando invece sarebbe necessario chiudere. Ce ne sono in Italia e ce ne sono anche in Austria, specie quando si può parlare dicendo alla gente ciò che la gente desidera sentirsi dire, senza doversene assumere la responsabilità.
Già il mese scorso Anschober si era dovuto assentare per problemi di salute. I problemi gli si sono ripresentati la scorsa settimana e ieri ha deciso che per lui fosse giunto il momento di farsi da parte. Forse non definitivamente, ma almeno in questa stagione della sua esperienza politica.
Anschober non ha voluto annoiare i giornalisti con una relazione sulle cose fatte. Si è augurato soltanto di aver fatto cose buone, pur riconoscendo che quando si mette il piede in “terre inesplorate” chiunque commette degli errori. E il Coronavirus è stato davvero una “terra inesplorata”, che ha messo alla prova tutti e che su Anschober ha pesato talmente da fargli sembrare che i 15 mesi trascorsi dallo scoppio dell’epidemia fossero come 15 anni.
Il ministro dimissionario, trattenendo a fatica le lacrime, ha parlato delle fatiche affrontate e delle minacce subite (anche minacce di morte dall’ambiente dei negazionisti), che gli sono costate molti sforzi. Ha confessato di “essersi sentito spesso molto solo”, specie quando all’arrivo della terza ondata aveva ammonito, inascoltato, contro affrettate aperture. Ha ringraziato per la collaborazione e il sostegno il sindaco socialdemocratico di Vienna, Michael Ludwig, mentre non una sola parola di ringraziamento ha rivolto al cancelliere Sebastian Kurz e ai partner di governo del Partito popolare (Övp).
Anschober ha poi fatto cenno alle sue condizioni fisiche. La pandemia – ha detto – ha cambiato anche la sua vita, procurandogli il mese scorso un collasso. In seguito era tornato al suo impegno di ministro, ma ormai era troppo provato e la scorsa settimana aveva subito un nuovo collasso cardiaco. I medici gli avevano consigliato di “tirare il freno” e di prendersi un periodo di riposo. “Ciò sarebbe stato possibile in tempo normali, ma non in piena pandemia”. Da ciò la convinzione che la Repubblica avesse bisogno di un ministro in piena forma “e questo non sono io”.
Che Anschober potesse farsi da parte per esaurimento fisico era nell’aria, ma la sua rinuncia ieri mattina è giunta improvvisa. Anche il cancelliere è stato preso in contropiede. Ci sono state frenetiche telefonate tra Kurz e il vicecancelliere Werner Kogler (dei Verdi, come Anschober) e dopo un’ora è già spuntato il nome del successore. Si tratta di Wolfgang Mückstein, medico di medicina generale e funzionario della Camera dei medici. Aveva già lavorato con Anschober al piano per contrastare l’epidemia e quindi ha un quadro completo e aggiornato della situazione.
Mückstein ha accettato la designazione e ha ringraziato, ma ha anche indicato chiaramente la sua linea: sperimentando quotidianamente nel suo ambulatorio gli effetti dell’epidemia, “il lockdown è sicuramente l’unica possibilità per venirne fuori”. Qualora anche negli altri Länder i numeri nelle terapie intensive dovessero salire come a Vienna un lockdown generale sarebbe inevitabile. “Ho grande rispetto per questo compito, potete esserne certi – ha soggiunto – ma prenderò anche decisioni impopolari, se come medico le riterrò necessarie”.
NELLA FOTO, Rudolf Anschober, mentre annuncia le sue dimissioni ai giornalisti.
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