Sabato 18 Maggio 2024

19.05.27 Sebastian Kurz all'Accademia dell'Oevp, dopo sfiduciaL’Austria da ieri è senza governo. Il giorno dopo le elezioni, che hanno visto trionfare il Partito popolare (Övp) del cancelliere Sebastian Kurz, il Parlamento a larga maggioranza ha votato la sfiducia allo stesso cancelliere e a tutti i suoi ministri. Una mozione in tal senso presentata dall’Spö (Partito socialdemocratico) ha ottenuto i voti anche dall’Fpö (partito della destra sovranista, fino a due settimane fa partner della coalizione con l’Övp) e della Lista Jetzt (che ha ritirato una sua mozione di sfiducia al solo cancelliere). Contro la mozione – e quindi a favore del governo attualmente formato soltanto da Övp e ministri tecnici – hanno votato ovviamente i popolari, ma anche la Neos, che ha giustificato il suo voto di fiducia come una sfida al cancelliere per metterlo alla prova e per verificare il suo impegno a far piena luce sui finanziamenti illeciti ai partiti, riservandosi di sfiduciarlo in seguito.

Non ce ne sarà bisogno. Da ieri Kurz non è più cancelliere e i suoi ministri tecnici, che soltanto mercoledì scorso avevano giurato nelle mani del capo dello Stato, possono già tornare alle loro precedenti occupazioni. La loro esperienza di governo è durata meno di una settimana, la più breve che si ricordi nella storia dell’Austria.

C’è qualcosa che non torna nell’epilogo di questa vicenda. Perché proprio Kurz, il cancelliere sfiduciato, è quello che il giorno prima aveva fatto guadagnare al suo partito il 35%, il miglior risultato assoluto per l’Övp da quando l’Austria è entrata nell’Ue. Un successo spalmato sull’intero territorio nazionale, persino nel Burgenland, tradizionalmente rosso (perché governato finora con maggioranze assolute dai socialdemocratici), dove da ieri l’Övp è il primo partito.

In altre parole, il Parlamento ha bocciato il leader politico che il giorno prima gli elettori avevano promosso con lode. È una contraddizione difficile da comprendere, anche tenendo presente che i due giudizi sono avvenuti su piani diversi e apparentemente distinti. Il voto del Parlamento è la conseguenza dell’Ibiza-gate, ovvero del video girato di nascosto, che 10 giorni fa aveva svelato la disponibilità del leader dell’Fpö e vicecancelliere Heinz-Christian Strache a favorire negli appalti un investitore russo in cambio di aiuti al suo partito. Erano seguite le dimissioni di Strache, il braccio di ferro per far dimettere anche il ministro degli Interni Herbert Kickl, l’uscita dal governo di tutti i ministri dell’Fpö e la loro sostituzione con tecnici.

L’Spö non ha accettato che il nuovo governo minoritario nascesse senza un preventivo accordo con le opposizioni. Lo ha considerato un atto di arroganza. Da ciò la mozione di sfiducia, che può essere letta anche come un gesto di disperazione dei socialdemocratici per il loro mancato successo elettorale. L’Fpö si è associato, per astio nei confronti di Kurz, che lo aveva estromesso dal governo.

Questa vicenda ha inevitabilmente pesato sul voto di ieri, dove l’Fpö ha perso quasi il 10% (ma secondo molti osservatori la perdita sarebbe potuta essere molto maggiore), a beneficio soprattutto dell’Övp. I risultati ufficiali si conosceranno soltanto dopo il conteggio dei voti giunti per posta, ma il quadro aggiornato può considerarsi ormai definitivo (tra parentesi, la differenza rispetto alle precedenti elezioni): Övp 34,9% (+7,9, 7 seggi), Spö 23,4% (-0,7, 5 seggi), Fpö 17,2% (-2,5, 3 seggi), Verdi 14,0 (-0,6, 2 seggi), Neos 8,7% (+0,6, 1 seggio).

La cacciata di Kurz non è stata la sola sorpresa di ieri. Un’altra è stata il ritorno in scena di Strache, che ha ottenuto 37.000 preferenze e quindi il diritto a un seggio a Bruxelles. La sua era una candidatura pro forma, come quella di Salvini, ma ieri Strache ha pubblicato un post su Facebook, in cui si dichiarava “profondamente grato per la fiducia” e “perciò obbligato ad accettare il mandato”. Pochi minuti dopo, però, il post è stato cancellato.

 

NELLA FOTO, l’ormai ex cancelliere Sebastian Kurz, nella sede dell’Accademia di partito, dove ieri sera, davanti a un migliaio di persone, ha fatto un breve discorso sul voto di sfiducia e sul suo futuro impegno politico. “Oggi ha deciso il Parlamento – ha dichiarato, tra gli applausi dei presenti – ma alla fine del giorno, in settembre, in una democrazia sarà il popolo a decidere”. Il riferimento ovviamente è alle elezioni anticipate che si terranno in quel mese.

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