Sabato 18 Maggio 2024

10.12.23 Vienna, aula del BundesratIl Bundesrat è la “seconda camera” del Parlamento austriaco, un po’ quello che dovrebbe diventare il Senato italiano se e quando si farà la riforma della Costituzione in senso federale. Attualmente il nostro Senato è una fotocopia della Camera dei deputati: tutte le leggi di iniziativa parlamentare o i disegni di legge proposti dal governo devono essere approvati allo stesso modo in entrambe le sedi. Il Senato che verrà – se verrà – non dovrà più essere un doppione dell’altra Camera, si dice, ma una sorta di rappresentanza  delle Regioni in uno Stato federale.

Così è in Austria il Bundesrat, il cui nome significa appunto “consiglio federale”. È composto da 62 membri (il Parlamento invece è di 183), che vengono designati dai consigli regionali (un’elezione indiretta quindi), in proporzione agli abitanti di ciascun Land. La Carinzia, per esempio, ne ha quattro. Ne parliamo oggi perché si è appena tenuta l’ultima seduta del Bundesrat nel 2010, anno in cui ricorre il suo 90. di fondazione, circostanza che ha offerto a politici e a politologi l’occasione per riflettere sull’importanza e l’utilità di questa particolare “camera”. E la risposta univoca è stata che il Bundesrat non è né importante, né utile e che non sarebbe mai troppo tardi deciderne l’abolizione, quanto meno per far risparmiare al contribuente più di 30 milioni di euro all’anno.

Perché un giudizio cosi tranchant? Perché i commentatori sono giunti alla conclusione unanime che in 90 anni di vita il Bundesrat non è mai servito a nulla. L’obiettivo dei padri della prima Costituzione austriaca del 1920 (che è poi la stessa oggi in vigore, ripristinata dopo la parentesi austrofascista e dopo l’Anschluß al Reich) era di costituire un contraltare al Parlamento. Tutte le leggi approvate da questo dovevano poi passare anche all’approvazione del Bundesrat, che avrebbe potuto respingerle o correggerle, ma senza che le sue decisioni fossero vincolanti. La legge sarebbe poi ritornata al Parlamento, che avrebbe avuto la facoltà di riapprovarla nella sua versione originale, facendosene un baffo del parere dei “consiglieri federali”. Ed è quel che è accaduto finora.

Ma che le cose sarebbero andate così lo si era sospettato fin dall’inizio. Già nella prima seduta del Bundesrat, il 1. dicembre 1920, durata un quarto d’ora, il suo primo presidente Jakob Reumann esortò i colleghi a “lavorare con il proposito di non procurare alcun intralcio all’attività legislativa del Parlamento”. Parole sante e sempre rispettate, come dimostrano i verbali delle 789 sedute tenute dal Bundesrat in 90 anni, da cui risulta che mai il “consiglio federale” ha intralciato il lavoro del Parlamento.

Se non fosse stato costituito e se non si fosse riunito per 789 volte, nessuno in Austria se ne sarebbe accorto. La funzione di “controllo” sull’attività legislativa, come si è detto, è stata vana. Gli resterebbe una seconda funzione, da esercitare congiuntamente con il Parlamento: quella di dichiarare guerra. Ma fino ad oggi non se n’è avuta l’occasione e sperabilmente non se ne avrà in futuro. Ma, anche a voler considerare questa ipotesi, essa non giustificherebbe da sola il mantenimento di un ambaradan così costoso.

Proposte di revisione ne sono state avanzate nel tempo, ma sono sempre cadute nel vuoto, perché avrebbero indebolito il Parlamento o i governatori dei Länder, che sono i veri detentori del potere in Austria e preferiscono far sentire la loro voce rivolgendosi al governo direttamente o attraverso quell’istituzione non contemplata dalla Costituzione, ma consolidatasi nel tempo, che è la “conferenza dei governatori”. Meglio dunque lasciare che il Bundesrat funzioni – o non funzioni – così com’è. Di quale considerazione goda lo si è visto in occasione della cerimonia per i 90 anni, cui non ha partecipato nemmeno uno dei governatori dei 9 Länder (eppure il Bundesrat dovrebbe essere la Camera che li rappresenta a Vienna) e nessun membro del governo. Dei 183 deputati del Parlamento erano presenti soltanto tre, forse amici di qualche “senatore”.

Al peccato originale, commesso nel 1920 dai padri costituenti, non si rimedia facilmente. Anzi, pare proprio che non si possa rimediare più. Per questo sarebbe opportuno che i riformatori della Costituzione italiana in senso federale dessero un’occhiata intorno, incominciando dall’Austria, per non ripetere gli errori di altri.

Nella foto, l’aula del Bundesrat nel Parlamento di Vienna.

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