Sabato 18 Maggio 2024

10.11.30 euroLa pressione fiscale in Austria e tra le più alte in Europa e, se le cose andranno avanti così, potrebbe salire presto in testa a questa poco invidiabile classifica. E l’Italia? Non avevamo appena letto che noi italiani siamo tra i più tassati? No, non è così. O almeno non lo è nella classifica a cui fa riferimento l’Austria e in cui il nostro Paese non appare nel gruppo di testa.

La contraddizione è soltanto apparente, perché almeno in questa materia i dati non dovrebbero essere opinabili. Quelli che abbiamo letto di recente sui giornali italiani provengono da stime preliminari pubblicate dall’Ocse nella “Revenue Statistics” e riferite al 2009. Quelle di cui parliamo oggi invece sono state pubblicate in novembre dalla Commissione europea e si riferiscono alle previsioni del 2011, elaborate in base ai bilanci e ai documenti finanziari che ciascun Paese dell’UE ha presentato a Bruxelles. Differenze ci possono essere, dunque, trattandosi di anni e di fonti differenti, anche se sorprende che siano così vistose, almeno per quanto riguarda l’Italia.

Facciamo dunque il confronto, riepilogando brevemente ciò che aveva detto l’Ocse per il 2009. Secondo quel documento, l’Italia lo scorso anno si collocava al terzo posto tra i Paesi aderenti all’organizzazione internazionale, con una pressione fiscale del 43,5%, aumentata di 0,2 punti percentuali rispetto al 2008 (quando era al 43,3%). La precedevano in classifica Danimarca (48,2%) e Svezia (46,2%); la seguivano Australia, Belgio, Finlandia, Francia e Norvegia, tutte con una pressione fiscale sopra il 40%. Nessuna traccia dell’Austria.

Se leggiamo invece il documento della Commissione europea, riferito al 2011, vi ritroviamo la Danimarca, sempre al primo posto ma con una pressione fiscale minore (46,4%). Seguono il Belgio (45,8%), la Svezia (45,7%), l’Austria (45,1%) e la Francia (44,0%). Nei primi cinque posti non figura invece l’Italia. Che questa classifica prenda in considerazione soltanto i Paesi membri dell’Unione Europea, mentre all’Ocse aderiscono Paesi di tutto il mondo, non ha rilevanza, perché in entrambe le classifiche ai primi posti compaiono soltanto Paesi europei.

Come interpretare queste differenze tra le due classifiche e il fatto che l’Italia in una c’è e nell’altra non c’è? La prima spiegazione possibile è che in entrambi i casi siamo in presenza di stime, che possono variare a seconda dei criteri con cui sono fatte. La seconda, forse più verosimile, è che in tempi di crisi molti governi hanno dovuto far leva sulla pressione fiscale per correggere i loro conti: potrebbe darsi, perciò, che l’Italia comparisse ai primi posti nel 2009, ma sia stata scavalcata nel 2011 da altri Paesi, i cui governi hanno “messo le mani nelle tasche dei contribuenti” più di quanto abbia fatto Tremonti.

Va tenuto conto, infine, che i dati della Commissione europea si riferiscono a previsioni per l’anno venturo e potrebbero modificarsi a consuntivo. Questo avverrà sicuramente per l’Austria, che proprio in questi giorni ha approvato una manovra finanziaria che aumenterà il gettito fiscale. Entrerà in vigore il 1. gennaio e potrebbe far balzare l’Austria in testa alla classifica, come Paese tra i più tassati in Europa.

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