Nel 2001 il centro storico di Vienna è stato dichiarato dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”, per la qualità architettonica dei suoi edifici, che documentano “in modo straordinario” lo sviluppo della città dall’epoca medioevale a quella barocca, fino al “Gründerzeit”, ovvero a quel periodo dalla seconda metà dell’800 allo scoppio della Prima guerra mondiale, che vide il fiorire nella capitale di architetture ispirate allo Storicismo (si pensi ai palazzi lungo il Ring) e poi allo Jugendstil.
Il sigillo dell’Unesco rappresenta un fiore all’occhiello ovunque. Città e monumenti fanno a gara per esserne fregiati. Vienna non ha avuto problemi a riceverlo. Ma ora è sul punto di perdere quel titolo, a causa di un progetto edilizio che rischia di far perdere al centro storico della capitale quegli elementi distintivi per cui aveva meritato il riconoscimento dell’Unesco.
Il pomo della discordia riguarda un’operazione immobiliare ai margini del Ring, più precisamente “Am Heumarkt”, un’area che probabilmente molti conoscono, perché comprende l’hotel InterContinental, che un tempo era il terminal dei bus che collegavano la capitale all’aeroporto di Schwechat. Chi arrivava a Vienna in aereo e poi doveva raggiungere il centro città, finiva inevitabilmente lì.
L’InterContinental è un classico esempio di architettura funzionale degli anni ’60, sovradimensionato come tutte le costruzioni “pensate” negli Usa (fu progettato a Chicago, per conto di una catena internazionale di hotel di proprietà della PanAm). A quel tempo sembrava un segno di “modernità”, in una città che aveva appena rimarginato le ferite della guerra, ma non aveva mai entusiasmato i viennesi. E di certo nessuno lo rimpiangerà se un giorno dovesse scomparire dall’orizzonte.
In questo senso, il complesso che dovrebbe prenderne il posto – e prendere il posto dell’adiacente precaria pista di pattinaggio – migliorerebbe sicuramente l’area, ma presenta un handicap: l’altezza. Eccessiva rispetto agli edifici adiacenti e tale, secondo l’Unesco, da modificare sensibilmente la skyline della città.
A favore della sua realizzazione si era dichiarata la precedente giunta comunale, composta, come l’attuale, da socialdemocratici e verdi. Attualmente il giudizio è sospeso, perché, tra un tira e molla, si attende di sapere se l’intero progetto dovrà essere sottoposto a una verifica di impatto ambientale (il Comune di Vienna aveva ritenuto che non fosse necessaria, ma poi sono seguite alcune sentenze di giudici amministrativi che hanno detto il contrario e si è mossa perfino la Commissione europea).
In attesa di ascoltare la parola definitiva, l’associazione non governativa “Alliance for nature” ha pregato l’Unesco di non togliere al centro storico di Vienna il titolo di “patrimonio dell’umanità”, ma iscriverlo nella “lista rossa” dei beni minacciati, in attesa che si conosca il destino dell’”Am Heumarkt”.
Per capire meglio quanto grande sarebbe la ferita inferta dall’operazione immobiliare di cui stiamo parlando, ci viene in soccorso Bernardo Bellotto, detto il Canaletto. Stiamo parlando del pittore vedutista veneziano del ‘700, che nel suo girovagare da Venezia a Dresda, da Vienna a Monaco di Baviera e infine a Varsavia, ci lasciò straordinarie “vedute” di quelle città, che nulla hanno da invidiare alla fotografia.
Quando fu a Vienna, tra il 1758 e il 1761, Canaletto ritrasse un panorama della città vista dal palazzo del Belvedere, costruito pochi anni prima dall’architetto Johan Lucas von Hildebrandt per il principe Eugenio di Savoia. L’opera è custodita attualmente nel Kunsthistorisches Museum e quello che vediamo nella “fotografia” di Vienna dipinta dal vedutista veneziano è la stessa immagine che appare oggi agli occhi dei visitatori del Belvedere: in primo piano il giardino digradante verso il Belvedere Inferiore e sullo sfondo i tetti di Vienna, con al centro la guglia principale del duomo di Santo Stefano.
Qualora l’operazione “Am Heumarkt” andasse in porto, dal Belvedere non vedremmo più Santo Stefano, perché il nuovo complesso edilizio, con le sue proporzioni e la sua altezza abnormi per questa città, ci farebbe da schermo. Ecco dunque perché la “veduta” di Bernardo Bellotto, detto il Canaletto, diventa importante nella battaglia in corso per evitare lo scempio e conservare a Vienna il “marchio Unesco”.
Ed ecco perché l’associazione “Alliance for nature” ha fatto stampare alle Poste austriache un francobollo speciale (in Austria si può), dal valore facciale di 80 centesimi, che ci ripropone la tela del Canaletto con sopra la scritta “Salviamo il centro storico di Vienna, patrimonio mondiale dell’Unesco” (nella foto). Per un po’ le Poste hanno opposto resistenza, non volendo entrare in conflitto con l’amministrazione comunale di Vienna, ma alla fine hanno ceduto e ora il francobollo è stampato e in commercio. Chi volesse riceverlo, per la propria raccolta o per un gesto di solidarietà, può richiederlo all’associazione (office@AllianceForNature.at, tel. 0043-67641 94919) versando anticipatamente 5 euro, che comprendono anche le spese di spedizione, se in un Paese dell’Ue.
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