Sabato 18 Maggio 2024

22.03.09 Gerhard Roiss ex direttore OMV - CopiaSe la guerra in Ucraina continua, dovremo prepararci a un inverno senza riscaldamento e a un razionamento dell’erogazione di energia elettrica, sia per uso industriale che per uso domestico. L’Europa, infatti, dipende in larga misura dalle forniture di gas russo. Ci sono Stati che ne dipendono di più e altri di meno. L’Italia, per esempio, importa dalla Russia il 38% del suo fabbisogno e ora cerca di correre ai ripari inviando il ministro Di Maio in Algeria e nei Paesi arabi, in cerca di nuovi fornitori.

L’Austria sta peggio di noi: l’80% del suo gas arriva dalla Russia, il doppio della media europea. Se un bel giorno – o un brutto giorno – Vladimir Putin dovesse decidere di chiudere il rubinetto, per rappresaglia alle sanzioni inflitte alla Russia, 800.000 abitazioni austriache rimarrebbero al freddo e molte aziende dovrebbero cessare l’attività.

Come è potuto accadere che i governi austriaci nel corso degli anni abbiano fatto una scelta così scellerata di offrire alla Russia il monopolio o quasi dell’approvvigionamento di gas? Non c’erano soluzioni alternative? La risposta è sì. C’erano altre soluzioni, ma anche in Austria, come in Italia, esiste un “partito” dei simpatizzanti di Putin, che ha irresponsabilmente e forse involontariamente fatto in modo che il Paese diventasse dipendente sul piano energetico da Mosca, senza temere il rischio di possibili ricatti o condizionamenti.

I membri di questo “partito” trasversale sono facilmente identificabili e non tutti riconducibili all’estrema destra sovranista dell’Fpö, che pure nel recente passato aveva stretto accordi di amicizia e collaborazione con “Russia unita”, il partito di Putin, e aveva confidato su aiuti anche finanziari. Tra i nomi dei “simpatizzanti”, infatti, figurano anche ex politici di spicco, che, dopo aver lasciato i loro incarichi pubblici, sono stati “premiati” per l’atteggiamento di riguardo sempre manifestato nei confronti di Mosca.

Non può essere un caso che l’ex cancelliere Christian Kern (Spö) sia poi diventato uno dei dirigenti delle Ferrovie di Stato russe, che l’ex cancelliere Wolfgang Schüssel abbia avuto una poltrona ben remunerata nel consiglio di sorveglianza della holding petrolifera Lukoil, che l’ex cancelliere Alfred Gusenbauer (Spö) sia stato chiamato a presiedere il consiglio di sorveglianza di Strabag e sia in ottimi rapporti con l’oligarca russo Oleg Daripaska, azionista al 27% della società, che l’ex ministra degli esteri Karin Kneissl (Fpö) – quella che ebbe ospite d’onore al suo matrimonio Putin, con cui fece anche un giro di valzer, mentre un coro di Cosacchi faceva da sfondo – sieda nel consiglio di sorveglianza di Rosneft, la holding petrolifera statale russa.

Facciamo difficoltà a rintracciare ex politici italiani che abbiano avuto una “pensione” così dorata alla corte dello zar. Forse non ce ne sono.

L’elenco austriaco potrebbe continuare con nomi di politici di rango inferiore, portaborse, amici degli amici. Uno di questi si chiama Siegfried Wolf, un manager del settore automobilistico austriaco, che dal 2010 dirige la Russian Machines, società dell’oligarca Oleg Daripaska (quello menzionato sopra a proposito della Strabag). Ma proprio in quelli anni era stato anche presidente del consiglio di sorveglianza di Sberbank Europe Ag, braccio operativo in Occidente della Sberbank russa, e di Öiag.

Öiag è la holding austriaca a cui fanno capo tutte le società partecipate dallo Stato (dallo scorso anno si chiama Öbag). La più importante di queste è Omv, che si occupa di estrazione, trasporto, lavorazione e vendita (anche al dettaglio) di gas e prodotti petroliferi (è dell’Omv, per esempio, l’ultimo distributore di carburanti lungo l’autostrada in direzione di Tarvisio). Nessun problema di incompatibilità presiedere Öiag, che importa il gas russo, e contemporaneamente stare al servizio di colossi industriali e finanziari russi? A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, diceva un saggio e cinico politico italiano.

Chi non “pensa male” ma dice le cose come stanno è Gerhard Roiss, che ha lavorato tutta la vita nell’Omv, divenendone direttore generale dal 2011 al 2015. È uno dei pochi che conosce il problema dall’interno e non ha dubbi sulle ragioni della crisi energetica attuale. “L’Austria e l’Omv sono state trascinate di proposito in una dipendenza dalla Russia da gruppi di persone, tutte simpatizzanti di Putin. Questa gente ha posto i propri interessi finanziari personali al di sopra di ogni principio morale”.

Roiss ne ha parlato con Michael Nikbakhsh, giornalista del settimanale “Profil”. L’Austria consuma annualmente 8,5 miliardi di metri cubi di gas, di cui l’80% arriva dalla Russia. La produzione nazionale anziché salire è calata: nel 2015 era al 15%, ora è al 10%.

Sarebbe stato possibile invertire la tendenza e ridurre gli acquisti dalla Russia? La risposta di Roiss è sì e spiega anche in che modo. Nel 2012 l’Omv aveva trovato nel Mar Nero, a ridosso delle sponde romene, il più grande giacimento di gas della sua storia, il cosiddetto “giacimento Nettuno”. Per il suo sfruttamento l’Austria, ovvero l’Omv di cui Roiss era direttore generale, aveva avviato un progetto in joint venture al 50% con la Exxon, che avrebbe procurato una fornitura annua di 3 miliardi di metri cubi. Quel gas avrebbe soddisfatto circa un terzo del fabbisogno nazionale, naturalmente non subito, ma nell’arco di 5 anni, ovvero entro il 2017. Uscito Roiss dall’Omv quel progetto finì nel cassetto e da allora non è stato più ripreso in considerazione.

Un’altra fonte importante di gas doveva essere la Norvegia. Nel 2013 l’Omv aveva deciso un investimento di 3 miliardi nello sviluppo del giacimento norvegese. Ma anche questo progetto fu presto abbandonato, dopo la sostituzione di Roiss alla guida della società austriaca. Si disse che l’approvvigionamento in Norvegia costava troppo e che era invece più conveniente comprare il gas dalla Russia.

Il successore di Roiss, Rainer Seele, aveva anzi cercato subito di vendere a Gazprom la partecipazione austriaca alle estrazioni nel mare norvegese, cosa che per fortuna non avvenne, per l’opposizione del governo di quel Paese. Oggi l’Omv estrae da quel mare quasi tre miliardi di metri cubi di gas, che rappresentano la seconda voce attiva più importante del suo bilancio. Ma di quel gas nulla arriva all’Austria, perché stranamente viene venduto tutto a Paesi terzi (soprattutto Germania, Belgio e Olanda). Detto in altri termini: l’Omv estrae gas dalla Norvegia che però vende a clienti di altri Paesi, mentre per i clienti austriaci acquista gas dalla Russia. Geniale!

Se l’Omv avesse dato corso alla strategia disegnata Roiss, quale sarebbe ora la situazione dell’Austria? Acquisterebbe un terzo del gas di cui ha bisogno dalla Romania, un terzo dalla Norvegia, il 10% lo produrrebbe in proprio e dalla Russia arriverebbe soltanto il restante 25% circa. Le cose invece sono andate diversamente proprio per la presenza in Austria di quel “partito” di simpatizzanti della Russia, non tutti disinteressati, alle cui pressioni probabilmente si deve la rimozione di Roiss dalla direzione di Omv. Roiss era un fautore del gasdotto South Stream, che avrebbe trasportato il gas dal Mar Nero, mentre la Russia puntava esclusivamente sul North Stream 2, attraverso il Mar Baltico.

Roiss comprese di avere i giorni contati, quando nel maggio 2015 vide nel giornale tedesco “Die Welt” la foto di un vertice europeo sul progetto North Stream 2, a cui partecipavano anche manager di Omv. Lui, che ne era il direttore generale, non ne sapeva nulla. Evidentemente il “proprietario” della società, ovvero lo Stato austriaco, aveva deciso di scavalcarlo, perché a livello politico si era già deciso di schierarsi con la Russia, infischiandosene dell’indipendenza energetica.

Oggi, con l’aggressione della Russia all’Ucraina, l’Austria, che dipende per l’80% dal gas russo, ne sta pagando le conseguenze. Difficile stabilire di chi siano le maggiori responsabilità, ma certe coincidenze balzano all’occhio: presidente del consiglio di sorveglianza di Öiag, la holding pubblica che ha il controllo di Omv, a quel tempo era quel Siegfried Wolf di cui abbiamo detto sopra. E ministro delle Finanze – di fatto il proprietario di Öiag e quindi anche di Omv – era un certo Hans Jörg Schelling (Övp), che subito dopo l’uscita dalla politica ebbe un incarico di consulenza da Gazprom. E poi ci sono tutti i nomi della nomenclatura austriaca che abbiamo menzionato sopra, i quali, non sazi dei vitalizi loro spettanti in qualità di politici a riposo, hanno trovato nuovo lavoro alla corte di Putin.

Non occorre pensar male per azzeccare chi sia responsabile di tutto questo.

 

NELLA FOTO, Gerhard Roiss, fino al 2015 direttore generale di Omv, la società petrolifera austriaca.

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