Domenica 2 Giugno 2024

hypo141209nr3726Chiude leggermente in deficit il bilancio semestrale consolidato di Hypo Group Alpe Adria: meno 9,9 milioni. Non è una perdita grave in rapporto a un volume di bilancio di 33,7 miliardi, ma resta pur sempre un segnale della precarietà della situazione. La holding bancaria, che tre anni fa si era trovata sull’orlo del fallimento, dopo la nazionalizzazione stenta ancora a tornare alla normalità per le difficoltà di tutto il contesto economico in cui opera, dall’Italia (dov’è presente in molte regioni con direzione a Tavagnacco) ai Paesi balcanici.

 

Lo scorso anno il bilancio del primo semestre aveva segnato in attivo di 71,8 milioni. Ma la differenza rispetto a quest’anno non significa un peggioramento reale della situazione. All’epoca avevano contribuito massicciamente alcune circostanze favorevoli irripetibili, tra cui il deprezzamento di emissioni proprie per 66 milioni di euro. Quest’anno tale deprezzamento si è limitato a 4,7 milioni, insufficiente per raggiungere un attivo di bilancio. Né è servito il riacquisto di titoli ibridi per 12 milioni di euro. Il volume di bilancio si è ulteriormente ridotto da 35,1 a 33,7 milioni e così pure il fondo rischi, da 134,9 a 125,1 milioni.

 

“Il risultato semestrale – ha commentato l’amministratore delegato Gottwald Kranebitter – non ci consente in alcun modo di festeggiare, ma è una chiara indicazione a proseguire lungo la strada imboccata”. Kranebitter non è un venditore di fumo e, nel presentare il bilancio di fine giugno, non si è fatto illusioni e ha parlato della “strada sassosa” che resta da percorrere.

 

Il problema più urgente resta quello della ricapitalizzazione. Secondo la Banca nazionale austriaca, Hypo Group avrebbe necessità di denaro fresco per 1,5 miliardi, che ovviamente dovrebbe essere versato dallo Stato, unico azionista. Si tratta di una prospettiva che spaventa la ministra delle finanze Maria Fekter, perché la somma è enorme per il bilancio austriaco e si aggiunge ai 5 miliardi già erogati – probabilmente senza speranze di ritorno – per il salvataggio di Kommunalkredit, della Volksbanken e della stessa Hypo. Finora l’Austria ha speso di più per salvare tre delle sue banche che per salvare la Grecia.

 

Da parte di Hypo Group, tuttavia, si tende a ridimensionare la necessità di capitale. “La stima della Banca nazionale risale a un anno e mezzo fa – ha spiegato il portavoce Nikola Donig – e nel frattempo molte cose sono cambiate”. Per Donig il ridimensionamento del volume di bilancio e dell’esposizione della banca richiederebbe una ricapitalizzazione inferiore. Ma altri la pensano diversamente. Secondo il Finanzmarktaufsicht (organo di vigilanza sulle banche), citato dal settimanale “Profil”, Hypo Group potrebbe aver bisogno addirittura di più di 1,5 miliardi, soprattutto per problemi di solvibilità in Italia e Slovenia. Quanto effettivamente lo Stato austriaco dovrà ancora versare lo si saprà soltanto in settembre, perché per il momento Kranebitter non ha voluto indicare alcun importo.

 

Il problema di fondo è la cessione delle banche controllate, a cominciare da Hypo Italia, che nei mesi scorsi è stata sgravata dai “non performing loans” per 800 milioni, per renderla più appetibile sul mercato. Stessa soluzione anche per Hypo Austria (liberata da “non performing loans” per 2 miliardi). Ma, a quanto è dato sapere, né per la banca italiana, né per quella austriaca e nemmeno per le controllate nei Balcani si trovano in questo momento dei compratori.

Lascia un commento