Sabato 18 Maggio 2024

16.05.26 Van der Bellen circondato da guardie del corpoSe le elezioni presidenziali in Austria si fossero concluse con una netta maggioranza in favore del vincitore, nessuno si sognerebbe di andare a cercare il pelo nell’uovo nel lavoro svolto dalle commissioni elettorali. Ma quando il vantaggio del neoeletto presidente Alexander Van der Bellen è di soli 31.026 voti sul suo avversario Norbert Hofer, ogni minima svista nel conteggio delle schede potrebbe essere determinante per modificare l’esito della consultazione. Ecco allora la ragione per cui dalla sera di lunedì, da quando cioè si è concluso anche lo spoglio delle schede inviate per posta, i rappresentanti dell’Fpö, il partito del candidato sconfitto, stanno ispezionando con la lente di ingrandimento ogni errore, anche insignificante, commesso nelle oltre 11.500 sezioni elettorali.

Ne diamo qui una rapida rassegna, per consentire ai lettori di farsi un’idea  più corretta di quel che è accaduto e potrebbe accadere, al di là dei commenti fantasiosi e a volte isterici che si stanno scatenando nei social network. Procediamo con ordine.

 

WAIDHOFEN AN DER YBBS. Il caso più eclatante è quello verificatosi a Waidhofen an der Ybbs, nella Bassa Austria. Nella pagina web del Ministero degli interni, che dava i risultati delle votazioni in questo comune, si poteva leggere una partecipazione al voto – tra schede compilate nei seggi e schede inviate per posta – dello strabiliante 147%. Qualcuno aveva di nascosto infilato qualche migliaio di schede in più nelle urne, per favorire uno dei due candidati? I responsabili elettorali del Comune hanno subito verificato che l’errore non era stato commesso da loro. I dati forniti all’ufficio elettorale del Land erano corretti. L’errore era stato commesso nella sede regionale, a St. Pölten, dove, nel calcolare il numero dei votanti (non i voti espressi per l’uno e per l’altro candidato), non erano state sommate le schede dei voti al seggio con le schede giunte per posta, ma le prime (6.102) con il numero totale dei voti validi (7.160). Il totale così ottenuto (13.262) rappresenta infatti il 147% degli aventi il diritto al voto (che nel comune di Waidhofen erano 9.026).

L’errore riguarda il solo dato statistico relativo alla partecipazione al voto e non interferisce con i risultati ottenuti da Van der Bellen e da Hofer. Ciononostante la svista ha suscitato scalpore, se non altro perché Waidhofen an der Ybbs è la patria dell’attuale ministro degli Interni, Wolfgang Sobotka, che non si occupa soltanto dei profughi e delle barriere al Brennero, ma ha anche di elezioni.

 

LINZ. Un secondo caso che ha fatto discutere, alimentando le teorie del complotto, viene da Linz, capoluogo dell’Alta Austria. A sollevarlo era stato lo stesso segretario nazionale dell’Fpö, Heinz-Christian Strache, che nella sua pagina Facebook aveva segnalato una partecipazione al voto schizzata addirittura al 598% nel cosiddetto “Sondersprengel”, che significa “seggio elettorale speciale”. Gli elettori iscritti erano 3.518, ma alla fine le schede scrutinate erano state 21.060.

Il mistero, tuttavia, è stato subito chiarito. Anzi, non si era trattato nemmeno di un mistero. Se Strache, prima di intervenire su Facebook, avesse letto con più attenzione la pagina web del Comune di Linz, avrebbe scoperto che il “Sondersprengel” riceve non soltanto le schede degli elettori ammalati o comunque impossibilitati a recarsi ai loro seggi normali (quelli che si erano iscritti per ricevere a casa loro la visita delle “seggio speciale” erano appunto 3.518), ma anche le schede inviate per posta.

 

CARINZIA. Ben quattro i casi di irregolarità segnalati in Carinzia. Inizialmente c’era uno soltanto, in Villach città. Poi se ne sono aggiunti altri tre nel mandamento di Villach, in quello di Hermagor e in quello di Wolfsberg. Ai servizi elettorali di queste quattro aree si imputa di aver incominciato lo spoglio delle schede inviate per posta già la sera di domenica (subito dopo aver concluso il computo dei voti espressi normalmente nei seggi) o al lunedì mattina, ma troppo presto. Per legge, infatti, lo spoglio avrebbe dovuto avere inizio dopo le ore 9.

La denuncia non è venuta dalla Carinzia, ma dai vertici nazionali dell’Fpö. Ora se ne sta occupando la Procura nazionale anticorruzione. I responsabili locali del servizio elettorale hanno ammesso di essere stati troppo solerti nell’iniziare lo spoglio, ma si sono giustificati alcuni asserendo di essere stati autorizzati a farlo, altri di aver seguito una prassi adottata da sempre. Interessante notare che alle operazioni anticipate di conteggio dei voti hanno preso parte, naturalmente, anche i rappresentanti dell’Fpö, che non hanno sollevato alcuna obiezione sulla regolarità delle procedure e alla fine hanno firmato i verbali con i risultati.

 

VOTI PER POSTA. Le elezioni presidenziali austriache hanno visto un record di voti per corrispondenza: 885 mila schede, pari al 14% degli aventi diritto al voto. Non era mai accaduto nelle precedenti elezioni in Austria (anche al primo turno il voto per posta era stato utilizzato da meno di 600 mila votanti).

Nei social network italiani il fenomeno ha fatto molto discutere, alimentando il sospetto che il meccanismo del voto postale avesse potuto favorire brogli e compravendita di voti. Ma soprattutto molti commentatori in rete, non conoscendo affatto il sistema elettorale austriaco, hanno creduto che il voto per posta fosse come quello consentito in Italia per i connazionali residenti all’estero. Inevitabile quindi la domanda: perché consentire a dei cittadini austriaci che non vivono in patria di determinare con il loro voto effetti che non li riguarderanno minimamente, proprio perché se ne stanno all’estero?

Questa obiezione sarebbe calzante per il voto degli italiani all’estero, strenuamente voluto da Mirko Tremaglia, ma non nel caso che stiamo esaminando. Gli austriaci che votano dall’estero sono poco più di 30.000. Gli otre 800 mila voti per corrispondenza del secondo turno delle recenti elezioni presidenziali sono di elettori austriaci che risiedono in Austria, ma che hanno trovato più comodo votare in questo modo, anziché recarsi al loro seggio.

Le ragioni possono essere tante. Per esempio, perché in una tiepida domenica di fine maggio molti avevano preferito andare a spasso ai laghi o in montagna. Oppure perché erano in viaggio. O anche perché in Austria, a differenza da quanto avviene in Italia, i seggi non restano aperti due giorni, ma soltanto alla domenica e chiudono alle 17, in molti Länder già alle 16, in alcune località addirittura alle 11 del mattino. Insomma, il tempo orario per esercitare il diritto di voto è piuttosto limitato e chi non vuole correre il rischio di non farcela, per prudenza – e gli austriaci sono molto prudenti – preferisce la strada più sicura della scheda da affidare alle poste.

 

RICORSI. Un’altra circostanza che ha stimolato la fantasia dei dietrologisti e/o complottisti italiani è data dal fatto che il Ministero degli interni ha “rinviato” al 1. giugno la pubblicazione ufficiale dei risultati del voto. Il realtà il Ministero non ha rinviato un bel nulla. Le date del calendario elettorale sono fissate per legge e la data del 1. giugno era così stabilita per dare modo alle commissioni elettorali regionali e centrale di controllare i risultati e risolvere i casi dubbi.

Dal 1. giugno chi vuole avrà 8 giorni di tempo per presentare ricorso contro i risultati e chiedere un eventuale nuovo conteggio delle schede. Nelle settimane successive un’autorità giurisdizionale deciderà se i ricorsi sono da accogliere o meno.

 

INSULTI A GO GO. Una sconfitta con un margine di poco più di 30.000 voti (su quasi 4 milioni e mezzo di votanti) è difficile da accettare. Norbert Hofer lo ha fatto con grande dignità, congratulandosi con l’avversario e ammettendo molto semplicemente ciò che è ovvio: se avesse vinto lui, anche la sua vittoria sarebbe avvenuta per uno scarto minimo di voti.

Molti dei sostenitori di Hofer, invece, hanno scatenato sul web una valanga di insulti contro la vittoria di Van der Bellen. “Verde velenoso”, “comunista”, “figlio di p…”, “porco” sono alcune delle espressioni usate. Una virulenza verbale tale che lo stesso Strache si è visto costretto  a cancellare dalla sua pagina Facebook molti post dei suoi “amici”, per le espressioni oltraggiose in essi contenute.

Ma se molti autori dei post spesso si nascondono dietro nomi di comodo, c’è chi si è sentito di insultare Van der Bellen esponendosi in prima persona. Come Cathy “Spatzi” Schmitz, ex coniglietta di un Playboy club tedesco, ma nota soprattutto per essere la quinta e ultima moglie di Richard Lugner, impresario delle costruzioni, che si era candidato anche lui alla presidenza della Repubblica, ottenendo il 2% dei voti. La procace “Spatzi” ha dichiarato che quando pensa a Van der Bellen le viene da vomitare.

Qualcun altro ha avuto la bella idea di pubblicare in rete l’indirizzo privato del neoeletto presidente, lanciando un appello per un attentato contro di lui. Nel frattempo una petizione su Facebook dal titolo “Non riconosco Van der Bellen come mio presidente” ha raccolto in un pomeriggio 20.000 “mi piace”.

 

NELLA FOTO, il neoeletto presidente Alexander Val der Bellen, mentre si reca in visita al suo predecessore (ancora in carica fino all’8 luglio) nella Hofburg. Accanto a lui, non soltanto i suoi collaboratori, ma anche le guardie del corpo che la polizia gli ammesso accanto dopo le minacce che gli erano state rivolte da sostenitori del candidato avversario. Una cautela che in un Paese tranquillo come l’Austria non si era mai resa necessaria prima d’ora.

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