Sabato 18 Maggio 2024

14.05.05 Marco Gariglio, direttore generale Hypo Bank - CopiaLa fine di Hypo Bank Italia non è un destino ineluttabile e già scritto. Che l’istituto sia avviato a una graduale estinzione lo prevede il piano presentato dalla proprietà (cioè lo Stato austriaco, dato che dal 2009 la banca è nazionalizzata) all’Unione Europea. Ma non è detto che le cose debbano andare proprio così. Marco Gariglio, amministratore delegato e direttore generale di Hypo Italia non vuole esserne il “liquidatore”. Si è posto l’obiettivo di salvare la banca, ripulirla di tutta la zavorra accumulata dalla precedente gestione e trovarle un nuovo proprietario.

Una “mission impossible”? Le apparenze indurrebbero a propendere per il sì, ma Gariglio, pur non indossando i panni di un Tom Cruise, confida nel risultato e ci spiega qual è la sua strategia: “Il nostro obiettivo è presentare una banca interessante a un possibile investitore, condizione che non sussisteva fino a poco tempo fa, per i rischi legati alla vicenda dei leasing dopati”.

– Ora questi rischi non ci sono più?

“Non ci sono più. Sono stati sistemati i conti con le vicende del passato e sono stati messi in sicurezza i conti, nel senso che il bilancio della banca ha le necessarie coperture”.

– Da dove sono derivate le difficoltà di Hypo Bank?

“Dall’essere molto sbilanciata nel settore immobiliare, dove in questi anni è avvenuto un crollo dei prezzi e di conseguenza una svalutazione dei beni posti a garanzia dei crediti concessi. Anche quest’anno abbiamo continuato a integrare, per avere dei conti realistici, in grado di stimolare l’interesse di possibili investitori”.

– Ma ci sono investitori? Oggi nessuno compra banche.

“Hypo Bank Italia, una volta riordinata, potrebbe essere una bella occasione per qualcuno che abbia interesse a una presenza territoriale limitata al Centro e Nord-Est d’Italia, avendo a disposizione personale qualificato”.

– Che cosa manca perché la banca diventi interessante per un acquirente?

“Già nel 2012, prima del mio arrivo, Hypo Bank aveva trasferito il suo portafoglio più problematico (per circa 800 milioni) a Hypo Leasing (che, nonostante il nome che porta, non si occupa di leasing, ma svolge la funzione di una “bad bank” senza licenza bancaria, ndr). Ora stiamo preparando un’operazione più complessa, che comporterà il trasferimento alla stessa Hypo Leasing di tutto il portafoglio leasing della banca, performante e non performante, e inoltre di tutte le posizioni in sofferenza del settore banca, di una quota di patrimonio e delle linee di finanziamento della capogruppo (fino al 31 ottobre la holding carinziana e dopo tale data Heta Asset Resolution, braccio operativo di Abbag, la “bad bank” destinata dal 1. novembre a subentrare alla holding, ndr)”.

– A quanto ammonterà questa operazione?

“I calcoli sono in corso, ma dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo e mezzo, in aggiunta agli 800 milioni del 2012. Hypo Leasing, nelle sue nuove funzioni di “bad bank”, diventerà una delle più importanti in Italia e in futuro potrebbe lavorare anche per altre banche”.

– I trasferimenti a Hypo Leasing avranno ripercussioni sul personale della banca?

“Dopo lo scorporo nel 2012 a Hypo Leasing erano state trasferite 80 persone. Ma il lavoro da svolgere aveva comportato l’assunzione di altre venti circa, per cui ora in totale sono un centinaio. Se va in porto la nuova operazione che abbiamo in mente, a Hypo Leasing passerebbero altri 40-60 collaboratori circa dei nostri attuali 315”.

– Alla nascita di Hypo Leasing era in discussione la natura del nuovo rapporto contrattuale del personale.

“Problema risolto da tempo: anche ai dipendenti di Hypo Leasing è applicato il contratto Abi (bancario), come al personale rimasto in Hypo Bank”.

– Lei dice “se va in porto la nuova operazione”. Da che cosa dipende questo periodo ipotetico?

“Per tutti i passi che ho indicato abbiamo bisogno delle autorizzazioni degli organi di vigilanza. È un iter complesso che richiede tempo, ma sono fiducioso che riusciremo nei nostri intenti. Alla fine Hypo Bank sarà un istituto operante soltanto nel settore bancario, con un portafoglio tipicamente bancario, senza leasing. Dopo tutte le operazioni di pulizia in corso, per un investitore l’acquisto di Hypo Bank potrebbe essere l’affare della vita”.

– Lei è alla guida di Hypo Bank Italia da poco più di un anno. Si è mai pentito di aver assunto questo incarico?

“No, quando sono venuto in Friuli sapevo a che cosa andavo incontro. Sono fieramente orgoglioso di essere direttore di questa banca, alle dipendenze di un gruppo che ha riconosciuto gli errori del passato e che, grazie al Ministero delle finanze austriaco (perché i soldi vengono da lì), ha posto rimedio a tutti quegli errori. È un caso sicuramente unico in Italia, ma probabilmente anche in Europa, di una banca che ha restituito tutto il maltolto, con gli interessi. Non mi risulta che altre banche, trovatesi in situazioni analoghe, si siano comportate allo stesso modo”.

 

NELLA FOTO, il direttore generale di Hypo Bank Italia, Marco Gariglio.

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