Lunedì 7 Ottobre 2024

20.05.17 Alexander Van der Bellen intervistato da Lou LorenzGli accordi transfrontalieri sono come i matrimoni: si deve essere in due. L’Italia ha deciso di aprire i confini a partire dal 3 giugno. Lo ha deciso da sola, senza consultare chi sta dall’altra parte. Uno dei nostri vicini è l’Austria, che, a quanto sembra, ci considera ancora ad alto rischio. Da oggi l’Austria aprirà tutti i suoi confini, a esclusione di quello con la Slovenia e del nostro. Questo, perché in Italia il numero delle persone affette da Coronavirus, il numero dei nuovi decessi ogni giorno che passa, il tasso di contagio sono nettamente peggiori di quelli che si registrano oltreconfine. E poco importa che alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia, stiano meglio di altre o che alcuni comuni di confine non abbiano neppure un contagiato. Quando si aprono i cancelli escono tutti i buoi, sia dalle stalle salubri che da quelle infette.

Il risultato, dunque, è che dal 3 giugno gli austriaci potranno venire in Italia, potranno tornare sulle nostre spiagge, potranno visitare le nostre città, potranno gustare la nostra cucina (con i limiti di spazio che tutti conosciamo), ma al ritorno in patria dovranno sottoporsi a 14 giorni di quarantena (o forse – la cosa non è certa – dotarsi di un certificato medico fresco di 4 giorni). Quanti saranno disposti a pagare questo prezzo?

Una lancia in favore dell’Italia l’ha spezzata venerdì sera il presidente della Repubblica austriaca, Alexander Van der Bellen. Lo ha fatto in un’edizione speciale del telegiornale della sera, alle 21.20. Il capo dello Stato non usa intromettersi nelle questioni politiche del giorno e non concede quasi mai interviste televisive. Ma l’occasione speciale di venerdì era il 65. anniversario del Trattato di Stato, firmato a Vienna nel maggio del 1955, che segnò la fine dell’occupazione militare alleata dopo la Seconda guerra mondiale e restituì all’Austria la piena sovranità.

La presenza in tv del presidente era dunque giustificata, ma, come sempre accade in questi casi, quando l’intervistatore o l’intervistatrice sanno porre le domande giuste, l’ospite viene trascinato ad esprimersi anche su altri temi. Questa volta è toccato a Lou Lorenz-Dittlbacher porre le domande. La giornalista ha preso spunto dalla situazione dell’Austria di 65 anni fa, per chiedere a Van der Bellen un confronto con altre situazioni di crisi, come quella di oggi, che possono far venir meno la solidarietà europea e alimentare sovranismi.

Il presidente si è detto convinto che anche questa crisi sarà superata, come è già avvenuto con le precedenti. Ma ha anche mosso una blanda critica al governo in tema di libertà di viaggio. L’esecutivo austriaco a guida Kurz, come è noto, punta soprattutto a ripristinare i transiti con la Germania e con quello che è stato definito il corridoio verso la Croazia. Il ritorno alla libertà di circolazione delle persone, ha detto tuttavia Van der Bellen, non deve riguardare soltanto quei Paesi da cui l’Austria si attende in estate l’arrivo di turisti (il riferimento è evidentemente alla Germania), ma va visto in un contesto di solidarietà europea.

Van der Bellen ha menzionato in proposto la Croazia e la Grecia, la cui economia dipende dal turismo in misura maggiore rispetto all’Austria. E a questo punto ha parlato anche di noi e della nostra difficile situazione, soprattutto in Lombardia. “L’Italia – ha detto il presidente – non si trova da qualche parte sulla luna”. Si deve considerare che è il Paese confinante a sud dell’Austria e il secondo più importante partner commerciale. Chi aiuta l’Italia – ha affermato – aiuta perciò anche l’Austria.

In giorni in cui il cancelliere austriaco Kurz esorta i suoi connazionali a trascorrere le vacanze in patria e discorsi analoghi li sentiamo fare da leader di vari Paesi europei, compresa l’Italia, quella di Van der Bellen è una voce fuori dal coro. Una voce solista ispirata alla solidarietà.

Alexander Van der Bellen è presidente della Repubblica austriaca dalla fine del 2016. La sua elezione avvenne per ballottaggio, dopo una sofferta campagna elettorale durata un anno intero, caratterizzata da errori nello spoglio dei voti e difetti tecnici nelle schede (la colla delle buste non teneva), che avevano comportato rinvii e ripetizioni del voto.

Allora l’avversario di Van der Bellen era Norbert Hofer, esponente dell’estrema destra sovranista e attuale segretario politico dell’Fpö. I sovranisti italiani avevano tifato per lui e avevano sperato che vincesse. Se Hofer ce l’avesse fatta, oggi non avrebbe parlato ispirandosi alla solidarietà europea, come Van der Bellen, ma ci avrebbe voltato le spalle, approvando la chiusura dei confini con l’Italia. Perché i sovranisti sono fatti così: si assomigliano tra di loro e non possono contare sulla solidarietà di altri sovranisti. Per avere un amico lassù, nella Hofburg di Vienna, i sovranisti italiani avrebbero dovuto tifare per un non sovranista. Uno come Van der Bellen, appunto.

 

NELLA FOTO, il Capo dello Stato Alexander Van der Bellen, in un salone della Hofburg, e, di spalle, la giornalista Lou Lorenz-Dittlbacher, che lo sta intervistando dallo studio dell’Orf.

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