Lunedì 7 Ottobre 2024

20.05.16 Ulrike Lunacek dopo le dimissioni - CopiaIl governo austriaco è in buona salute. Anzi, in ottima salute. Probabilmente tra tutti i Paesi europei l’Austria è quello con il governo in assoluto più in salute. Lo confermano tutti i sondaggi, che attribuiscono ai due partiti della coalizione, Övp e Verdi, un ampio consenso e premiano soprattutto il cancelliere Sebastian Kurz.

Eppure, dopo soli quattro mesi e mezzo dall’entrata in carica, il governo Kurz deve subire il primo rimpasto. Ieri si è dimessa, infatti, la sottosegretaria alla Cultura, Ulrike Lunacek, 62 anni, dei Verdi. Ma proprio la sua repentina e non imprevista uscita di scena mette ancor più in evidenza la stabilità degli altri ministri e sottosegretari.

Quella di Lunacek è una storia a parte. La storia di una donna che ha dedicato la sua vita al movimento ambientalista, capace, nelle situazioni di emergenza, di rendersi disponibile per battaglie che in partenza si sapevano perse. Così, nel 2017, dopo le dimissioni improvvise e senza spiegazioni dalla guida del partito di Eva Glawischnig, l’allora eurodeputata e vicepresidente del Parlamento europeo Lunacek aveva lasciato senza batter ciglio la comoda missione a Bruxelles, richiamata in patria per raccogliere i cocci del suo partito e accompagnarlo nella campagna elettorale per le politiche. I Verdi erano divisi al loro interno, l’organizzazione giovanile se n’era andata per conto suo, una frangia guidata da Peter Pilz si stava presentando alle elezioni con una propria lista concorrente. Insomma, la sconfitta era scontata. I Verdi non avevano superato nemmeno la soglia del 4% e quindi erano rimasti esclusi dal Parlamento.

Lunacek, che pure non ne aveva personalmente colpa (se non quella di non essere riuscita a fare il miracolo di una resurrezione del partito), si era dimessa da ogni incarico, ritirandosi a vita privata.

Così fino al dicembre scorso, quando il nuovo segretario del partito Werner Kogler, in trattative con Kurz per dar vita al primo governo Övp-Verdi, l’aveva chiamata, pregandola di entrarvi a far parte, con il ruolo di sottosegretaria. Lunacek aveva grande esperienza nel campo dei diritti umani, della tutela delle donne e in politica internazionale, essendo stata vicepresidente dell’Europarlamento con incarichi in Kosovo. Avrebbe saputo lavorare bene al ministero degli Esteri. Le fu affidata, invece, la Cultura, per lei una terra incognita.

L’emergenza del Coronavirus ha messo in evidenza la sua inesperienza e ha messo in evidenza anche tutta la precarietà del settore economico che gravita intorno alla cultura. Si tratta di migliaia di persone che vivono di lavori temporanei e incerti e che d’improvviso si sono trovati senza reddito, perché il loro mondo si è fermato. Chiusi teatri, chiuse sale da concerto, chiuse discoteche, annullati tutti gli eventi artistici al chiuso e all’aperto. Chi suona nell’orchestra della Staatsoper non ne ha risentito, perché è un lavoratore dipendente. Idem per gli artisti del Burgtheater e per il personale dei musei federali e regionali. Sono “Beamten”, ovvero dipendenti pubblici, che non rischiano il licenziamento nemmeno se cade una bomba atomica. Ma tutti gli altri sono lavoratori autonomi, che d’improvviso si sono trovati spiazzati.

Hanno chiesto aiuto allo Stato, ma la loro interlocutrice era Ulrike Lunacek, che non ha saputo dar loro la risposta desiderata. Forse perché incapace di gestire il problema, forse perché da sottosegretaria, e non da ministra, la sua richiesta di risorse non ha trovato ascolto nel governo. Così da alcune settimane si erano levate voci di protesta di singoli artisti e di gruppi. Sono state pubblicate lettere aperte di chi ne chiedeva la testa, cui si sono associati Neos e Fpö. Non ci sono state prese di posizione dell’Övp, mentre dai Verdi sono giunti solo deboli, troppo deboli, segnali di sostegno.

Ulrike Lunacek ne ha tratto le conseguenze e, come già aveva fatto nel 2017, dopo la sconfitta elettorale, anche questa volta si è fatta da parte con grande dignità e senza recriminazioni. Non ha contestato le accuse che le erano state rivolte, perché “la critica – ha detto – è il sale della democrazia”. E, nell’annunciare le dimissioni, si è limitata a rammaricarsi di non essere riuscita a mettere a disposizione più risorse finanziarie per la cultura, senza incolpare nessuno. Per questo – ha detto – “ora io lascio spazio a qualcun altra”.

Chi prenderà il suo posto non lo si sa ancora, ma è certo che sarà una donna. Una regola ferrea per i Verdi, infatti, è che gli incarichi di governo – così come per tutti gli altri incarichi, comprese le candidature nelle liste elettorali – siano ripartiti alla pari tra maschi e femmine. Se ne va una donna, arriverà un’altra donna. Resta da vedere se quella che prenderà il suo posto riuscirà a trovare i soldi che a Lunacek non erano stati concessi.

 

NELLA FOTO, Ulrike Lunacek se ne va, dopo aver annunciato le sue dimissioni da sottosegretaria alla cultura.

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