Sabato 18 Maggio 2024

19.10.31 Florian Stigler, medico, esperto di salute pubblica.Siamo così giunti alla vigilia del gran giorno in cui l’Austria bandirà finalmente il fumo da bar, trattorie, ristoranti, pizzerie: insomma da tutti i locali pubblici dove si mangia e si beve. Ci voleva una crisi di governo e un periodo di vuoto politico per consentire che in Parlamento si formasse spontaneamente una maggioranza disposta a mettere l’Austria al passo con il resto d’Europa, dove ormai da anni (in Italia dal 2003) è stato introdotto il divieto delle sigarette.

Le maggiori resistenze al provvedimento venivano dall’industria del tabacco e dai pubblici esercenti. Le ragioni della prima sono evidenti, quelle degli altri un po’ meno. Ristoratori, albergatori ed esercenti, attraverso i loro rappresentanti nella Wirtschaftskammer (la Camera dell’economia), si sono opposti fino all’ultimo al divieto, appellandosi alla libertà dell’uomo di scegliere dove e quando fumare e prospettando catastrofici scenari che il divieto avrebbe causato: crollo del fatturato, fallimento di molti locali, proteste dei vicini, per il chiasso che avrebbero provocato gli avventori-fumatori, costretti a uscire sulla strada per accendere le loro sigarette.

Sono motivazioni campate in aria, come tutti possono verificare. L’Austria è circondata da Paesi dove il fumo è vietato. È sufficiente mettere il piede oltre il confine per vedere che qui i ristoratori non sono falliti e non sono stati lamentati episodi di turbamento della quiete pubblica dovuti a fumatori chiacchieroni.

Ma quel che “oltre il confine” si è potuto e si può verificare è soprattutto il netto miglioramento della salute dei cittadini. Esistono numerosi studi in proposito, i cui risultati sono stati rapportati alla condizione dell’Austria da Florian Stigler, esperto di salute pubblica. Secondo quegli studi, aver bandito il fumo dai luoghi dove si mangia ha ridotto gli infarti del 15% e l’ictus del 16%. Una indagine riferita ai bambini e ai ragazzi ha rilevato un calo dei ricoveri ospedalieri per polmonite (-19%), asma (-10%), parti prematuri (-4%).

Stigler ha rapportato queste percentuali all’Austria, stimando che ogni anno si potrebbero evitare 32.400 ricoveri ospedalieri, grazie a un insieme di fattori favorevoli: non soltanto la mancata esposizione al fumo passivo, ma anche la propensione dei fumatori a smettere e degli ex fumatori a non ricominciare. È stato rilevato, inoltre, che il divieto di fumo nei locali pubblici avrebbe effetti positivi sui giovani, che sarebbero così dissuasi dall’incominciare.

Altri numeri interessanti elaborati dal dottor Stigler: senza il fumo nei locali pubblici vi sarebbero in Austria 7.777 ricoveri in meno per polmoniti, 5.707 per ischemia, 3.924 per angina pectoris, 2.701 per infarti. E inoltre 4.285 ricoveri in meno per ictus, 5.625 per brocopneumopatia cronica ostruttiva, 506 per asma, 48 per pneumotorace spontaneo.

I ristoratori non mettono in discussione questi dati, ma si chiedono se fosse proprio necessario introdurre il divieto generalizzato. Non sarebbe state sufficiente per la salute dei cittadini l’obbligo, peraltro già previsto dalla legge in vigore, di riservare in ogni esercizio una sala ai non fumatori?

All’obiezione risponde Peter Tappler, che nel 2018 ha svolto un’indagine sulla condizione dell’aria in ristoranti e trattorie di Vienna e Graz. Il dato principale che emerge è che non basta una porta tra il settore fumatori e il settore non fumatori a proteggere chi non vuole respirare il fumo. In 28 locali ispezionati a Vienna, nella stanza per non fumatori è stata rilevata una presenza di polveri sottili dalle tre alle quattro volte superiore a quella presente nelle strade più trafficate dalla città. E anche a Graz tali valori erano superiori alla media in 14 di 16 locali ispezionati.

Questo accadeva fino a ieri. Domani si cambia. Vedremo se il divieto sarà applicato ovunque, com’era accaduto in Italia 16 anni fa, e vedremo soprattutto se gli esercenti contrari al divieto cambieranno idea. In fin dei conti, erano proprio loro e i loro collaboratori le prime vittime del fumo.

 

NELLA FOTO, Florian Stigler, medico esperto di salute pubblica.

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