Sabato 18 Maggio 2024

13.06.21 Alpine 210613La Alpine Bau Holding GmbH, seconda impresa di costruzioni austriaca per volume di affari, con cantieri in tutta Europa (uno è quello che riguarda la costruzione del tunnel autostradale del Monte San Marco, tra Capodistria e Isola) è fallita. La notizia era nell’aria da tempo, da quando il gruppo aveva incominciato a subire perdite allarmanti soprattutto per commesse in Germania e nel Sud Europa, ma fino all’ultimo si era sperato in un salvataggio. Perché il crollo del colosso austriaco delle costruzioni non metterà sulla strada soltanto i suoi 15.000 dipendenti, di cui la metà in Austria, ma avrà un effetto domino su centinaia di aziende subappaltatrici e fornitrici, molte delle quali finiranno anch’esse per fallire.

 

Arnold Schiefer, dal 2 aprile amministratore delegato del gruppo, ha gettato la spugna, dopo aver tentato fino all’ultimo un accordo con banche e creditori. Ormai la società era con le spalle al muro: 449,7 milioni di perdite nel 2011, quasi 100 milioni di perdite previsti nel 2012 (del cui bilancio non si dispone ancora); in questi primi sei mesi dell’anno se ne dovrebbero aggiungere altri 80. Insomma, un pozzo senza fondo. Per evitare lo stato di insolvenza la Alpine Bau avrebbe avuto immediato bisogno di una iniezione di 400 milioni, di cui 150 sarebbero dovuti giungere dalla casa madre spagnola, la Fcc.

 

Lunedì si era svolto in incontro con i rappresentanti dei creditori e del gruppo spagnolo, al termine del quale si era parlato di “segnali positivi”. Ma già mercoledì la situazione è precipitata, quando la Fcc ha fatto sapere di non poter più sostenere finanziariamente la controllata austriaca. Per gli addetti ai lavori non si è trattato di una sorpresa. Già il 13 maggio al Ministero degli esteri spagnolo si era svolto un incontro con la partecipazione dell’Ambasciata d’Austria a Madrid, per sondare la disponibilità della Fcc a soccorrere la Alpine Bau. Dai verbali della seduta, di cui aveva riferito pochi giorni dopo Die Presse, risulta che la holding spagnola aveva già contribuito una volta con 700 milioni al salvataggio di Alpine Bau, dei suoi lavoratori e dei suoi creditori, ma che non era nelle condizioni di destinarvi altre risorse, anche per le difficoltà economiche e finanziarie con cui essa stessa doveva fare i conti in Spagna. La sorte della società austriaca era stata scritta, quindi, già un mese fa.

 

Il fallimento, com’era prevedibile, lascerà dietro a sé una montagna di macerie. Le banche creditrici sono 48, per 450 milioni, e una di queste, ironia della sorte, è quell’Hypo Bank Alpe Adria che ben conosciamo per altre disgrazie. A rimetterci saranno anche i privati. Sono in circolazione obbligazioni della società per 290 milioni. Ma a rimetterci saranno soprattutto i dipendenti della società e di 1500 ditte subappaltatrici e altrettante ditte fornitrici, i cui crediti ora sono diventati carta straccia.

Lascia un commento