Sabato 18 Maggio 2024

17.11.21 Peter Pilz con membri della Liste PilzI sondaggi interessano i lettori soprattutto alla vigilia di elezioni, ma gli istituti demoscopici li svolgono anche in assenza di appuntamenti elettorali, per sondare i cambiamenti che avvengono nell’opinione pubblica. Quello condotto la scorsa settimana da Unique Research per il settimanale “Profil”, che lo ha pubblicato nel numero da ieri in edicola, segnala un’interessante novità: il crollo al 2% della “Liste Pilz”, che soltanto un mese fa, alle elezioni politiche del 15 ottobre, aveva ottenuto invece il 4,41%.

Beh, che differenza fa? Quale influenza può avere sullo scenario politico austriaco il fatto che un partito piccolo sia diventato ora un nano-partito? La differenza è enorme e chi ha seguito giorno per giorno questo blog lo capisce al volo.

Per chi invece non ci ha seguito facciamo un breve “riassunto delle puntate precedenti”. Cominciamo con il definire la “Liste Pilz”, che ha rappresentato una novità di queste ultime elezioni. Prende il nome da Peter Pilz, esponente storico dei Verdi. Nel 1986 era stato tra i fondatori del partito ambientalista, in cui aveva svolto ruoli da protagonista (era stato lui, per esempio, a convincere il professor Alexander Van der Bellen, docente di economia all’Università di Vienna, ad aderire al movimento, assumendo anche incarichi pubblici al Parlamento e al Comune di Vienna, fino a diventare lo scorso anno capo dello Stato).

Alla vigilia delle recenti elezioni il congresso dei Verdi non lo ricandida più o, per meglio dire, lo ricandida, ma in una posizione di lista con la quale è del tutto improbabile l’accesso al Parlamento. Ricordiamo che nel partito dei Verdi non sono le direzioni, più o meno allargate, a stabilire le candidature, ma lo fanno i delegati al congresso con voto segreto. È una regola molto democratica, che lo stesso Pilz in altri tempi aveva concorso a stabilire.

Gli era andata bene in passato, ma questa volta non più. La votazione del congresso significa la fine delle sue ambizioni politiche e Pilz non ci sta. Seduta stante si dimette per protesta dai Verdi e qualche giorno dopo annuncia che presenterà una propria lista, quella appunto che porta il suo nome.

I Verdi sono preoccupati. Stanno attraversando una fase molto difficile, contraddistinta dal riemergere di lotte interne tra i moderati (i cosiddetti “Realo”) e le ali più estreme (i cosiddetti “Fundi”), che avevano visto la scissione in blocco dell’organizzazione giovanile e le dimissioni dalla portavoce Eva Glawischnig. In questi casi, normalmente, morto un papa se ne fa un altro, Ma Glawischnig non era stata un “papa” qualsiasi, ma il primo leader rimasto in carica addirittura 9 anni (un record per i Verdi!), riuscendo a unire il partito e a portarlo da una vittoria all’altra: 12,4% alle precedenti politiche del 2013 (record a livello europeo), crescita in tutti i Länder in cinque dei quali erano entrati per la prima volta a far parte del governo regionale, infine l’elezione del loro precedente portavoce Van der Bellen alla Presidenza della Repubblica, fino a prima appannaggio esclusivo dei socialdemocratici o dei popolari.

La goccia che fa traboccare il vaso e induce Eva Glawischnig a gettare la spugna probabilmente non è politica. È un’allergia che la costringe per qualche tempo all’inattività. Quando sembra essersi ripresa, però, ha già fatto la sua scelta: le dimissioni. A chi le subentra lascia una difficile eredità: un partito diviso e in enormi difficoltà finanziarie, perché nel 2016 è stato dato fondo a tutte le risorse per sostenere l’interminabile campagna elettorale presidenziale, che in Austria non beneficia di rimborsi pubblici.

È in questo contesto che Pilz lascia i Verdi al loro destino e si presenta con una propria lista concorrente. All’inizio sembra una mossa suicida, ma i sondaggi segnalano subito un successo di consensi per Pilz, che ben presto superano quelli degli stessi Verdi. E questo avviene benché Pilz non abbia i soldi per affiggere nemmeno un manifesto e non venga invitato a nessuno dei dibattiti della tv pubblica (dove sono ammessi soltanto esponenti di partiti già presenti in Parlamento).

I sondaggi trovano conferma il giorno del voto: la “Liste Pilz” ottiene il 4,41%, i Verdi scendono dal 12,4% del 2013 al 3,80. La legge elettorale austriaca prevede una soglia di sbarramento del 4%, per cui il transfuga Pilz e i suoi sodali entrano in Parlamento, mentre i Verdi ne restano fuori.

Ecco dunque perché il 2% di Pilz nel sondaggio pubblicato ieri da Profil assume un enorme significato. Il crollo è stato indubbiamente determinato dalle molestie sessuali che Pilz avrebbe esercitato nei confronti di due giovani donne, di cui si è appreso nelle scorse settimane. Se il suo comportamento fosse stato reso noto prima delle elezioni, sicuramente non avrebbe ottenuto tutti i consensi che ha avuto, sottratti in parte ai Verdi. La “Liste Pilz” non sarebbe entrata in Parlamento, mentre vi sarebbero entrati sicuramente i Verdi, a cui mancavano poche migliaia di voti per superare la soglia del 4 %.

Per quanto riguarda gli altri partiti, il sondaggio di Unique Research non modifica sostanzialmente il quadro, ma segnala soltanto qualche riposizionamento: l’Övp (Partito popolare) sale di un punto al 32%; l’Spö sale dal 26,9 al 28%, confermandosi la seconda forza politica; l’Fpö (destra nazional-populista) scende dal 26 al 24%; invariata la posizione della Neos (Neue Österreich, liberale-conservatore) al 6%. I Verdi, se ci fossero ancora, sarebbero tornati al 6%.

 

NELLA FOTO, Peter Pilz con alcuni esponenti della sua “Liste”.

______________________

Austria Vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.

 

Lascia un commento